12 Dicembre 2011 3 commenti

The Exes – La serie che arriva dagli anni ’90 di Marco Villa

Definisci la differenza tra vecchio e vintage

Copertina, Pilot

Esattamente una settimana fa parlavo di una serie freak, intrappolata tra vecchio e nuovo mondo delle comedy, con esiti imbarazzanti. Ecco, la serie di cui parliamo oggi non ha alcun dubbio di posizionamento. The Exes è senza dubbio e, ipotizzo, con una certa fierezza, una serie vecchia. Ma vecchia tanto. Diciamo intorno all’inizio degli anni ’90. Tra un po’ vedremo di cosa parla, sta di fatto che la domanda cruciale è: ma a voi interessa davvero mettervi a vedere una roba che pare vecchia di vent’anni?

The Exes racconta la storia di tre uomini, freschi di divorzio, e della loro avvocatessa, che si prodiga a far superare loro il trauma della fine della relazione, facendoli vivere insieme nello stesso appartamento. Così, per fare gruppo. Se la faccenda dell’avvocatessa che organizza la vita di tre adulti, come fossero bambini di una colonia estiva, vi pare poco plausibile, rassegnatevi: è uno dei peggiori concept mai visti, ma che ci volete fare.

Ovviamente i tre divorziati sono molto diversi tra loro: il romanticone che sperava di aver trovato l’amore da favola, quello che per ripicca ne porta a casa una a sera, il nerd sociopatico che stupisce sia riuscito a sposarsi una volta. L’avvocatessa, sorta di incrocio tra sorella maggiore e compagna di classe delle elementari, non se la passa meglio, con un rapporto ultra-problematico con gli uomini e una fiducia nell’ammore distrutta dal proprio lavoro come divorzista.

Fatta la tara all’idiozia dell’avvocatessa-chioccia, una serie che proporrà bromance e perle di saggezza popolare a strafottere. Una cosa innocua, insomma, resa ancora meno interessante da scelte registiche e narrative. Le prime sono quelle tipiche delle sit-com povere anni ’90: riprese effettuate con più camere, fotografia peggiore di quella del cortometraggio dentro Super 8, ombre e illuminazione imbarazzanti. Ovvero quelle cose che, un tempo, segnavano la differenza tra cinema e tv, dove il primo era grande cura dell’immagine, mentre nella seconda tutta la parte visiva era più un tirare a campare che altro.

In fondo, però, ci può anche stare e si potrebbe passare oltre. Non tutte le serie possono avere budget tali da permettere regia e impostazione da kolossal. Ci sta che alcune debbano rinunciare all’impatto visivo per dare forza a qualche altro aspetto. Peccato che qui nessun aspetto venga valorizzato. Per dire, 2 Broke Girls ha una regia simile a quella di The Exes, ma si riscatta con ritmo e qualità di dialoghi di stampo contemporaneo. Certe battute e certe mitragliate di dialoghi non sarebbero state possibili vent’anni fa. Ecco, il problema di The Exes è che anche dal punto di vista della scrittura vive nel 1991 o giù di lì. Non vuol dire che sia scritto male, anzi, alcune battute sono divertenti e non è certo tra le cose peggiori viste negli ultimi anni. Purtroppo, però, è qualcosa di veramente sterile, inutile, fine a se stesso.

The Exes sembra quasi un lavoro filologico di ricostruzione di un’idea di sit com ormai estinta. Una ricerca che prende dentro ogni aspetto della scrittura e della messa in scena, senza tralasciare trucco e parrucco (dai, guardate la foto che apre questo post: vi pare una roba scattata nel 2011?). Peccato che non sia passato così tanto tempo per trasformare questo prodotto in un prodotto vintage. Così, The Exes è solo vecchia. Ma tanto.

Previsioni sul futuro: in ogni puntata, i tre faranno passetti minuscoli verso il reinserimento sociale. Con tanta saggezza popolare e melassa spalmata.

Perché seguirlo: perché siete tra quelli che rimpiangono gli anni passati come foste dei settantenni

Perché mollarlo: perché non solo non ha futuro, ma nemmeno una vaga idea di cosa sia il presente



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