9 Gennaio 2018 10 commenti

The End of The F***ing World: quant’è vero l’amore assurdo di Diego Castelli

La serie di Netflix/Channel 4 ci regala uno dei teen drama più oscuri, pazzi e sinceri degli ultimi anni

Copertina, Pilot

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SPOILER RIDOTTI AL MINIMO INDISPENSABILE

Il mondo iper-narrativo in cui viviamo – così pieno di film, serie tv, romanzi, videogiochi e quant’altro – ha certamente i suoi pregi, primo fra tutti quello di offrire un materiale così vasto che nessuno può pensare di “finirlo” e quindi ritrovarsi senza niente da fare. Allo stesso tempo ci sono anche dei contro, fra cui il senso di smarrimento che il povero serialminder prova nel tentativo di stare dietro a tutto, ma anche la netta impressione che al giorno d’oggi, signora mia, non ci si inventa più niente.
Inutile dire, quindi, che la gioia ci pervade quando ci imbattiamo in un’opera che, oggettivamente o meno non importa, ci dia l’impressione di offrire qualcosa di nuovo.

Questa sensazione è piuttosto forte di fronte a The End of The F***ing World, la serie di Channel 4 creata da Jonathan Entwistle, scritta da Charlie Covell e basata sulla graphic novel di Charles S. Forsman, recentemente approdata su Netflix al di fuori del Regno Unito. E la questione non riguarda quasi per nulla il concept, che al suo nocciolo ha la storia più vecchia e raccontata del mondo: l’amore fra due adolescenti.
A cambiare qui sono le condizioni iniziali con le quali i giovani James (Alex Lawther) e Alyssa (Jessica Barden, vista in Penny Dreadful) vengono in contatto. Lui è un ragazzo solitario e oscuro, che è convinto di essere psicopatico e che aspetta solo l’occasione buona per uccidere il suo primo essere umano, dopo diversi mesi passati a fare pratica con animali di varia taglia. Lei invece è la nuova arrivata nella scuola, cinica e sboccata, che prende James in simpatia senza sapere che lui ha visto proprio in lei la sua prima vittima ideale. I due iniziano così un viaggio alla ricerca del padre biologico di lei (che all’inizio della serie vive con una madre idiota e un patrigno viscido), costruendo un amore sui generis sempre a rischio di scivolare nel caos e nella violenza.

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TEOTFW ha ricevuto elogi pressoché unanimi dalla critica, e non è difficile immaginare perché: intrisa di uno humour nero tipicamente british, la serie suona fresca, assurda, straniante, e frustra con sistematica pervicacia i tentativi dello spettatore di capire cosa succederà di lì a qualche minuto. E non perché sia un racconto votato alla suspense o al thriller, per quanto ci sia una componente poliziesca molto precisa, quanto piuttosto perché riesce, con i suoi personaggi apertamente borderline, a costruire un mondo insieme buffo e malato, divertente e amaro, in cui la follia del protagonisti è già di per sé un motivo per prendere il pop corn e accomodarsi sul divano, pronti a tirarsi un cuscino davanti alla faccia qualora la situazione diventi troppo violenta per essere gestita mentre si mangia.

Ma il vero pregio di TEOTFW è che sotto quella patina surreale ed estrema, che è la prima insegna con cui la serie attira i clienti/spettatori, c’è un realismo emotivo del tutto sorprendente.
Se la psicologia di James e Alyssa fosse radicalmente diversa da quella di qualunque adolescente, votata quindi a un contrasto assoluto fra la loro mente e il loro corpo, sarebbe un giochino probabilmente divertente, ma un po’ fine a se stesso. Diventa invece molto più significativo quando ci si accorge – e succede abbastanza presto – che TEOTFW è di fatto un’estremizzazione, un’iperbole di sensazioni e sentimenti che invece sono assolutamente verosimili, e con cui è sorprendentemente facile identificarsi.
Certo, James troppo giusto non è. Ma perfino il suo autoidentificarsi come psicopatico si rivela ben presto un meccanismo di difesa, un modo con cui il ragazzo prova a dare un senso e un ordine a una vita solitaria e difficile. L’arrivo di Alyssa e dei sentimenti che finisce per provare per lei, non è altro che ciò che ogni adolescente sperimenta sulla sua pelle, cioè la comparsa di un elemento esterno (tipicamente una ragazza o un ragazzo di cui innamorarsi) che improvvisamente mette in discussione qualunque certezza faticosamente accumulata nei primi anni di vita.

All’inizio della sua relazione con Alyssa, James si rapporta a lei in modo infantile, la considera un oggetto con cui continuare a rafforzare l’idea che ha di se stesso. L’amore che inizia a provare per lei, però, travolge qualunque certezza che James credeva di avere su se stesso, rivelandolo per quello che è: un adolescente complicato che ha ancora molto da imparare dalla vita.
Per Alyssa vale la stessa cosa. All’inizio della serie è una ribelle che la sa lunga, una ragazza spigliata e matura che non solo sembra pronta per il mondo degli adulti, ma anzi sembra averlo già superato, come se riuscisse a guardarlo con gli occhi distaccati dell’ottantenne. Così ovviamente non è. Anche Alyssa svela ben presto le sue fragilità, svela l’impossibilità di gestire senza aiuto l’incontro con adulti cattivi-sul-serio, svela timidezze e indecisioni che di maturo hanno ben poco, e che anzi la trasformano in quella che è: un’adolescente complicata che ha ancora molto da imparare dalla vita.

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L’incontro fra Alyssa e James, che per esigenze drammatiche e sensibilità artistica è stato dipinto in modo vistosamente anomalo e surreale, trae dunque la sua vera forza dal suo essere intimamente credibile, perché se non possiamo riconoscerci (spero) in ciò che i due concretamente fanno e dicono (fuggire di casa, rubare macchine, insultare tutti, finire coinvolti in crimini violenti ecc ecc), non abbiamo difficoltà a rapportarci con quello che provano, vedendo nella loro storia un riverbero lontano di sentimenti che a vario titolo e con varia intensità abbiamo sperimentato tutti.

Potremmo definirlo come il valore universale di The End of The F***ing World, cioè la capacità di comunicarci, tramite un fortissimo contrasto fra verosimiglianza dei sentimenti e inverosimiglianza degli eventi, l’eternità dell’essere adolescenti, l’impossibilità di sfuggire a certe dinamiche e certi stravolgimenti del cuore, anche quando crediamo di esserne completamente superiori. Un minuto padroni del mondo e di noi stessi, il minuto successivo girandole impazzite senza più punti di riferimento.
Qualunque sia la nostra intelligenza e la nostra (supposta) autocoscienza, arriva sempre un momento in cui, da teenager, conosciamo qualcuno che per noi rappresenta “la fine del fottuto mondo”. E che questa vivissima consapevolezza ci arrivi da due personaggi completamente assurdi come James e Alyssa, beh, è proprio un bel risultato.

Perché seguire The End of The F***ing World: è una storia dal sapore universale, raccontata con atmosfere e personaggi del tutto non convenzionali.
Perché mollare The End og The F***ing World: se amate il teen drama classico, questo potrebbe sembrarvi il peggior teen drama di sempre.

 

 

 

PS Per quanto sia arrivata su Netflix a inizio 2018, la serie è formalmente del 2017, e quindi finisce nella classifica dei pilot dello scorso anno.

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