6 Aprile 2012 2 commenti

Spartacus Vengeance – Bella stagione e brutto protagonista di Diego Castelli

Riflessioni, elogi e critiche dopo tre mesi belli intensi

Copertina, On Air

Appassionarsi a una serie cable può essere una rottura. Dieci-dodici episodi, praticamente senza interruzioni, e abbiamo già finito. Mi sembra l’altro ieri che parlavamo del nuovo protagonista, cercando di capire se era degno dell’eredità di Andy Whitfield, ed eccoci qui a stagione finita. Tiriamo le somme, va.

Prima di tutto, due parole su ciò che si è visto, al di là delle scelte di cast.
Come dicevamo in occasione della premiere, questa è stata una stagione di cambiamenti, dal punto di vista del setting e delle dinamiche tra i personaggi. Abbandonata l’arena e le molte rivalità della vita quotidiana dei gladiatori, si è passati a quella che è la vicenda più famosa dell’ex schiavo: cioè lui che va in giro a rompere i coglioni ai romani. Fino al giorno, ahimè, in cui morirà, perché dobbiamo essere tutti preparati a questa amara verità.

Possiamo dire che l’operazione è riuscita. La mancanza dell’arena si è sentita, perché ci eravamo abituati e ci piaceva quel microcosmo di violenza e drammi. Sembrava una sorta di Amici, con la bella differenza che là quando sei eliminato piangi chiamando tua madre a casa, qui ti staccano la testa di netto. Soprattutto, ci eravamo affezionati a Batiatus e alle sue brame di potere, spente nel sangue nel finale della prima stagione. Detto questo, la nuova storia regge benissimo, anche perché era rimasto ben vivo lo scopo vero di Spartacus: vendicarsi di Glabro, che aveva condannato sua moglie alla schiavitù e poi alla morte. Quindi seguire il nostro eroe nella dura lotta contro la Repubblica è stato appassionante, tra donne da salvare (Naevia), gente creduta morta e poi ricomparsa (Lucretia), nuovi alleati da addestrare, schifosi bastardi che fanno carriera (Ashur), e più in generale le strategie, i piani segreti, le battaglie. Peraltro, la componente più basica e spettacolare della serie (“Sangue e sesso” dovevano chiamarla, altro che sabbia) è sempre quella: arti mozzati, quintali di plasma (per dirla alla Elio), poppone ballonzolanti e tutto quel repertorio lì.

Bisogna anche dire che il finale è stato assai potente. Come avevamo accennato nei serial moments, escono di scena un sacco di personaggi importanti, uccisi o suicidati in scene di grande forza e simbolismo (vedere la morte di Lucretia: come, perché e dove avviene). Ma soprattutto muore Glabro, quello che era il gancio più forte tra prima e seconda stagione (prequel a parte). Se la morte di Batiatus era stata una bella botta, quella di Glabro lascia la serie nuda, perché toglie a Spartacus la motivazione più personale e intima del suo agire. Ora è rimasto un condottiero vecchio stile, uno che combatte non per sé, ma per il suo popolo (che non sono i traci, ovviamene, ma gli ex schiavi).
Da qui la sfida più grande per il prossimo anno: ambientazioni e dinamiche rimarranno simili (immagino ci si muoverà sempre tra boschi, strade cittadine, battaglie sanguinolente ecc), ma bisognerà trovare in fretta dei nuovi cattivi di primissimo ordine, perché Glabro e Ashur sono ormai fuori dai giochi. E tutti sanno che per avere un grande eroe servono soprattutto degli ottimi antagonisti.

Ma veniamo, in ultimo, alla questione più spinosa della vigilia. E’ riuscito Liam McIntyre, il nuovo Spartacus, a non far rimpiangere quello vecchio, morto di cancro lo scorso settembre?

La mia risposta è semplice: il nuovo Spartacus fa abbastanza cagare. Per usare un francesismo.
Intendiamoci, non è un cane, e tutto sommato il suo compitino lo porta a casa. Ma è proprio l’aspetto fisico a fregarlo: ha la faccia da impiegato, potrebbe al massimo fare l’avvocato in una qualche serie tipo Raising The Bar. Ha la testa troppo grossa rispetto a un corpicino atletico ma non sufficientemente definito. Non sprizza carisma, non incute timore, non riesce a passare con la stessa facilità di Whitfield dalla violenza più convincente alla tristezza profonda che il compianto defunto sapeva esprimere quando si parlava della moglie morta. McIntyre è più o meno sempre uguale, e dopo ogni discorso pomposo diretto ai suoi compagni ti aspetti sempre che Crixus gli dica: “Dai Gino, smettila, dov’è quello vero?”

E’ fuori di dubbio che questo effetto è amplificato dal fatto che McIntyre è un sostituto. Ma nonostante questo non riesco a togliermi dalla testa che sia inadatto al ruolo di grande condottiero. Lo vedo più a Melrose Place, o alle poste, o come ascensorista.

Fatte queste dovute precisazioni, l’anno prossimo sarò in prima fila per seguire le nuove avventure del nostro schiavo preferito. Pardon, ex schiavo, che sennò poi  viene qui col suo bel faccino incazzato e per punizione mi incasina tutta la dichiarazione dei redditi.



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