19 Febbraio 2013 3 commenti

Zero Hour – Il dottor Greene, i nazisti e altre amenità di Marco Villa

La mega avventura che punta allo svacco consapevole

Copertina, Pilot

L’ultima volta che ho visto Anthony Edwards in una serie tv, era in una casa sulla spiaggia e faceva esalare l’ultimo respiro al nostro amato dottor Greene. Sto parlando di ER e sto parlando del 2002. Da quel momento, Anthony Edwards ha fatto altre robine, ma nulla che potesse togliere dalla mia mente (e anche dalla vostra, su) l’immagine di Ciccio (eh sì, perché ai tempi le serie si guardavano doppiate su Raidue). La prima puntata di Zero Hour (in onda su ABC dal 14 febbraio) segna il ritorno da protagonista di Anthony Edwards. E questo è il primo motivo di interesse. Il secondo è che si tratta di un cagatone epico, ma di quelli che in fondo sono divertenti da vedere. Ma che io non vi consiglierò mai di vedere.

Allora: nel pilot di Zero Hour siamo a New York, Anthony Edwards interpreta Hank Galliston, una specie di Roberto Giacobbo, che dirige una rivista sui misteri e i complotti e robe simili. Tutto d’un tratto, gli rapiscono la moglie orologiaia e antiquaria. Lui, insieme ai suoi due giovini e baldanzosi redattori (uno dei quali è Scott Michael Foster, ovvero Cappie di Greek), si mette alla sua ricerca in tutto il globo terracqueo. Direte voi: vabbè, solita roba di uomo innamorato che cerca la moglie. Già visto mille volte, la migliore forse Frantic di Polanski. Eh no, cari miei, perché Zero Hour ci mette un carico da novanta, ma veramente da novanta. Zero Hour ci mette i nazisti e delle specie di Templari.

Ok, vi ho offerto questo salto di capoverso per farvi riprendere un attimo. L’incipit della prima puntata è occupato da un lungo flashback ambientato in Germania nel 1938. Hitler è al potere già da cinque anni, la Germania pullula di SS ed è una dura vita per chi fa parte di un segreto ordine di cavalleria come i Rosa Croce, che da secoli tramanda segreti su segreti. No, non sono impazzito, le cose sono collegate, perché i nazisti scoprono che i Rosa Croce tedeschi stanno nascondendo qualcosa che “se cadesse nelle mani sbagliate farebbe finire il mondo”. Morale della favola: prima di essere sterminati dai volenterosi carnefici di Hitler, i Rosa Croce riescono a nascondere e a spedire lontano dalla Germania alcuni orologi che contengono dei segreti indicibili. Uno di questi capita nelle mani dell’orologiaia che giace nel letto del dottor Greene e per questo viene rapita. Quindi: nazisti, orologi con segreti, ordine cavalleresco. E aggiungo, così, come semplice suggestione e senza farvi pagare la tariffa premium: sottomarino nazista incastrato nel ghiaccio del circolo polare artico, reincarnazione, robe mistiche sulla circolarità del tempo e sull’ineluttabilità del fato.

In questo senso Zero Hour è un cagatone: è qualcosa che mette insieme tantissimi elementi per fare il romanzone di avventura alla Clive Cussler. È intrattenimento facile, che gioca sull’accumulo e sul fatto che – poco da fare – se c’è da parlare di misteri e robe torbide i nazisti fanno sempre il proprio dovere. Non pensiate però di trovarvi di fronte a una serie stile Fringe, dove l’eccesso era la norma, ma tutto era regolato da una volontà di scrittura diversa, ricercatamente eccessiva. Zero Hour è un prodotto di estrema medietà, una mega avventura con qualche mistero, fatta apposta per chi vuole svaccarsi davanti a qualcosa di non impegnativo.

Se siete lettori abituali di Serial Minds, sapete già come la penso: c’è troppa roba in giro da vedere per salvare le cose medie. Anzi: c’è troppa roba in giro da vedere per inserire qualcosa nella categoria “medio”. Eppure se Zero Hour non può certo essere elogiato, non può nemmeno essere stroncato senza pietà: è intrattenimento puro, scritto e diretto senza nessuna pretesa, che dichiara a ogni passaggio “vogliamo fare solo una storiona senza fronzoli” e accompagna il tutto con spiegoni e scene di introduzione che sono imbarazzanti. L’ho detto: io probabilmente non lo guarderò, né mi sento di consigliarvelo, ma devo ammettere che tra tutte le cazzate rinchiuse a forza in questi primi 40 minuti, ce ne sono almeno un paio che mi hanno stuzzicato la curiosità. Forse sarà così anche per voi. Per questo non si può demolire: il suo dovere lo fa.

Ah, giusto per la cronaca: la prima puntata è andata parecchio male in quanto ad ascolti.

Perché seguirlo: perché vi piacciono le super avventure alla Clive Cussler. E perché ci sono i nazisti che fanno i nazisti.

Perché mollarlo: perché è di una medietà assoluta e dovreste respingere in toto il concetto stesso di medio



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