22 Marzo 2019 13 commenti

Now Apocalypse: la rara inutilità della nuova serie prodotta da Soderbergh di Diego Castelli

Se ti impegni troppo per fare la serie d’autore, finisce che fai tutto il giro e diventi un arrogantello pretenzioso

Copertina, Pilot

Now-Apocalypse (5)

Ci sono delle volte, e delle serie, che semplicemente rigetti. Poi magari sbagli, perché hai visto un certo pilot in un momento in cui ti faceva male un alluce e riuscivi solo a pensare a quanto ti facesse male l’alluce, e a distanza di mesi vedi tutti che parlano proprio di quella serie e ti chiedi se non sei stato solo un idiota con l’alluce indolenzito. Ma questo succede dopo, perché nel momento in cui guardi il pilot ti fa tutto più o meno schifo.

Ecco, questa è esattamente la mia reazione di fronte a Now Apocalypse, una serie che pure ho avvicinato con una certa aspettativa, un po’ per la rete di provenienza (su Starz sono nate, fra le altre, Spartacus, American Gods e Counterpart), e un po’ per il suo produttore esecutivo, Steven Soderbergh, uno da cui è sempre lecito aspettarti qualche piccola o grande genialata.
Beh, Now Apocalypse non lo è. Anzi, è peggio, perché è una serie che si crede geniale, e non lo è, con il risultato di essere semplicemente arrogante.
Al centro di tutto c’è Ulysses, trentenne il cui nome dovrebbe essere tutto un programma, che insieme ad alcuni dei suoi più stretti amici si muove in una Los Angeles notturna e bluastra in cui esplora l’amore, il sesso, le dating app, e la tipica, hollywoodiana fame di notorietà.

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Un concept tutto sommato banale, ma che di per sé non sarebbe un problema per una comedy di relazioni che, più che sull’originalità dell’idea di base, deve lavorare su caratteri dei personaggi, sviluppo delle psicologie, costruzione di situazioni buffe, surreali, stranianti. E Now Apocalypse ci prova pure, accostando le goffe avventure sentimental-erotiche del protagonista e del suo migliore amico, con certe visioni di Ulysses su complotti governativi e paranoie rettiliane. Il tutto immerso una fotografia spesso lattiginosa, azzurrognola e un po’ sognante, che fa tanto film d’autore.
Ma la verità è che sotto non c’è niente. È tutta forma, perché Ulysses non è un personaggio complesso e riflessivo, ma solo un idiota a cui è stata affidata una voce fuori campo. Né possiamo considerare come provocatorie certe scene simil-erotiche con chat porno e avventure a tre, che non aggiungono nulla a mille altre situazioni identiche che abbiamo già visto, e rimangono sul generico interesse per tette, culi e addominali che per carità, non è che si buttano vita, ma per quello c’è anche pornhub, e per il resto c’è Sex and the City, che è una serie di ventuno anni fa.

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La cosa arriva anche oltre, nei dettagli tecnici: girata con un digitale molto scialbo, per nulla affascinante, Now Apocalypse è funestata da una colonna sonora pessima, che forse non si può nemmeno definire tale. Siamo più dalle parti del tappeto sonoro, con traccette anonime che fanno molto atmosfera da parrucchiere.
Il che non aiuta a dare una patina visivamente accattivante a un prodotto che prova a parlare di cose importanti, ma non trova un punto su cui focalizzarsi e gira in tondo senza dire mai nulla di rilevante. Ah e poi sarebbe una comedy, quindi ogni tanto ci si aspetterebbe non dico di ridere, ma almeno di sorridere, di cogliere una battuta stuzzicante, un gioco di parole curioso, una situazione surreale. Niente neanche qui.
E insomma, ho finito, e lo tolgo dalla lista. Se dovesse migliorare ditecelo, ma dovrete essere molto convincenti.
Perché seguire Now Apocalypse: solo per la speranza (magari nemmeno troppo peregrina) che Soderbergh e soci sappiano dove stanno andando.
Perché mollare Now Apocalypse: al momento è un pretenzioso drama d’autore che non stupisce e non diverte.

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