4 Aprile 2016 13 commenti

The Catch – La nuova serie di Shonda Rhimes che è come tutte le altre di Mariagiulia Bertucci

Una donna intelligente come Annalise Keating, bella come Meredith Grey e con un team fidato come quello di Olivia Pope

Copertina, On Air, Pilot

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Attenzione: inevitabili spoiler dei primi due episodi

Prendi una donna intelligente come Annalise Keating, bella come Meredith Grey e con un team fidato come quello di Olivia Pope: quello che si ottiene è Alice Vaughan, protagonista di The Catch, la nuova serie prodotta da Shonda Rhimes in onda ogni giovedì sulla Abc. Archiviata la seconda stagione di How to Get Away with Murder, che si è conclusa giusto un paio di settimane fa, la serata dedicata interamente all’impero Shondaland non poteva che proporre un nuovo prodotto della regina dei drama, che dopo il medical, il crime e il legal ha deciso di cimentarsi con il thriller.

Al centro della serie, Alice, la migliore investigatrice privata di Los Angeles a capo della Anderson/Vaughan Investigations, società fondata con Valerie Anderson, sua migliore amica. Il successo delle due è però minacciato dall’inafferrabile Mister X, un truffatore anonimo che è riuscito a sottrarre milioni di dollari ai clienti della società e a cui Alice sta ripetutamente dando la caccia. Non passa molto tempo prima che tutto il quadro si faccia chiaro: dietro a Mister X non vi è altro che Benjamin Jones, un affascinante uomo d’affari che, ovviamente, è fidanzato e prossimo alle nozze proprio con Alice e che, sentendo ormai la sua copertura instabile, scompare nel nulla cancellando ogni traccia di sé e della relazione. Insomma, la tipica truffa perfetta, se non fosse per quel piccolo dettaglio… Benjamin è realmente innamorato di Alice.

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È difficile considerare questa serie come qualcosa di nuovo e fresco, perché al suo interno sono troppi gli elementi che già abbiamo visto nelle serie prodotte dalla stessa Shonda Rhimes. Per citare il più evidente, la donna forte e risolutrice che viene indebolita dall’arrivo dell’uomo misterioso e irraggiungibile è presente in quasi ogni serie Shondaland, ma il racconto del pilot funziona, ti tiene incollato fino alla fine, vuoi per la regia molto più ritmata, vuoi per quel cambio di fotografia dato dall’ambientazione californiana (addio nebbiosa Seattle, addio cupa Washington!) eppure un problema non del tutto irrilevante c’è, perché basare una serie su una truffa il cui meccanismo è svelato fin dall’inizio toglie gran parte delle attese future. Già dal secondo episodio si nota quanto questo influisca: ora Alice ha solo un obbiettivo, quello di ritrovare l’ex, anche se per tutta la durata della puntata assistiamo principalmente alle indagini di un caso seguito dalla sua società che, a dirla tutta, chiunque avrebbe risolto in 5 minuti, lasciando così poco spazio a quella che è la narrazione orizzontale e ricordando fin troppo la struttura degli episodi di Scandal di qualche stagione fa.

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Forse il difetto più grande di The Catch sta proprio nella scrittura, perché se già di partenza il racconto non è poi così originale, ha bisogno di essere sostenuto da dialoghi interessanti e piccoli dettagli che facciano la differenza, non bastano un paio di flashback e qualche gioco grafico a farci sobbalzare dal divano. Per dirne una, soprannominare il criminale numero uno della serie con un banale “Mister X” è già un indizio del tipo di lavoro svolto dai creatori. Anche per quanto riguarda il cast si è puntato sull’usato sicuro perché i volti di Benjamin e Alice sono quelli di Peter Krause, già in Six Feet Under, e Parenthood, e Mireille Enos di The Killing che tra l’altro, truccata e pettinata in quel modo, è davvero una copia di Ellen Pompeo dei tempi migliori e anche in questo caso un piccolo cambiamento di immagine della protagonista avrebbe giovato.

Nessuno si aspettava che The Catch fosse la serie dell’anno, ma per quello che abbiamo visto finora, tutto è stato costruito con il freno a mano tirato, come se la cosa fondamentale fosse riempire quel buco di palinsesto più che tentare di innovare. Noi dal nostro divano possiamo dirlo: ci meritiamo di più.

Perché seguire The Catch: le minestre riscaldate, si sa, hanno il potere di rassicurarci. Nell’attesa di un vero amore, può anche andar bene farsi coccolare da una brutta copia di quello già vissuto.

Perché mollare The Catch: se avete bisogno del brivido dell’imprevedibilità lasciate proprio perdere, sappiamo come andrà a finire già dal primo frame.



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