9 Settembre 2015 14 commenti

Hand of God: Ron Perlman da fuorilegge a braccio destro dell’Altissimo di Diego Castelli

Chiamata divina per l’ex Sons of Anarchy

Copertina Pilot, Pilot

Hand of God (3)

 

QUESTO ARTICOLO SI RIFERISCE SOLO ED ESCLUSIVAMENTE AL PILOT DI HAND OF GOD

 

Il pilot di Hand of God, nuova serie Amazon creata da Ben Watkins e interpretata da Ron Perlman e Dana Delany, è stato reso disponibile online ad agosto 2014, più di un anno fa. Ne parliamo solo oggi, dopo il debutto dell’intera prima stagione. Il motivo è che l’idea di Amazon di far votare i pilot agli utenti, per capire meglio quali trasformare in serie effettive, è un’iniziativa lodevole e innovativa, e internet è bello e diamo potere agli spettatori ecc ecc. Ma io sono vecchio e romantico, e vedere un pilot senza sapere che c’è almeno una stagione attaccata mi piglia proprio male.

Hand of God racconta la vicenda di Pernell Harris, giudice maneggione e fedifrago ma molto autorevole, che un bel giorno ha una specie di rivelazione: crede di essere stato chiamato da Dio a perseguire un percorso di giustizia, che in molti casi mal si adatta al letto e macchinoso sistema giudiziario dei semplici umani.

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Diciamolo subito: è un buon pilot, pur con qualche rilevante riserva. Non lascia a bocca aperta per chissà quale innovazione visiva o narrativa, ma è costellato di idee efficaci. In primo luogo la decisione di piazzare questa storia di rinascita mistica fin nella prima scena dell’episodio: in apertura di puntata Pernell è immerso nudo in una fontana pubblica e declama strani versi in una lingua sconosciuta. Siamo dunque nel pieno della trasformazione, anzi subito dopo, e tutto ciò che il protagonista era “prima” della rivelazione va desunto dalle reazioni costernate delle persone che lo conoscono. È un modo intelligente di inserirci subito nell’azione drammatica, lasciando tra l’altro le porte aperte a qualche futuro flashback, qualora gli autori lo ritenessero opportuno.

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Nel corso dei minuti veniamo a sapere che la vita di Pernell non era rose e fiori neanche prima: c’è l’amico Bobo che vorrebbe fargli firmare certi permessi immobiliari per faccende non chiarissime – una cosa che mi ha annoiato istantaneamente – ma soprattutto la nuora è stata stuprata e il figlio, forse a seguito di quell’evento, ha cercato di togliersi la vita e ora giace in coma irreversibile un letto d’ospedale. La vicenda del figlio sembra essere il perno attorno al quale girerà tutta la vicenda del giudice: Pernell sente la voce del ragazzo in coma che gli chiede di cercare il suo assassino (mettendo quindi dubbi sul suicidio), e le allucinazioni esperite dal protagonista da lì in poi vanno tutte nella direzione di identificare il Male ed estirparlo.
Ad aiutare Pernell nella sua folle crociata (a parte la moglie che per ora più che altro si preoccupa) ci sono due personaggi chiave: da una parte il reverendo Paul Curtis (Julian Morris), truffatore reinventatosi predicatore che intorta poveri ignorantotti; dall’altra KD (Garrett Dillahunt), infervorato credente dal pugno facile che in Pernell trova la mente di cui essere il braccio.
Questi due personaggi portano nella serie un tema apparentemente accessorio ma in realtà centrale, cioè la rappresentazione abbastanza spietata di un certo tipo di spirituralità americana, quella dei culti locali iper-entusiasti, delle chiesette piene di gente che urla “Amen” ogni volta che il prete scorreggia, del fanatismo cristiano che, in quanto a follia, non ha poi molto da invidiare ad altri integralismi.

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Una volta che il serialminder più accorto ha superato lo schock iniziale di vedere Clay di Sons of Anarchy senza moto, senza giacca di pelle e soprattutto trasformato in giudice (ma io non sto benissimo nemmeno guardando Burt di Raising Hope diventato violento maniaco), il pilot di Hand of God riesce a tenere desta l’attenzione nonostante il tono estremamente cupo, giocando sul carisma dei suoi interpreti, sull’atmosfera volutamente in bilico fra il soprannaturale e lo schizofrenico, e soprattutto sulla forza degli improvvisi cambi di registro: buona parte della tensione si basa sugli improvvisi sbalzi umorali e mistici di Pernell, che nel giro di un secondo può passare da sobrio e stimato tutore della legge a pazzo furioso che segue scie di sangue viste solo da lui.

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Rimangono però alcune perplessità. Tralascio ovviamente le considerazioni classiche: se da una serie tv cercate freschezza e simpatia, Hand of God non fa per voi, lasciate perdere subito e non se ne parli più. Per chi invece è attirato dal buio e dai lati oscuri dell’animo, ed è quindi più in target, ecco arrivare comunque qualche problema.
In primo luogo il pilot non riesce a chiarire bene dove andrà a parare: vedremo numerosi casi di puntata in cui il giudice dispensa giustizia sommaria all’ombra di quella ufficiale? Oppure seguiremo una vicenda esclusivamente orizzontale (come l’ultimissima scena potrebbe suggerire)? Ci si focalizzerà maggiormente sulla ricerca dei cattivi (ammesso che esistano)? Oppure la maggior parte dello spazio sarà presa dalle dinamiche spirituali e familiari?
Ovviamente è facile pensare che ci sarà un po’ di tutto, ma il primo episodio non chiarisce i pesi compositivi del racconto, lasciando un vago senso di indeterminatezza che potrebbe spazientire chi preferisce partire sul chiaro-e-semplice, lasciando le complicazioni per le ore e stagioni successive.
E poi c’è un problema molto più banale: in questi sessanta e passa minuti abbiamo visto Pernell in preda alle allucinazioni e alle paure, e tutto sommato non ci siamo annoiati. Se però trasliamo questa impostazione su una stagione intera ci viene un po’ d’ansia: c’è il rischio che questi trucchetti di messa in scena diventino presto ripetitivi.
Torniamo così al punto precedente: vanno bene i bravi attori, gli sguardi pallati, il cinismo anti-religioso, ma serve anche un sugo narrativo che sia denso e insieme preciso, chiaro, efficace. Su questo, per ora, il pilot fa promesse ma non dà garanzie.

Perché seguirla: storia abbastanza originale, temi intessanti, protagonista carismatico.
Perché mollarla: il pilot non ha ancora imboccato una strada univoca e precisa. Non è detto che sia un male, ma non è nemmeno detto che sia un bene.

PS
Comunque volevo dire al signor onorevole giudice Harris che lui potrà anche essere la Mano di Dio, ma non potrà mai competere con la Mano Destra del Diavolo.

Trinità2



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