21 Settembre 2017 12 commenti

Tin Star – Tanta confusione nel thriller con Tim Roth di Marco Villa

Un gran colpo di scena finale non basta a salvare il pilot di Tin Star

Brit, Copertina, Pilot

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Da una parte la natura, dall’altra l’uomo. Da una parte boschi, laghi e fiumi che esistono da secoli e secoli, dall’altra le ciminiere e il cemento di una grande industria. E poi le persone: da una parte quelle buone e dall’altra quelle che vogliono attaccare il prossimo e sottometterlo. E in questo caso non sai quale sia lo stato naturale e quello dovuto a millenni di storia umana. Sono queste le contrapposizioni di fondo su cui vive Tin Star.

Tin Star è un nuovo thriller di Sky UK, in onda in Italia su Sky Atlantic HD dal 12 settembre. Creata da Rowan Joffé, ha nel nome del suo protagonista l’elemento di maggiore interesse: Tim Roth è uno di quegli attori capaci di far compiere un salto di qualità a serie e film in cui lavorano e il suo curriculum come Cal Lightman di Lie To Me testimonia la credibilità nella parte dell’investigatore tormentato. E sono proprio i tormenti ad aver spinto Jom Worth a lasciare la polizia inglese, chiedendo il trasferimento a Little Big Bear, in Canada. Già il nome del paese lascia intuire la calma e la tranquillità che vi regnano, fino a quando la North Stream Oil, una grande azienda petrolifera, non riesce a imporre la costruzione di una gigantesca raffineria in mezzo ai boschi.

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Da lì le cose cambiano, perché gli equilibri locali sono stravolti: l’azienda è ricchissima e vuole diventarlo sempre di più, motivo per cui inizia a influenzare in vario modo e a vario livello tutto ciò che accade a Little Big Bear. Tutti piegano il capo, convinti da una prospettiva di ricchezza che mai avrebbero immaginato. Tutti tranne il capo della polizia Jim Worth, che prova in ogni modo a far rispettare le regole. Jim diventa così un ostacolo per la North Stream Oil e la sua rappresentante Elizabeth Bradshaw, interpretata dall’altra stella della serie, ovvero Christina Hendricks. Uno scontro che degenera presto e porta a un drammatico finale di pilot, un colpo di scena che non vado a spoilerarvi perché sono una persona di sani principi.

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Il colpo di scena appena citato è una roba grossa, ma è purtroppo l’unica del primo episodio di Tin Star, che si trascina in modo abbastanza confusionario. Ogni personaggio sembra la macchietta di se stesso, a cominciare dai due protagonisti, passando per gli abitanti del paese e arrivando al misterioso capo della sicurezza della North Stream Oil, un pelato con lo sguardo truce che sembra uscito da Chi ha incastrato Roger Rabbit? La sensazione, confermata anche da alcune scene del secondo episodio, è che si volesse dare alla serie un tono che si avvicinasse al grottesco di Fargo, ma i risultati sono tutt’altro che convincenti. Anche la progressione dei fatti lascia a desiderare, con eventi che si succedono senza riuscire a creare nessun tipo di tensione. Certo, passare da zero a mille può avere il suo senso, peccato che in Tin Star si passi da zero a centomila, come nella scena dell’assalto alla casa del protagonista, in cui succede qualsiasi cosa nell’arco di pochissimi minuti.

Certo, la botta del finale del primo episodio è davvero potente, ma il secondo episodio sembra confermare tutti i dubbi e tutti i problemi appena evidenziati. Potrebbe essere una serie a crescita lenta, ma l’avvio non è proprio dei migliori, nonostante cast, ambientazione e tema di fondo.

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