19 Settembre 2014 3 commenti

Garfunkel and Oates: quelle comedy piccoline ma di gusto di Francesco Martino

Un duo comico e musicale dentro una serie che parla di quel duo comico e musicale

Copertina Pilot, Pilot

Garfunkle & Oates (3)

Quante volte vi è capitato di dare qualche consiglio seriale al vostro amico meno preparato? Quante volte vi siete atteggiati a sapienti nell’arte dell’intrattenimento televisivo, tirando fuori lunghe e inutili liste di network e showrunner, partendo poi in un elenco di similitudini tra Lost e la filosofia greca?
Dai, ognuno ha i propri momenti di gloria. Quelli in cui il tuo gruppo di amici pende dalle tue labbra per sapere quale serie iniziare e quale mollare, pronti a seguire i tuoi gusti personali.
Ecco, quando mi trovo in queste situazioni io ho un mantra, una legge non scritta che vale sempre: “HBO non ha mai fatto una serie brutta”.

È vero, spesso ha tirato fuori qualche comedy durata poco, o chiusa prematuramente (chiedere a Bored To Death o How to Make It in America), ma ogni suo prodotto ha sempre avuto quel “qualcosa in più” tale da renderlo unico, o comunque meritevole di almeno un’occhiata fugace.
Uno di questi capolavori incompresi è stato Flight of the Conchords, la serie sull’omonima band neozelandese (realmente esistente) andata in onda dal 2007 al 2009, e che intervallava momenti di vita dei due membri a canzoni scritte e cantate da questi. Quando si tratta di meta-televisione, di personaggi che interpretano se stessi, c’è sempre da leccarsi i baffi (si, anche con Apartament 23) e le due stagioni della serie sopra citata univano un’ottima narrazione comica a tanti piccoli capolavori musicali.
Garfunkle & Oates (4)

Proprio perché ho passato gli ultimi cinque anni a rappare su “Hiphopopotamus vs. Rhymenoceros”, ho accolto la notizia di una serie dedicata a Garfunkel and Oates con la stessa gioia che si ha da piccoli la mattina del 25 Dicembre.

Se queste due parole non vi dovessero dire nulla, Garfunkel e Oates (sì, il nome è preso dalle due famose coppie musicali) sono Riki Lindhome e Kate Micucci, famose, oltre che per una serie di ruoli minori in diversi serial televisivi, per la loro carriera comedy-folk.
Come facilmente prevedibile, la serie trasmessa dalla cable IFC segue le vicende musicali (e non) delle due protagoniste. Però, contrariamente a quanto accadeva in Flight of the Conchords, il focus della serie non sarà solo sulla carriera del duo, ma anche sulle loro vite private e sui relativi problemi. Proprio per questo motivo il carattere meta della serie viene ancora più esaltato, portando lo spettatore a chiedersi più di una volta quanta finzione ci sia nei bizzarri comportamenti di Riki e Kate.

Ciò che sorprende davvero, però, è l’enorme gamma di corde che il duo è in grado di toccare con le sue canzoni; passando da guide su come lasciare un ragazzo in modo poco traumatico (The Fade Away, mossa che ho avuto il piacere di sperimentare sulla mia pelle pochi giorni fa), a brani per celebrare le nozze tra due pupazzi in grado di farvi venire l’occhio lucido.
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Garfunkle & Oates (2)

Insomma, Garfunkel and Oates è quel classico prodotto atipico che, proprio grazie a questa sua caratteristica, è in grado di guadagnarsi la sua fetta di pubblico adorante, spinto sia dalla curiosità che dalla passione per le canzoni comedy. È ovvio che la serie potrebbe costituire un ostacolo per chiunque non abbia un buon rapporto con i musical, o con quel tipo di situazioni dove a un certo punto i protagonisti iniziano a cantare senza un motivo logico.
Per questo Garfunkel and Oates rimane senza dubbio un prodotto interessante, degno di attenzione per la sua peculiarità, ma non per questo adatto a tutti i tipi di spettatori.

Perché seguirla: amate i musical, le canzoni un po’sciocche e le comedy meta.

Perché mollarla: odiate i musical, l’idiozia eccessiva e vi interessa poco di sciocche canzoncine folk



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