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Mad Men

Tiriamo le somme di una delle annate pi

di Chiara Grizzaffi | il 14 giugno 2012 | 4 Commenti
Copertina Olimpo On Air

Nemmeno il tempo di abituarsi al ritorno di Don & Co che è già ora di tirare le somme. Solo ieri mi bullavo con chiunque (“ah, sono finite tutte le serie fighe che guardavi? No vabbè, io c’ho Mad Men”), e adesso dovrò accontentarmi di qualche recuperone estivo. Ma come passa il tempo, ecc ecc..

Bisogna dire che il saluto alla Sterling Cooper Draper Pryce (sì, da qui iniziano gli spoiler a manetta) è decisamente difficile dopo una stagione di livello così alto. Se la preoccupazione, solo qualche mese fa, era che la lunga battuta di arresto della serie coincidesse con un calo della qualità, possiamo dire che invece la pausa di riflessione ha fatto bene a Weiner e soci, permettendo loro di rinnovare, in maniera anche significativa, lo stile e le atmosfere di Mad Men senza per questo perdere la continuità con il passato, o rinunciare alla coerenza dei personaggi e degli sviluppi narrativi.

L’inizio era stato piuttosto spiazzante: atmosfere pop a tratti quasi spensierate, ironia e umorismo a stemperare i drammi pur sempre incombenti, Don con una GIACCA A QUADRI (giuro che ho quasi avuto un infarto, e la situazione non è certo migliorata quando è rimasto in canottiera qualche minuto dopo). Per non parlare della comparsa di Betty grassa, un incidente di percorso (la Jones era incinta) trasformato in opportunità, che ci ha mostrato il lato umano e fragile di un personaggio fino ad allora piuttosto algido.

Dove si volesse andare a parare, era piuttosto ovvio fin dalle prime battute: la “vecchia guardia”, rappresentata soprattutto da Roger e Don, si ritrova a confrontarsi con il cambiamento rappresentato dalla ventata di rinnovamento sociale (siamo alle soglie del ’68), dall’emergere di una cultura giovanile ormai definitivamente distante da quella dei padri. Personaggi come il giovane pubblicitario di talento, Ginsberg, o come la stessa Megan mettono alla prova soprattutto Don, che sembra aver esaurito quella vena creativa che gli garantiva il successo incondizionato, almeno sul lavoro.

Una stagione che si apre al nuovo, e che mette a frutto la pausa forzata per rinnovarsi, anche dal punto di vista stilistico: nel corso della quinta stagione abbiamo assistito alle esilaranti visioni da LSD di Roger, a un’autoironica citazione dei cliché del serial (Don che mette su un disco dei Beatles, che diventano la colonna sonora della classica carrellata riassuntiva di fine puntata), a un finto montaggio alternato (già citato dal Castelli). Per una serie dalla regia tutto sommato convenzionale, si tratta di una svolta significativa, in linea proprio con questo binomio vecchio/nuovo, convenzione/rinnovamento.

Tutto bene dunque? Non proprio. La mancanza di un vero e proprio climax drammatico si è sentita fino agli ultimi episodi: si percepiva che qualcosa ribolliva in pentola, ma non si è palesato fino alla terzultima puntata. L’addio di Peggy alla SCDP, e a Don in particolare, è stato uno dei momenti più emozionanti e inattesi: mentre Joan si comprometteva, Peggy ha lasciato il suo mentore. Le ripercussioni di questo gesto sono ancora tutte da scoprire, ma è certo che a Don mancherà più di quanto finora non abbia dimostrato. L’altro momento drammatico è il suicidio di Lane Pryce: ironicamente bersagliato, umiliato fino all’ultimo, Pryce esce di scena senza dignità, a differenza di quanto gli aveva suggerito Don. La responsabilità di ben due suicidi all’attivo per il nostro eroe non è poco e così nell’ultimo episodio, Phantoms, gli riappare anche il fratello morto. E se il finale di stagione, dopo i picchi drammatici dei due episodi precedenti, sembra quasi diluire la tensione, in realtà mette tanta carne al fuoco: il giovane Pete, altro personaggio sull’orlo di una crisi di nervi, ammette una volta per tutte la sua depressione; Roger è sempre più intento a rincorrere il tempo perduto; Joan è una madre single che si è svenduta per diventare socia della compagnia, dando realmente corpo ai pregiudizi che il suo aspetto aveva finora solo suggerito; e Megan ha finito per diventare la moglie-oggetto di Don, che ha cercato invano la sua strada ma alla fine ha ceduto alla tentazione di usare il potere del marito. E Don è di nuovo sull’orlo del baratro.

Insomma, Weiner non ha riposato sugli allori, e ci ha dato una delle stagioni più belle di sempre. E, dopo i rilanci dell’ultima puntata, l’attesa della successiva stagione si preannuncia estenuante!

Taggato con: don drapermad menquinta stagioneSerie tvtelefilm



  • andrea

    L’unico difetto della stagione è che Rory Gilmore è troppo fica per essere sposata con uno come quello.

  • rec

    mi permetto di esprimere forti dubbi sul fatto che quello di betty fino ad ora fosse rimasto “un personaggio piuttosto algido”. o che le atmosfere siano mai state anche solo vagamente “spensierate”.
    mad men paga un prezzo altissimo per i suoi bei vestiti. troppo spesso la si riduce a fenomeno di stile; e invece, anche meno patinata resterebbe comunque la gran serie che è.

  • Chiara

    la fragilità di Betty si è sempre intuita, ma non si può negare che l’abbia celata, agli occhi dei più, dietro un eccesso di controllo. Anche quando era in terapia, manteneva fondamentalmente un atteggiamento poco partecipe, come se molto di ciò che succedeva non stesse realmente accadendo a lei. Niente a che vedere con l’atteggiamento che ha, invece, quando si barrica in casa in vestaglia, quando incontra l’amica malata, o quando alla Weight Watchers condivide il suo “problema” con altre donne… Per quanto riguarda la spensieratezza, credo che Weiner & co abbiano voluto imprimere toni maggiormente ironici alla prima parte della serie. la prima puntata, fra zou bisou bisou e scherzi alle agenzie concorrenti, risultava più brillante che drammatica. Poi, chiunque conosca minimamente Mad Men sa che il dramma, quando non la tragedia, sono sempre dietro l’angolo. Credo, d’altra parte, che la capacità di far evolvere stile e personaggi siano da considerarsi un pregio. Insomma, non so se ti riferivi al post quando parlavi di ridurre mad men a fenomeno di stile, ma era ben lontano dalle mie intenzioni: come del resto scrissi la prima volta che ho recensito la serie su questo sito, in Mad Men c’è molto altro di cui valga la pena di parlare

  • rec

    non era un attacco né al post, né alla redattrice. semplicemente, non credo che la fragilità di betty sia mai stata celata in alcun modo, e proprio sulla sua depressione – tutt’altro che latente – è costruito praticamente tutto il personaggio, immerso in un quadro coniugale di aguzzino-preda i cui ruoli spesso sono confusi.
    ho dubbi comunque anche sulla brillantezza di queste prime puntate: proprio la scena in cui megan canta zou bisou bisou mi è sembrata più che altro un piccolo calvario inflitto a don, privato della possibilità di tenere sotto controllo moglie (e mondo). Non a caso esploderà irritato. E qualche puntata dopo, rincorrendo la moglie nell’appartamento e bloccandola a terra, sembra finalmente riuscire a riprendere le redini di questo rapporto. in tutto questo, trovo spesso che il lato cool della serie funga da effetto distraente. ma sono opinioni. e in fondo è un bel prezzo da pagare.

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