30 Dicembre 2015 6 commenti

The Knick season finale: il seme della follia di Eleonora Gasparella

Dell’ennesima volta in cui Thackery si scava la fossa da solo

Copertina, On Air

The Knick finale (5)

Ovviamente spoiler come se piovesse sulla seconda stagione e sull’ultima puntata

 

Inizio col dire che la seconda stagione di The Knick si colloca indiscutibilmente tra i migliori prodotti televisivi del 2015.
Se già la prima stagione era stata di altissima qualità, la seconda fa un passetto in più verso la perfezione. Questo per vari motivi, il principale dei quali si riconferma essere la regia di Steven Soderbergh, capace di dare un’anima precisa e riconoscibile a una serie tv. Senza quel tipo di regia, semplicemente non esisterebbe The Knick.
Tutta la serie è giocata sul togliere invece che sull’aggiungere. Il pathos c’è, costante e sotterraneo, si muove sotto pelle e di tanto in tanto ti assesta un cazzottone in piena faccia.
Non è che non succede nulla, al contrario, The Knick è pieno di grossi avvenimenti: perdite importanti (Robertson e Abby), ritorni inaspettati (Opal), amori e separazioni potenti come uragani tracciati con lievi pennellate puntata dopo puntata. Soderbergh è il direttore d’orchestra di un ensemble di attori protagonisti che si muovono sulle scene facendole proprie.

The Knick finale (4)

Clive Owen e il suo John Thackery in questa seconda stagione lasciano maggiore spazio alla carrellata di comprimari che, come avevamo già avuto occasione di dire, si dimostrano all’altezza del compito, regalandoci una season 2 più variegata e ricca di colpi di scena rispetto alla prima.
Menzione speciale alla coppia Harry/Cleary, sempre più uniti e complici sia nel lavoro che nella vita. Splendidi anche nella puntata finale, si confermano come una chicca di piacevole relax all’interno di una serie sempre tirata. E come non amare ancora di più il buon Cleary quando scopriamo che dietro alla scomunica di Harry altri non c’era che lui, mosso da un amore che davvero non teme ostacoli.
Un ruolo fondamentale in questa stagione è giocato dalla famiglia Robertson e soprattutto dal personaggio di Henry: un villain subdolo à la Walter White ultima maniera. Silenziosamente il rampollo Robertson ha conquistato sempre più potere e fatto terra bruciata attorno a sé, senza curarsi delle vite e dei destini dei propri cari. Cornelia non ci ha pensato due volte e, scoperto il gioco del fratello, ha fatto i bagagli andandosene il più lontano possibile. Su Lucy ho un dubbio: sarà una vittima ignara, o si rivelerà invece una temibile complice?

The Knick finale (1)

Dicevamo un Clive Owen lievemente in ombra fino alla 2×10, ma non preoccupatevi: in questo season finale non ce n’è stato per nessuno. Ci siamo allacciati le cinture e, sul posto davanti, abbiamo assistito all’ultima grande pazzia di John Thackery: l’auto-operazione. Il futuro della medicina secondo lui, cacare fuori dal vaso secondo noi.
Si sa che Thack ha da sempre una vera e propria ossessione per se stesso e per il proprio ruolo di pioniere e luminare della medicina. Più volte è stato sull’orlo del precipizio, a causa del suo ego. E la cosa che ce lo fa amare e odiare è che molto spesso ci si è gettato, dentro quel baratro, con un tuffo carpiato da applausi. Non c’è nemmeno bisogno di dire che in quest’ultima puntata è proprio lì che Johnny boy va a finire.
Anche in una season 2 dove si era quasi messo da parte, alla fine è sempre lui a darci il colpo finale, ad essere il protagonista geniale e pazzo della scena, a tenere con il fiato sospeso una folla adorante. Così, mentre la gran parte di voi era impegnata a mangiare cotechini e pandori, io guardavo Thackery autosezionarsi l’intestino e recidersi così gioiosamente un’aorta. Purtroppo la sua pazzia e la volontà di superare sempre i limiti sono la principale causa delle sue sconfitte. Quest’ultima è quella più bruciante e (forse?) definitiva.

The Knick finale (2)

L’ultima scena del season finale sembra confermare questa ipotesi. Vediamo Edwards che, quasi a mo’ di eredità, porta avanti il lavoro di Thackery sui malati di dipendenze e ci fa intuire l’avvento di una novità che sconvolgerà il mondo medico (e la serie): lo sviluppo della psicanalisi.
Thackery tornerà? E se sì, sarà definitivamente compromesso stavolta, o gli verrà data un’ulteriore chance? Che destino ci sarà per il Knickerbocker e per noi spettatori? Ovviamente non lo sappiamo, o ci arriveremo più in là. Così d’altronde piace fare a Soderbergh: tenerci sulla graticola per sempre, friggerci, come i carciofi sulle tavole dei romani.
(A dirla tutta, qualche risposta sembra averla già data il co-showrunner Jack Amiel in questa intervista, che sembra mettere un ultimo chiodo sulla bara del Thackery lasciando comunque aperta la porta a una terza stagione)
Per questo motivo con The Knick non ci vergognamo di parlare di una serie capolavoro, perfetta perché bella e terribile, che ci lascia costantemente appesi. E noi come salami nelle cantine di Soderbergh ancora una volta siamo lì, a sperare con ansia in una prossima stagione.

The Knick finale (3)



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