28 Luglio 2011 24 commenti

La versione di Tina – Lost, Jack, Sawyer e le crocerossine di Vale'n'Tina

Perché in estate c’è voglia di mare, e tutti vorrebbero tornare sull’Isola

FA RIDERE DOVERLO DIRE A UN ANNO DAL FINALE, MA COMUNQUE OCCHIO AGLI SPOILER!

Dovete sapere che nella cerchia dei miei pari son sempre stata additata quale cazzo-facente, giacchè ho una media giornaliera di fruizione dell’audiovisivo decisamente alta.
Quando si era all’università poi, non ne parliamo; nessuno si convinceva che a me DAVVERO bastassero tre ore di studio per sapere quello che dovevo. Era credenza diffusa che i miei 30 fossero frutto della rinomata tecnica FUMO NEGLI OCCHI –delucidazioni a seguire- o di favori sessuali elargiti ai professori.
Così, soprattutto presso un certo esponente della suddetta cerchia del quale non farò il nome (Cinzia)… beh, basta non dire il cognome (Savoldi), non godevo di grande fiducia quando dicevo che Lost è LA serie televisiva, che Lost è stata non solo una rivoluzione in campo espressamente televisivo, ma personale.

Lost cambia la vita, dicevo. Sé, la vita, addirittura! A TE magari, che sei una drogata; ma alla gente comune, alla gente NORMALE (ci teneva a sottolineare Cinzia Savoldi), cosa vuoi che interessi.
Se non che, l’amata Cinzia Savoldi (diciamo il suo nome ancora una volta affinché possa vergognarsi debitamente) un giorno, quasi per caso, spinta da non si sa bene quale forza dell’universo, iniziò per l’appunto a vedere Lost; secondo voi adesso dove sta quella miscredente? Ovviamente attaccata al computer ingurgitando la terza serie. Manco a dirlo, ho immediatamente colto la palla al balzo e ho ricominciato anch’io a rivedermelo da capo.
Mi ricordo che ai tempi della messa in onda mi vennero regalati i cofanetti piratati delle prime tre stagioni: non uscii di casa per tre giorni; rimasi attaccata al computer senza pause, senza mangiare, senza dormire e quasi senza bere. Alla fine del terzo giorno –con quattro puntate restanti- mi sono guardata in faccia e mi son detta “Vale, non puoi andare avanti così! Adesso ti lavi, ti vesti e vai in università”. Lascio tutto, mi lavo, mi vesto, mi trucco addirittura; racimolo un po’ di libri a caso e li ficco nella borsa; scendo le scale, esco dal portone. Poi mi fermo.
Quattro puntate.
No, devo andare! Non posso stare ancora in casa.
Sì…ma quattro puntate.
Ma non interagisco con un essere umano da giorni!
Sì. Ma QUATTRO puntate.
Finisce ovviamente che faccio dietro-front, mi ri-abbudino sul divano e termino quello che avevo iniziato.
Io sono fermamente convinta che Lost sia una pietra miliare, un evento rivoluzionario ed eccezionale, almeno fino alla terza serie.

Ora: siccome mi è stato espressamente vietato di addentrarmi in un post d’analisi pena la rimozione immediata dei miei arti inferiori (non è che le è stato vietato, è che il post di analisi seria su Lost lo devo fare io, anche se non so quando, perché l’avevo già detto, perché c’ero prima io, perché la Vale l’ho invitata io nel blog, e perché sono più bello degli altri anche se non ho i capelli. NdC, nota di Castelli), mi limiterò a ciarlare un pochetto dando giudizi a caso del triangolo Jack-Sawyer-Kate, triangolo che ci pone davanti alla ben nota diade ragazzo buono/ma un po’ tonto, figo da paura/ma un po’ stronzo.
In questo specifico caso c’è ovviamente da notare che Jack è comunque una spanna estetica sopra la media dei classici ragazzo buono/ma un po’ tonto.
Tuttavia, sempre a quella categoria appartiene. Prova ne è il fatto che fin dall’inizio sia noi spettatori che Kate, sappiamo tutti benissimo che proprio Jack è l’uomo giusto. Parliamone: è un medico, è un leader, è pure belloccio… Kate, che aspetti?
Eh, lo so io che aspetta! È vero, Jack è tutto quanto detto sopra, però gli manca un certo je ne sais que che invece Sawyer ha. E che cos’è?
Non è la sua indole ribelle, non è il suo costante pensare innanzitutto a salvarsi le sue proprie chiappe e al suo personale tornaconto, non è il suo essere più furbo di tutti e nemmeno c’entra più di tanto il capello biondo o l’addominale scolpito.

Il punto dirimente della questione è che Sawyer fa scattare in Kate –come in TUTTO il pubblico femminile che comunque sente sempre un po’ di turbamento al suo palesarsi- la ben nota SINDROME DELLA CROCEROSSINA.
Non c’è niente da fare: per quanto gli appartenenti alla razza dei figo da paura/ ma un po’ stronzo ce lo dicano a chiare lettere che no, loro non vogliono essere salvati, che no, DAVVERO, loro non sono in grado di portare avanti una relazione, che NO, DAVVERO! non vogliono passare con noi il resto della vita, niente, noi –appunto- da questo orecchio non ci sentiamo.
La mente femminile è repellente al pensiero “NON GLI PIACCIO”; semplicemente non è una frase che il cervello della donna è in grado di formulare.
Se la realtà trasmette eventualmente un imput simile, l’output immediatamente elaborato spazia tra vari “mente, non è emotivamente pronto”, “mente, ha paura del mio carattere forte”, “mente, pensa che io me la faccia col Fumo Nero ed è geloso”.
Il punto fondamentale è che lui, secondo voi, vi ama alla follia, ma non lo sa; infatti mente, giusto?
Invece, purtroppo, come sempre quando si ha a che fare con gli uomini bisogna applicare la legge del rasoio di Occam: la soluzione più semplice è quella giusta.
Se Sawyer non vi porta in camporella nelle fresche frasche, così, a occhio, il problema non è il Fumo Nero. Più facile che sia Juliet.
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PS: TECNICA DEL FUMO NEGLI OCCHI.

Tra le mille strategie che elaborai al liceo per evitare contemporaneamente sia di studiare che di essere bocciata, c’era giust’appunto questa tecnica.
Consiste semplicemente nello sparare a raffica una serie di paroloni altisonanti che diano l’impressione di aver studiato.
Fenomenologia, talassocrazia, tauromachia.
In realtà, non si sa nulla.



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