8 Ottobre 2015 10 commenti

Gotham seconda stagione: vuoi vedere che hanno imparato? di Diego Castelli

Meglio. Significativamente meglio!

Copertina, On Air

Gotham cop

 

OCCHIO: SPOILER SUI PRIMI TRE EPISODI DELLA SECONDA STAGIONE DI GOTHAM!

 

GOTHAM: DOVE ERAVAMO RIMASTI (MALE)

Gotham era probabilmente la serie più attesa dell’autunno 2014, tanto è vero che ora della fine della stagione le avevamo dedicato quattro articoli pieni, una media piuttosto alta per gli scarsi (ma appassionati) mezzi di Serial Minds.
Una delle serie più attese ma, in parte proprio per questo, una delusione abbastanza cocente. Non perché fosse “orrenda”, ma perché sembrava incapace di sfruttare appieno il potenziale che aveva sulla carta (in senso metaforico, ma neanche tanto, visto che parliamo di trasposizioni da fumetto!). Un potenziale fatto di oscurità, follia e tamarraggine che, ironia della sorte, finimmo col trovare in un’altra serie tratta dai fumetti, quella Daredevil di Netflix che ha rappresentato una delle sorprese più liete della passata stagione televisiva.
Se rileggete la recensione che avevo scritto dopo il primo season finale di Gotham vedrete che chiedevo a gran voce un cambio di passo. Non lo facevo con l’astio dell’hater irriducibile (che non è nemmeno nelle mie corde) ma con la viva speranza che, con quei personaggi e quel background narrativo, si potesse davvero fare di più. Non era una causa persa, era “solo” una causa difficile, e tutti noi abbiamo visto abbastanza legal per sapere che non esistono cause perse se si ha un bravo avvocato a libro paga.

Gotham 2 (2)

LA RICETTA SEMPLICE: ELIMINA CIÒ CHE NON FUNZIONA

La piacevole sorpresa dei primi tre episodi di questa stagione è che, udite udite, un miglioramento c’è. E non è una sfumatura vaga, visibile solo da un occhio ottimista: no, l’impressione è che gli autori di Gotham abbiano effettivamente imparato qualcosa dalle critiche dello scorso anno e dagli ascolti in calo, decidendo di imprimere una svolta efficace a una serie troppo moscia.
La strategia è tutto sommato semplice: togliere ciò che non piaceva e provare a sostituirlo con qualcosa di meglio.
L’operazione, almeno fino a questo momento, ha coinvolto due diversi ambiti: la scrittura e i personaggi.
La nuova Gotham è più violenta, malata, folle e orizzontale di quanto non fosse stata in tutta la stagione precedente. Le promesse fatte dai trailer degli scorsi mesi sembrano dunque rispettate, visto che al blando poliziesco dello scorso anno, spesso troppo verticale o adagiato su dinamiche straviste in altri show, ha lasciato il posto a un racconto di respiro molto più ampio, che sembra coinvolgere davvero la vita dei protagonisti mettendoli di fronte a sfide reali e scelte finalmente importanti. Penso ad esempio alla necessità, per Gordon, di scendere a patti col Pinguino: un dettaglio importante nella crescita di un personaggio che deve essere identificato come “il buono”, ma che non potrà mai essere l’eroe definitivo, visto che quel ruolo deve essere tenuto vacante per un certo signore vestito di nero e con le orecchie a punta (detto così sembra un becchino elfico, ma ci siamo capiti).
Più in generale, le nuove sceneggiature sembrano voler dire “bene, abbiamo scherzato, ora vedrete la vera Gotham”. In fondo era questo che chiedevamo: poter gettare lo sguardo sul sottobosco corrotto, criminale e psicopatico che diventerà l’inevitabile culla per la nascita dell’Uomo Pipistrello.
Per completare l’opera è stato svolto un lavoro finalmente intelligente sui personaggi, sulla loro iconografia e sul loro ruolo non solo nella storia in sé e per sé, ma anche nell’immagine complessiva della serie. A fronte di una buona resa degli eroi (“Faccia-di-Ginocchio” Gordon, “High Depression” Bruce, “Maggiordomo Ma Cazzuto “Alfred) e di qualche cattivo (Pinguino e Nigma su tutti), l’anno scorso si era perso troppo tempo dietro a tre figure poco adatte a un contesto come quello di Gotham: Fish Mooney, Falcone e Maroni non erano abbastanza “oltre”, ci davano l’impressione di essere criminali qualsiasi, messi dentro una serie che però aveva bisogno di figure stra-ordinarie.
Ora quei tre non ci sono più, si parla appena di loro, e in compenso sono arrivati i freak: i pazzi maniaci liberati da quel pazzo maniaco di Theo Galavan sono esattamente quello che serviva a Gotham. Perché se hai Gotham City devi avere Batman. Se scegli di non avere Batman, devi avere almeno i suoi cattivi, quelli che renderanno inevitabile la Sua nascita (con la s maiuscola tipo divinità pagana). Altrimenti ti rimane in mano un semplice poliziesco ambientato in una città fascinosa.
L’ingresso di questi nuovi personaggi, uniti a una scrittura più coraggiosa che non rifugge un certo livello di violenza e psicopatologia, ha segnato un’immediata svolta, trasformando Gotham in una serie finalmente appassionante in cui teniamo davvero alla sorte dei personaggi perché percepiamo molto più chiaramente la follia del luogo oscuro in cui si trovano ad agire.

Gotham 2 (1)

JOKER SÌ, JOKER NO: QUELLA SCELTA PERICOLOSA MA COERENTE

Simbolo apparente e contraddittorio di questa iniziale rinascita è Jerome Valeska, il ragazzo matricida che negli ultimi mesi avevamo identificato con il futuro Joker. Passate le iniziali perplessità – più che altro dovute ai classici “no ma Heath Ledger era meglio” e tutto quel corollario di paranoie da fanboy che abbiamo tutti – Cameron Monaghan ha dato vita a un personaggio finalmente efficace proprio perché esageratissimo. A confrontare il terzo episodio di questa stagione con uno qualunque della prima sembra di guardare un’altra serie: il gusto per la messa in scena ampollosa e violenta, l’eco delle risate rauche di Jerome, i coltelli infilati negli occhi dei propri padri: è tutto più esagerato e sapientemente kitsch, e quindi molto più simile a ciò che speravamo fosse Gotham fin dall’inizio.
E qui però arriva la sorpresa che non ti aspetti. Alla fine del terzo episodio Jerome muore, ucciso proprio da Theo.
Ma come?!? Sembrava il personaggio della svolta e me lo fai fuori così?
L’impressione iniziale non è buona. Cioè, diciamolo, pareva proprio una cazzata.
Il finale dell’episodio sembra però spiegare alcune cose e permette di riflettere meglio sulla questione. Poco prima dei titoli di coda vediamo l’effetto che la diretta televisiva delle malefatte di Jerome ha sulla popolazione di Gotham City: criminali, sbandati e, soprattutto, ragazzini che a guardare quel caos e quelle risate rimangono affascinati, pronti a prendere l’eredità di quel giovane pazzoide. L’arcano è dunque spiegato: Jerome non è mai stato il Joker, ma più probabilmente una figura che il vero Joker userà come modello per costruire il suo personaggio.
All’inizio la scelta è spiazzante perché ci toglie un cattivo che già avevamo imparato ad amare, ma finisce con l’essere coerente con quello che il Joker significa e rappresenta nella mitologia più globale di Batman: sull’arcinemico dell’Uomo Pipistrello e sulla relazione fra i due sono state scritte mirabili pagine fumettistiche, oltre a saggi, libri e tesi di laurea. Al contrario degli altri villain di Gotham City, il Joker è una vera e propria “altra faccia della medaglia” di Batman, ed è quasi inscindibile da esso: non c’è Joker senza Batman, ma anche viceversa. Per gli appassionati di fumetti introdurre il Joker e farlo agire a Gotham anni prima dell’avvento del Cavaliere Oscuro sarebbe stata alla lunga una forzatura, un indebolimento della stessa figura mitica del Joker. Come dire: se Gordon e Gotham possono resistere perfino al Joker, in attesa che Batman diventi grande, allora in fondo Bruce Wayne a cosa serve?

È su questo filo sottile, sulla necessità di una città abbastanza malata da aver bisogno di Batman, ma non così malata da morire prima del suo arrivo, che si gioca la capacità di Gotham di appassionare gli spettatori e trasportarli in un mondo davvero “altro” e per questo meritevole di visione. L’impressione è che Bruno Heller e soci vogliano rischiare di più con questa stagione, dandole un tono meno generalista – e per questo potenzialmente rischioso – ma allo stesso tempo più vicino a quello che Gotham avrebbe dovuto essere fin dall’inizio, ammesso e non concesso che esista un modo “giusto” di raccontarla.
Tanto gli ascolti erano già in calo, tanto valeva buttarsi e provarle tutte. L’inizio è confortante, avanti così.

Gotham 2 (3)



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