10 Dicembre 2014 6 commenti

The Newsroom – Il crollo prima del finale: che pena! di Marco Villa

La famigerata puntata sullo stupro di The Newsroom

Copertina, On Air

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SPOILER ALERT: NON LEGGETE SE NON AVETE VISTO LA PUNTATA 3X05

Non pensavo che avremmo parlato ancora di The Newsroom prima del suo finale, previsto per domenica 14 dicembre. Come avevo scritto a inizio stagione, la serie di Aaron Sorkin stava un po’ navigando a vista, usando come unica mappa un bigino di deontologia per iscritti all’Ordine dei Giornalisti. Grandi aspirazioni, super-ideali e tanto sorkiniano mestiere.

Ecco, quel mestiere e quella misura che a stento era rimasta alla serie è andata a puttane con la penultima puntata. Mentre sto scrivendo, sto discutendo animatamente in chat con il mio socio (oddio! la discussione in chat! Sorkin sarebbe schifato) che non è per nulla d’accordo con me su un punto piuttosto importante: per quanto mi riguarda la quinta puntata della terza stagione è stata una schifezza, in particolare la sottotrama dedicata allo stupro nel college e al dialogo tra Don e la vittima. Un dialogo che ha provocato reazioni parecchio dure su internet, perché si conclude con uno dei protagonisti assoluti della serie che dice alla ragazza stuprata di non andare in tv e di non diffondere un sito web anti-stupratori: lei non  può dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio quello che ha subito e quindi lui nel suo racconto deve trattare alla pari il presunto colpevole e la presunta vittima (perché a questo si arriva, a dire che anche lei è presunta).

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Prima reazione: ma veramente? Ma veramente il problema è la ragazza stuprata e non lo stupratore? Intendiamoci: sarebbe un tema anche molto interessante da affrontare, ma non può essere confinato a una sottotrama di pochi minuti. Soprattutto, non può essere affrontato all’interno di un dialogo in cui l’emotività di una ragazza si scontra con la freddezza di uno che non è lì per provare a raccontare una storia, ma per decidere se i fatti che la compongono possono portare o meno a una condanna.

E qui veniamo alla seconda reazione: ma perché Sorkin ha deciso che i suoi personaggi dovessero smettere di essere dei giornalisti per diventare dei giudici? Pensateci un attimo: in tutta la terza stagione non li abbiamo mai visti raccontare una storia, ma solo concentrarsi sull’esaminare e poi giudicare cosa si potesse raccontare e cosa no. Persino la storia che ha portato in carcere Will non è stata raccontata. Fin dalla primissima puntata, i protagonisti di The Newsroom sono stati super-partecipi delle notizie che stavano raccontando, sfiorando spesso l’esagerazione. È accaduto anche con Genoa, l’inchiesta sbagliata che ha occupato tutta la seconda stagione. In questi episodi, invece, sono tutti ossessionati esclusivamente dalle procedure e dalle regole, come dei funzionari o dei giudici e anche la storia sul Kundu (che mi ricorda sempre il fiume Ngube di Boris, ma è un problema mio) viene ceduta ad altri (per la precisione a una giornalista vecchia scuola che probabilmente odia l’internet, ma vabbè). A questi giornalisti non importa più la storia da raccontare, non importa che si parli di una ragazza che sarà costretta per tutta la vita a sapere nome e cognome di chi l’ha stuprata, senza poter fare nulla.

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Si arriva così al paradosso per cui per salvare l’etica (dei personaggi) si finisce per perdere l’etica (della serie stessa). Tutto poi sprofonda definitivamente nel non-sense quando, nella scena in prigione, Will quasi si commuove citando Don Chisciotte e le battaglie che un giornalista deve combattere. Peccato che nel frattempo i suoi giornalisti battaglieri, quelli delle prime puntate, si siano trasformati in notai.

Un cortocircuito pazzesco, alimentato ulteriormente dalle dichiarazioni di Sorkin, che sostiene che questa puntata sia stata la prima veramente bella di tutta la serie. Aaron, a posto così, tranquillo, però ci piacevi di più quando non ci capivi nulla.

p.s. ci sarebbe da aprire tutta una parentesi enorme su quanto i dialoghi di The Newsroom siano diventati sempre più degli strumenti con cui Sorkin dice cosa gli sta sul cazzo, ma rimandiamo la cosa a settimana prossima, insieme al ricongiungimento della coppia degli insopportabili
(questo sì che è un cliffhanger come dio comanda!)

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