30 Aprile 2019 45 commenti

Game of Thrones ultima stagione – Il terzo episodio di Diego Castelli

Il miglior episodio della serie

Copertina, Olimpo, On Air

ATTENZIONE! SPOILER CONTINUI SULLA 8×03 DI GAME OF THRONES

Tanto tuonò, che piovve.
E piovve fuoco. E piovvero cadaveri.
Il terzo episodio dell’ottava stagione di Game of Thrones è probabilmente il più bello della serie finora. E non perché “tutto” sia meglio di quanto abbiamo visto in passato. Sicuramente ci sono state sorprese più scioccanti, probabilmente dialoghi più rifiniti. Ma l’imponenza della battaglia finale coi white walkers, la cura nel costruire la tensione, l’accortezza nell’inserire nella battaglia le storie personali dei singoli personaggi (per evitare la noia di più di un’ora di mazzate-e-basta), sono tutti elementi che, insieme a una regia, fotografia e colonna sonora a tratti eccezionali, hanno offerto una settantina di minuti di intrattenimento totale che va ben oltre il concetto di “piccolo schermo”. Qui ormai di piccolo non c’è più niente.

Qualcuno potrebbe perfino lamentarsi di un’uscita di scena troppo “rapida” del Night King, ma è bene ricordare quello che ci dicevamo la volta scorsa: che Game of Thrones non è mai stata una serie di guerra, e che il titolo stesso della serie, il “gioco dei troni”, si riferisce a lotte che si combattono con molte armi, e non solo con le spade. La funzione del Night King è sempre stata quella di rappresentare una minaccia, una spinta per il movimento dei personaggi, ma non è mai stato il culmine della sfida. C’è un nemico molto più importante, molto più intelligente, e molto più umano da sconfiggere, che in questo episodio non si è visto. Il suo nome è Cersei Lannister, e potrebbe fare morti molto più importanti dell’esercito di zombie.
Anche se, a dirla tutta, ora sarà dura fare un riassunto divertente di una puntata in cui muore Lyanna Mormont.
Proviamo.

 

L’episodio si apre sulle mani tremanti di Sam. Il buon Tarly sopravviverà, ma passerà una giornata di merda, e un po’ lo si capisce subito. Lo sguardo su di lui è solo l’inizio di una carrellata che passa in rassegna quasi tutte le facce che contano: Tyrion, Bran e Theon, Davos, Sansa e Arya, Brienne e Podrick, Verme Grigio, il Mastino e Gendry, Jorah. Il silenzio è irreale, la fotografia così scura che devo abbassare le tapparelle sennò non ci capisco niente. Ma è voluta così, bella così, e giusta così, quindi al massimo lamentatevi col segnale di Sky, o cambiate televisore.

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Quando arriva in prima linea, Sam viene preso in giro perché ci ha messo troppo. Io davvero non capisco perché la morte imminente dovrebbe essere una scusa valida per essere maleducati, ma ok. Poco distante, Jon e Daenerys guardano il campo di battaglia da un’altura che è anche pista di decollo dei draghi.

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Dal buio di fronte a Grande Inverno emerge una figura spettrale. Non è un mostro (più o meno), bensì Melisandre. I suoi grandi poteri non contemplano un traduttore simultaneo, e quindi si fa aiutare da Jorah per parlare ai dothraki: “Alzate le spade”, li esorta. “Signora, fa troppo freddo”, rispondono loro, capendo male per un errore di traduzione del Mormont. Ma Melisandre intendeva proprio le spade.
La strega raggiunge il guerriero più vicino e, pronunciando un incantesimo, incendia la lama sua e di tutti i compagni, ché è un’ottima idea anche per fare un po’ di luce.

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Melisandre poi si allontana e, passando di fronte a Verme Grigio, lo saluta con un bel “Valar Morghulis” che, ricordiamo, significa “tutti gli uomini devono morire”. Verme Grigio risponde col classico “Valar Dohaeris”, che vuol dire “tutti gli uomini devono servire”. In realtà, però, l’immacolato aveva in mente un’altra risposta.

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Anche Davos incontra Melisandre, che lo rassicura sul fatto che non c’è bisogno di ucciderla, visto che morirà comunque prima dell’alba. Davos un pensierino lo fa comunque, però accetta la profezia con le dita incrociate.

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I dothraki partono al galoppo, ed è la prima di diverse scene memorabili. Nel buio notturno, le spade infuocate diventano un’onda di luce che si scaglia contro il nemico. Un nemico che però non viene inquadrato, perché quello che vediamo, prima dalla prospettiva di Jon e Daenerys, e poi da quella dei soldati alle mura, è una carica di fuoco che si scontra con il buio e ne viene inghiottita. Ci sarà tempo di mostrare la battaglia, per ora sentiamo solo le urla lontane degli uomini che cadono, e ci vengono i brividoni al pensiero di cosa potrebbe succedere di qui a poco.
(lo so che l’immagine è buia, il senso però è proprio quello lì…)

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Dall’oscurità fanno ritorno in pochi, fra questi Jorah. Nel nostro pavido cuoricino avevamo già temuto per la sua sorte, e vederlo tornare ci fa sperare che alla fine si salverà. Che sciocchi.

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Sul promontorio, Jon fa notare che il Night King sta arrivando. Daenerys lo corregge sottolineando che i morti sono già lì. Jon riflette nuovamente sull’opportunità di passare la vita insieme a sta cagaminchia.

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La battaglia comincia sul serio. Dopo il lungo, sfibrante silenzio iniziale, i morti irrompono con fragore nelle fila umane. Sangue e teste mozzate. Brienne ordina di tenere la posizione, poi cade ma si rialza, aiutata da Jaime. Pochi istanti e Daenerys si dà da fare, riempiendo di fuoco gli zombie. Sansa e Arya fissano attonite lo spettacolo di fronte a loro e considerano seriamente di abbonarsi a HBO, perché insomma, trasmettono davvero delle belle serie.

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Jon e Daenerys cercano di attaccare il grosso dell’esercito di morti, ma vengono bloccati da una tormenta. Jon si stranisce perché le previsioni davano bel tempo, ma non aveva considerato che il Night King c’ha i poteri.

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Arya esorta Sansa ad andare nella cripta, perché tanto sul campo di battaglia non servirebbe a molto. Le dà comunque un coltello per ogni evenienza. Sansa le ricorda che non sa usarlo. La sorellina le spiega che bisogna infilzare con la punta. Alle labbra di Sansa, che di parenti vere o acquisite che le dicono cosa fare ne ha piene la balle, affiora una risposta piccata.

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Nuove immagini della battaglia che infuria. Jorah, Brienne, il Mastino combattono senza sosta. Sam lotta come può, ma soprattutto scappa, specie quando il povero Edd (uno dei morti un po’ “chiamati” in questi giorni) gli muore davanti per proteggerlo. La miglior difesa, si sa, è la fuga.

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Sansa raggiunge la cripta e contempla amaramente la folla indifesa di donne e bambini. Scambia con Tyrion uno sguardo muto, e il nano beve. Ogni sorso può essere l’ultimo.

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Jon e Daenerys volano nella tormenta, e a un certo punto si scontrano pure uno contro l’altra. Lo spettatore ricorda che il destino di Westeros è nelle mani di questi due e si mette le mani nei capelli.

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Brienne chiama la ritirata, e Lyanna ordina di aprire i cancelli per far rientrare i soldati in fuga. Gli Immacolati si fanno carico della protezione dei compagni. Dall’alto vediamo la disordinata orda zombie caricare le precisa fila dei castrati fedeli a Daenerys.
Arya protegge il Mastino con una freccia, e lui poi latra qualche ordine qui e là. Anche Lyanna grida istruzioni. Qualcuno dovrebbe ricordare a questi personaggi che ora sono tutti insieme, e che nessuno di loro è il protagonista, altrimenti è il caos.

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Verme Grigio suggerisce di incendiare il fossato, mossa già preventivata. Davos lancia il relativo segnale a Daenerys usando due torce, ma la tormenta è peggio di qualunque nebbia a Linate e la regina non lo vede.

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Provano a incendiarlo con le frecce, ma non basta, il vento le spegne. Allora Verme Grigio guarda Melisandre con espressione eloquente. Lei sbuffa “ok, ok, basta che la smetti di guardarmi in quel modo”, si inginocchia di fronte al fossato e ripete l’incantesimo già usato per le spade dothraki, riuscendo ad accendere il fuoco un attimo prima di essere aggredita dagli zombie.

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Daenerys vede il fossato in fiamme, e solo in quel momento ci ricordiamo che Jon era atterrato poco distante e probabilmente non avrebbe avuto alcuna difficoltà a sostituire l’amata nell’operazione. Ma d’altronde Jon ha bisogno che le cose gli vengano dette molto chiaramente, piano piano, e guardandolo negli occhi, sennò non ci arriva.

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I non morti bloccati dalle fiamme si apprestano ad attendere un momento più propizio.

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Nella cripta, Tyrion è insofferente perché vorrebbe salire in superficie ad aiutare. Varys si fa portatore di ottimismo sottolineando la comodità di essere già in una cripta. Sansa esorta Tyrion a smettere di far casino, che tanto se andasse sul campo di battaglia morirebbe e basta.

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E qui arrivano improbabili quanto gustosi discorsi romantici fra Sansa e Tyrion. Il nano afferma che forse sarebbero dovuti rimanere sposati. Non è chiaro se lui sia alla ricerca di un’ultima ciulatina pre-morte, ma comunque Sansa lo friendzona sottolineando che fra loro non funzionerebbe, visto che lui è ancora fedele a Daenerys, e non può essere leale a due donne contemporaneamente. Prima che Tyrion possa illustrarle le gioie della poligamia, Missandei fiuta una critica a Khaleesi e si fionda nella discussione per difenderla, ricordando che senza di lei sarebbero già tutti i morti.

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Nei pressi dell’albero-con-la-faccina, Theon cerca di scusarsi con Bran per aver trattato malissimo gli Stark. Bran la butta sul metafisico (che strano…), dicendo che non deve scusarsi, perché ogni azione che ha compiuto l’ha portato qui, a casa. Che tenerezza.
Poi si autoesclude usando la corvo-visione, come ogni adolescente complessato che si rispetti. Theon sente potente su di sé l’influsso del Menarogna, e ne ha tutti i motivi.

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La corvo-visione ci mostra finalmente il Night King, che con un semplice gesto della mano ordina ai suoi zombie di buttarsi nel fuoco per creare un ponte per i soldati dietro di loro. Il trucco è tanto semplice quanto efficace, forse facilitato dal fatto che il fossato è largo 27 centimetri, e rende soprattutto chiaro che la comunicazione telepatica del King è molto più efficiente di Davos che agita i fiammiferi.

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I morti scalano le mura, e i nostri difendono. Continuiamo a vedere Jaime e Brienne che si aiutano a vicenda, sempre sul punto di morire, e pensiamo che questo continuo mostrarceli sia l’anticamera di qualche decesso importante. In realtà non succederà, ed è semplicemente bello vederli che danzano insieme sul campo di battaglia.

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Anche Arya si dà da fare e, diciamolo, spacca i culi. La sua nuova lancia stacca teste che è un piacere, e contrasta vistosamente con un Mastino quanto mai scoraggiato, che però si riprende proprio quando c’è da proteggere la sua amica/ex prigioneria.

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Arriviamo così a uno dei momenti più strazianti/entusiasmanti dell’episodio. Un gigante zombie irrompe sulla scena e scaglia via Lyanna con uno scappellotto. La bambina, forse il più amato fra i personaggi secondari della serie, urla a squarciagola la sua rabbia e si scaglia coraggiosamente contro il bestione. Questo la prende e la stritola, facendoci battere denti al suono delle giovani ossa che si spezzano. Ma la ragazzina non ci sta a morire invano e infilza l’occhio del gigante, portandolo con sé nella tomba.
Lyanna, per stessa ammissione degli autori, doveva essere un personaggio da una puntata e via, ma il carisma di Bella Ramsey si impose in modo così palese da convincerli a darle più spazio. La sua morte trasuda un eroismo genuino e graffiante, reso ancora più nobile dal fatto che Lyanna sapeva benissimo di gettare al vento l’intero suo casato. Ma lo fa lo stesso perché non è mai stata una capace di rifuggire le responsabilità.
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Piccolo inframezzo con Jon e Daenerys che combattono il Night King, anche lui in sella al suo drago. Daenerys viene inseguita dal fuoco blu, mentre Jon non riesce ad aiutare perché impegnato a non cadere dal drago.

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Momento The Walking Dead per Arya, che è stata leggermente ferita in battaglia e ora si è rifugiata in una biblioteca piena di zombie. La giovane deve dare fondo alle sue abilità da assassina silenziosa per uscire dalla stanza, e segretamente mette un altro tassello su una specie di recap del personaggio: sì, è coraggiosa, sì, è silenziosa, sì, è letale. Tenetelo a mente, ché poi serve.
Occhiolino.

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Quando ormai sembra spacciata a causa dei troppi nemici, Arya viene salvata dal Mastino e da Beric. Quest’ultimo viene ferito gravemente, e per un attimo sembra sul punto di offrirsi in sacrificio per permettere la fuga degli altri due. In realtà riescono a mettersi tutte e tre in salvo, ma per Beric è comunque giunta la fine, e muore senza riuscire a dire altro.

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Arriva anche Melisandre, che sottolinea come Beric, resuscitato più volte, sia ora destinato a una morte definitiva, perché lo scopo per cui il Signore della Luce continuava a farlo rinascere è stato compiuto. E quale sarà mai questo scopo, visto che ha semplicemente salvato Arya?
Occhiolino.

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Arya e la strega hanno anche modo di scambiare due parole. Non si vedevano dalla stagione tre, quando Melisandre le disse che avrebbe chiuso molti occhi per sempre. Occhi marroni, occhi verdi, e occhi blu.
Occhiolino.
Non che io avessi capito che sarebbe toccato ad Arya uccidere il Night King, però a ripensarci ora sì, era un tantinello suggerito, diciamo così. Senza contare che Melisandre le porge su un piatto d’argento la frase della settimana: “Cosa diciamo al Dio della Morte?” – “Non oggi”.

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Mentre i morti irrompono anche da Theon, il Night King arriva alle mura e colpisce duro. Jon lo raggiunge e lo affronta, ma è Daenerys quella che riesce ad attaccare con maggiore efficacia, disarcionando il Re.

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Jon viene disarcionato a sua volta, mentre Daenerys si trova a poter attaccare un Night King ormai appiedato. Purtroppo, il “dracarys” che tanta gioia ci ha dato nelle stagioni passate, stavolta non funziona: Bran-il-Menarogna aveva specificato che non sapeva se il fuoco di drago sarebbe stato in grado di sconfiggere il Night King, e infatti il capo di tutti i cattivi se la ride beatamente. Daenerys potrebbe a questo punto suggerire al drago di masticarlo, ma invece preferisce andarsene via, perché sennò poi la puntata finisce subito.

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Tocca a Jon affrontare il Night King, e subito pensiamo a un duello d’altri tempi. Al Re della Notte però non frega niente della regole della cavalleria: preferisce fare un piccolo gesto con la mano, così da risollevare una nuova valanga di morti dal campo di battaglia. È una bella scena perché sottolinea/ricorda tre cose: che un duello puro e semplice fra Jon e il King sarebbe troppo banale, e gli autori hanno in mente altro; che far la guerra agli zombie significa solo aumentare le loro truppe; che l’esistenza stessa degli zombie è legata a doppio filo a quella del Night King.

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Tutto l’episodio usa la battaglia come punteggiatura fra le singole storie dei singoli personaggi. In questo caso, il ritorno a Jaime, Sam, Verme Grigio e Tormund serve non solo a mostrarceli impegnati in una situazione sempre più disperata, ma ci mostra anche la teorica morte di qualunque speranza: i nostri sono in pochi, ormai allo stremo, e in più, tutto intorno a loro, un nuovo esercito zombie si alza, pronto a combattere. Fra questi anche l’occhio blu della povera Lyanna.

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Le mura sono ormai perforate, i primi mostri arrivano alla cripta, e Jon si lancia da solo in soccorso di Bran, completamente accerchiato. La situazione è grigissima e ci arriva un’ulteriore botta sulla nuca: distratta dall’amato che si allontana, Daenerys non si accorge che gli zombie si arrampicano sul drago. Khaleesi viene disarcionata e, in un’altra immagine che ricorderemo, il suo drago fugge scrollandosi di dosso decine di non-morti che continuano ad accoltellarlo ferocemente.
Sarà bene intenderci su questa cosa: la pirlaggine di Daenerys in questo frangente appare un tantino esagerata, come se gli sceneggiatori avessero in testa l’immagine del drago con i morti sopra, e fossero disposti a tutto pur di arrivarci. Una piccola forzatura, se vogliamo, e non è l’unica nel corso della puntata. Detto questo, ci passiamo sopra perché lo spettacolone è troppo coinvolgente per fare questo genere di pulci.

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Ovviamente il fatto che Daenerys sia rimasta da sola in mezzo agli zombie ha anche un altro scopo ben preciso: far sì che Jorah possa proteggerla un’ultima volta. In questo momento non è ancora sicuro che sia “l’ultima”, però dai, è comunque palese.

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Altra immagine piuttosto potente è quella di Jon che corre verso Bran, facendosi forza per non aiutare gli amici in difficoltà, soprattutto Sam che sembra sul punto di soccombere. A posteriori c’è qualcosa di ferocemente ironico in questo continuo affannarsi di Jon, come se sentisse su di sé il peso di tutto l’eroismo possibile, anche se poi non sarà lui a risolvere la situazione. Anzi, come tutti beneficerà dell’aiuto della sorella(stra), altrimenti sarebbe finito carbonizzato come uno qualsiasi.

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Un salto nella cripta ci mostra che la situazione è precipitata. La gente comincia a morire e Sansa e Tyrion si trovano da soli, nascosti, pronti a ricevere l’attacco degli zombie. Sansa tira fuori il coltello datole da Arya e, per un lungo momento in cui i due si scambiano sguardi intensi, sembra quasi che voglia usarlo su di sé, per impedire ai morti di ucciderla. Qui fra l’altro cambia completamente il tappeto sonoro (mirabile la colonna sonora di Ramin Djawadi), con una musica molto più dolce e lenta che toglie alla battaglia il suono degli scontri che si possono vincere, dandole l’atmosfera delle sfide già perse. In questo momento il mood è proprio terrificante, e l’unica speranza a cui ci aggrappiamo è esterna alla serie: come diavolo riempiono altri tre episodi se muoiono tutti?

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Mentre l’utilissimo Jon Snow gioca a nascondino col drago del Night King, si consumano gli ultimi attimi di Jorah, che viene ferito al costato mentre protegge Daenerys. Ci vorrà ancora qualche minuto, ma la sua sorte è segnata.

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Qui è impossibile riassumere ogni cambio di location, perché il punto di vista continua a saltare da una situazione all’altra, al solo scopo di mostrarci quanto siamo messi male. Jon che fugge dal drago; Jorah e Daenerys da soli; lo sguardo rassegnato di Varys, ormai convinto di stare per morire; l’arrivo del Night King di fronte a Theon e Bran; Brienne che urla, sommersa dai nemici; Sam ormai in lacrime.

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Bran finalmente esce dalla corvo-visione e concede quello che sarà l’ultimo saluto a Theon: gli dice che è un brav’uomo e lo ringrazia. Considerando che il percorso di Theon, da che è stato rapito da Ramsay in poi, è tutto votato alla redenzione, il fatto che l’ex bambino di casa Stark lo ringrazi è la degna conclusione di un viaggio partito da lontano e arrivato a una ricompensa piccola ma decisiva. Ciò che succede subito dopo è prevedibile, ma potente: Theon si scaglia contro il Night King, che lo uccide senza alcuna difficoltà.

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Ancora una volta vediamo Jon fuggire dal drago non-morto. È evidente che la bestia è ferita perché il fuoco, oltre che dalle fauci, le esce dal collo (dove il drago di Daenerys l’aveva azzannata). Questo per sottolineare che Jon è così inutile da non riuscire a liberarsi manco di un drago ferito. E voleva combattere il Night King, vabbè…

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Non contenta, la regia sottolinea ulteriormente il problema: il Re della Notte è ormai di fronte a Bran, con Jon lontano e troppo impegnato a sopravvivere. In pratica stanno giocando con le nostre aspettative, perché eravamo portati a pensare che sarebbe stato Jon a salvare la situazione, ma è ormai palese che l’erede di casa Targaryen non farà mai in tempo a intervenire.

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E quindi chi è che deve metterci una pezza? Chi è capace di arrivare come brezza e superare l’esercito dei morti senza essere vista? Chi è sparita da ormai mezzo episodio, dopo essersi allontanata quasi senza che gli spettatori se ne accorgessero, giusto in tempo per essere dimenticata fino a questo momento? Ma Arya, ovviamente! Il suo arrivo alle spalle del King è splendido, perché compare dal buio meglio degli stessi zombie, e se è vero che il Re riesce a fermarla, dandoci per un attimo l’impressione di poterla uccidere, nulla può contro la mossa della ragazza, che lascia cadere il coltello di acciaio di Valyria nell’altra mano e trafigge il nemico facendolo esplodere.
Troppo rapido? Troppo semplice? Chissà, può essere. Certo è che non potevamo aspettarci grandi discorsi da parte del Re della Notte, che tipicamente non parla o parla pochissimo, né potevamo concepire una sua dipartita dopo uno scontro in campo aperto, ipotesi scartata più volte nel corso dell’episodio. Le possibilità non erano più molte, e Arya ha colto l’unica che riusciva a vedere.

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Come previsto, alla morte del Night King tutti i suoi seguaci si afflosciano, compresi i soldati nella cripta, quelli che ancora combattevano dentro le mura di Grande Inverno, e naturalmente il drago che ancora cercava di mangiarsi Jon.

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Nonostante la vittoria, c’è ancora spazio per le lacrime. La morte del Night King garantisce la sopravvivenza di Daenerys, ma non quella di Jorah, ferito troppo gravemente. La sua è la morte teoricamente più scontata, sia nel senso di “sapevamo che era spacciato”, sia in termini di “come” avviene. Ciò però non toglie nulla alla sua forza: sono anni che Jorah sogna di morire proteggendo Daenerys, e il sacrificio per lei era l’ultima cosa che rimaneva al povero Mormont. Anche lui, come Beric, non riesce a dire una parola: non so se sia per volontà degli sceneggiatori di non mettergli in bocca cose troppo banali oppure, più compiutamente, per la consapevolezza che il percorso di Jorah è così chiaro, sia per lui che per Daenerys, che ogni parola sarebbe superflua. Fatto sta che funziona: non serve che aggiunga altro, perché le sue azioni hanno sempre parlato per lui.

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Il finale di episodio è per Melisandre, che come Beric ha esaurito la sua funzione e quindi, allo spuntar dell’alba, si allontana dal campo di battaglia per sfiorire e morire in pochi istanti. La sua dipartita, che di per sé può colpirci meno rispetto ad altre scene, ha però un discreto valore metaforico: è la fine della componente magica di Game of Thrones. Senza Night King e Melisandre, ciò che rimane sono solo gli umani, puri e semplici, le cui beghe politiche e militari, però, sono il succo vero della serie. Morendo subito dopo il Night King, Melisandre lascia il campo alla semplice umanità, che finalmente può prendersi tutto ciò che resta dello show e, probabilmente, delle nostre coronarie.

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VARIE ED EVENTUALI

-Il drago di Jon che fine ha fatto? Quando il Night King viene disarcionato lo vediamo cadere nella neve, con Jon che viene a sua volta sbalzato fuori. Da lì in poi si vedrà solo il drago di Daenerys e quello del Night King. Quello di Jon sembrava ferito, ma non morto, e quindi dov’è?
-Il risveglio di Lyanna in versione zombie è un’immagine potente, ma ho sentito la mancanza di un’ulteriore sua inquadratura alla fine. È
 pure vero che la sua morte era stata così eroica, che vederla poi perire definitivamente sotto la spada di un Tormund qualunque, oppure vederla afflosciarsi dopo la morte del Night King, sarebbe stato un po’ sminuente.
-Ma Ghost dov’è finito? Si vede accanto a Jorah prima del primo attacco ai morti, e poi non se ne parla più. Se lo son dimenticato? O è morto senza che ce lo facessero vedere?
-Considerando la difficoltà di sopravvivere all’assalto portato dagli zombie, ora qualunque personaggio presente alla battaglia che venga ucciso nella lotta contro Cersei potrà fregiarsi del titolo di “morto da idiota”.
-Al di là della semplice sorpresa legata al fatto che a uccidere il Night King non sia Jon, è importante notare che il bastardo di Ned Stark non è effettivamente uno Stark, mentre Arya sì. In questo senso, Arya compie appieno la missione della sua casata, che da sempre è la prima e più importante difesa del Nord. Se fosse stato Jon (un Targaryen) a uccidere il Night King, gli Stark si sarebbero giocati una buona fetta di onore.
-E comunque tutte le teorie sull’identità del Night King sembrano cadute nel nulla. Non che sia una “colpa” della serie, visto che non avevano mai suggerito granché in questo senso, e sono in gran parte elucubrazioni dei fan. Però insomma, l’han tenuta sul semplice.
-Ma quindi, ora che Theon non c’è più, possiamo pensare a una passione romantica fra Sansa e Tyrion?
-Come accennato più sopra, si è fatto molto riferimento al continuo proteggersi a vicenda fra Jaime e Brienne, che però praticamente non hanno avuto alcuna battuta che non fosse strettamente legata alla battaglia. Un po’ questa cosa l’ho patita, ma confido che il triangolo Tormund-Brienne-Jaime possa darci ancora parecchio da qui alla fine.
-Battute a parte, c’è la possibilità che questo episodio abbia tolto a Jon ogni possibilità di sedere sul Trono di Spade. Dai, è stato per lo più inutile per tutta la puntata, e ora l’idea che sia lui a regnare sulle genti di Westeros fa sempre più ridere. Già di suo non vorrebbe governare, in più ora non è nemmeno il campione di guerra che tutto conoscono. Rimane comunque il fatto che era stato resuscitato, e che per ora non ha compiuto alcuna impresa che valga quella resurrezione (Melisandre ha precisato due volte quanto il compimento di questi scopi sia importante per il suo dio). Sento odor di sacrificio. Per cosa non lo so, ma sacrificio.
-In queste settimane si è molto fantasticato sulla possibilità che Daenerys diventasse la vera cattiva della serie. La possibilità esiste ancora, anche perché la faccenda “mio marito è mio nipote nonché l’erede al trono che volevo io” è ancora in ballo. Allo stesso tempo, però, la Daenerys di questo episodio è una ragazza che combatte con coraggio e piange gli amici caduti, non esattamente il ritratto di un malvagio. Staremo a vedere…
-Il buio di queste puntate, quello che impedisce di alzare le tapparelle, era palesemente una metafora della notte caduta sugli uomini, che riverberava sulla stessa fotografia dello show. Tutto bello e ragionevole, anche se ora la fine del Night King dovrebbe portare con sé episodi più luminosi. Il che non significa meno pericoli per i nostri beniamini, ma semplicemente riusciremo a vedere qualcosa.



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