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Good Omens: Prime Video e Neil Gaiman reggono le aspettative

La miniserie tratta da Buona Apocalisse a tutti è divertente, fresca e intelligente. Come speravamo.

di Diego Castelli | il 5 Giugno 2019 | 29 Commenti
Copertina On Air Pilot

Good-Omens (5)

Era una delle novità più interessanti di questo periodo e, nel suo piccolo (è una miniserie di sei episodi), non ha deluso.
Parliamo di Good Omens, il racconto comico-fantasy-religioso tratto dall’omonimo romanzo di Terry Pratchett e Neil Gaiman, tradotto in italiano come “Buona apocalisse a tutti” e prodotto da Amazon per la sua piattaforma Prime Video.
Uno show molto atteso – grazie alla fama del romanzo, dei suoi autori, e per il cast coinvolto – che risponde a un’annosa domanda: cosa succederebbe se l’Apocalisse fosse alle porte e una strana coppia composta da un angelo e un diavolo decidesse di provare a impedirla?

Good-Omens (1)

Ok, magari la questione non è poi così annosa, ma è comunque una domanda interessante, no?
I due protagonisti sono Azraphel, interpretato dal Michael Sheen di Masters of Sex, un angelo che vive con l’umanità praticamente dall’alba dei tempi e ha maturato un certo gusto per le cose terrene, tra cui la buona cucina; e Crawley (interpretato da David Tennant, che spero di non dover dire chi è), un diavolo che iniziò la sua carriera nei panni del serpente che convinse Eva a mangiare la famosa mela, e che ora fa una vita da fighetto super-stiloso che ogni tanto piazza qualche bell’inganno e cattiveria ai danni del genere umano, anche se poi gli umani sono sempre più bravi di lui a farsi del male fra di loro.
Azraphel e Crawley, sulla carta, sono nemici giurati, e ogni azione dell’uno dovrebbe essere votata al fallimento di quelle dell’altro, ma in realtà, nel corso dei millenni, i due hanno maturato una strana e precaria amicizia, che si basa su un sentimento comune e per entrambi probabilmente imprevisto: un certo amore per l’umanità, e un discreto fastidio all’idea che venga spazzata via.
Nell’apprendere che l’Apocalisse è vicina (Crawley ha anche contribuito all’arrivo dell’Anticristo, che al momento è un ragazzino di 11 anni in attesa di scoprire i propri poteri), i due decidono di agire contro i rispettivi superiori, nella speranza che con qualche magheggio si possa impedire una guerra che le alte sfere del Paradiso e dell’Inferno sembrano non solo volere, ma anche considerare inevitabile, ma che giocoforza causerebbe lo sterminio di tutti i poveri umani.

Good-Omens (3)

Da qui parte un’avventura che non serve ricostruire nei dettagli, qualora non aveste ancora visto la miniserie, ma che si può consigliare con grande serenità.
Scritta dallo stesso Gaiman e fedelissima all’opera originale (a volte perfino nelle singole battute), Good Omens è un gioiellino di comicità e fantasia, capace di stupire quasi a ogni scena.
Al di là del singolo effetto speciale o del particolare twist, alla base dell’efficacia della serie c’è una forma parodica molto british (diversi critici hanno avanzato il paragone con i mitici Monty Phyton) che prevede la costruzione di un’impalcatura epica, perfino mistica (si parla di Dio, di angeli, diavoli, del futuro del mondo, dell’Anticristo), dandogli però una patina quotidiana, quasi impiegatizia, in cui anche le creature soprannaturali sono impastoiate in un gioco burocratico che parte dall’ineffabilità del progetto di Dio, e a cascata si articola in una lunga serie di uffici, gerarchie, messaggi in codice, strampalati cacciatori di streghe e demoni puzzolenti.

Good-Omens (2)

Incastrando qui e là alcune deviazioni dal romanzo, buone per inserire qualche attore di spessore (come l’arcangelo Gabriele interpretato da Jon Hamm) o per tradurre in audiovisivo la voce narrante del libro (nella miniserie Dio ci parla direttamente, con la voce di Francis McDormand), Gaiman rimane però molto fedele a un’opera letteraria la cui forza sta proprio nella sua anima surreale: leggiamo/guardiamo una storia che parla di personaggi e leggende millenarie, spesso caricate da un peso clericale non indifferente, che qui diventano strumenti di un gioco buffo e sorprendente, che non punta quasi mai alla risata sguaiata, quanto piuttosto alla divertita soddisfazione di chi ama la buona creatività, specie quando viene usata per prendere un po’ in giro istituzioni grigie e pesanti.

Il tono della miniserie è settato fin dall’inizio, quando la voce di Dio ci svela che il mondo è nato 6000 anni fa circa, e i fossili di dinosauro non sono altro che uno scherzo con cui far uscire di testa gli umani. Da lì in poi non c’è un solo elemento della storia che, partendo da una base più o meno “normale”, non venga ribaltato e storpiato in una versione assurda e folle di se stesso.
I personaggi sono tanti, gli eventi pure, e si salta spesso da una linea narrativa all’altra, eppure, nonostante questa leggera cacofonia, la trama rimane solida e salda, e non c’è quasi mai il rischio di perdere il filo.

Good-Omens (6)

Non pensate, però, che sia tutto un gioco linguistico e visivo fine a se stesso. Sotteso alla miniserie (forse più ancora che al romanzo) c’è un vibrante messaggio pacifista, e un’appassionata difesa dell’umana imperfezione. A conti fatti, le immacolate creature celestiali sono noiose e arroganti, mentre i diavoli troppo brutti e corrotti, entrambi incapaci di apprezzare la bellezza dell’imprevedibilità, tutti tesi a seguire il percorso prefissato da un destino che sembra dominare anche gli umani e i loro difensori (Azraphel e Crawley), ma a cui i “buoni” cercano in ogni modo di opporsi in nome della propria autodeterminazione. In ogni piccolo peccato di gola di Azraphel, in ogni sgasata di auto da parte di Crawley, e infine nella loro improbabile ma salda amicizia, c’è una grande passione per le piccole gioie della vita, soprattutto per quelle impreviste, che non meritano di essere spazzate via da una guerra inutile.

Good-Omens (4)

In questo appare saggia l’idea di trasformare il romanzo in miniserie: c’è tutto quello che ci deve essere, senza per questo finire in sbrodolamenti di sorta, e tutte le parti in causa hanno potuto dare il meglio di sé, a cominciare da Sheen e Tennant: i due riescono a trasmettere la loro profonda diversità (giocata anche su semplici toni cromatici bianco/rosso), ma anche quella complicità necessaria a rendere plausibile l’alleanza di due creature così agli antipodi.
L’unico problema, con Good Omens, è che finisce. Il che può spiacere, visto che ci vuole davvero poco ad affezionarsi all’atmosfera deliziosamente assurda della serie, sempre fresca e sopra le righe.
Ma alla fine si capisce che è giusto così: questa è la storia che andava raccontata, dall’inizio alla fine. Allungarla tanto per allungarla non avrebbe avuto molto senso.
Perché seguire Good Omens: La miniserie, molto fedele al romanzo, ne restituisce il meglio, cioè la parodia surreale e intelligente del fantasy a sfondo religioso.
Perché mollare Good Omens: se non vi piacciono le parodie molto british, tutte surrealtà e personaggi assurdi.

MiglioreNuoveSerie

Taggato con: Good Omensneil gaiman



  • Anna Monti

    Dato che io adoro le cose surreali e un pochino assurde, ovviamente ho adorato questa miniserie che trovo incantevole.
    Sono contenta che l’abbiano pensata come autoconclusiva, Terry l’avrebbe voluta così.
    Una parola per i due protagonisti, semplicemente perfetti.
    Non sai se adorare di più il Crawley di Tennant (sempre con gli occhiali neri se no si vedono gli occhi da serpente) o l’Azraphel di Sheen, così goffo, incerto e commovente.
    Passi dall’uno all’altro col sorriso sulle labbra e l’amore negli occhi.
    Per me che ho letto e amato praticamente quasi tutto Pratkett (devo completarlo ma lo farò presto) è stato davvero un regalo.
    Grazie, Gaiman!

    • Doctor Kaspa

      *Pratchett

      • Anna Monti

        Grazie.

    • Manolito

      Se vuoi te lo regalo che sto traslocando e non ho più una parete libreria. Ho anche molto Gaiman.

  • ciro mito

    Bella bella bella

  • Giovanni (Travis)

    Se non vi piacciono le parodie molto british, tutte surrealtà e personaggi assurdi. Eccomi!

    • Anna Monti

      Cioè NON ti piacciono?
      Oppure ti piacciono.
      Non l’ho capito.

      • Giovanni (Travis)

        NON mi piacciono. L’ironia british, o americana che scimmiotta quella british, non la comprendo, non mi fa nemmeno sorridere, mi fa pensare solo a qualcosa che dovrebbe essere e non è.

        • amaryllide

          non confondiamo. Il british humour è una cosa seria, i WASP americani (e specialmente le tv americane) sono incapaci di ironia, come dimostra a sufficienza il fatto che abbiano inventato la risata di sottofondo. Per un inglese è semplicemente folle la sola idea che si debba ridere a comando. Ma a sua volta dell’ironia british autentica (= Monty Python, Goon Show, Blackadder) questa serie e il libro da cui deriva hanno ben poco.

          • Giovanni (Travis)

            Mai confuso. Secondo te potevo mai paragonare l’ironia di Good Omens a quella, ad esempio, di “Due uomini e mezzo”? Questa invece è molto stile british, ovviamente niente risate sguaiate, ma l’ironia DEVE far sorridere. Quella british a me non dice nulla. Ammetto di aver visto molti più film british che serie tv. Ma anche nei film la detesto.

          • amaryllide

            ma infatti non si chiama ironia ma humour. E’ un’altra cosa, e ci sta che a chi piace la prima non piaccia il secondo, e viceversa.

  • Hugo Drodemberg

    @il buon Castelli +tutti: Sono 15 anni che si traspongono opere di Gaiman in formato cinetelevisivo, SEMPRE con successo o giù di lì. Sono 15 anni che io e i miei amici ci chiediamo: a quando Sandman (che, per chi non conoscesse Gaiman, è tipo la sua Divina Commedia)??? Nessuno sa niente???

    • Eraserhead89

      Sandman sarebbe arduo da trasporre a dovere… Per me ci starebbe bene una serie animata, al massimo!

      • Hugo Drodemberg

        L’unica difficoltà che vedo in Sandman è che è molto corale. Certo costerebbe un botto, ma con le tecniche e i soldi che si investono adesso non mi pare assurdo… anche perchè sarebbe un successo assicurato. Io continuo a sognare…

    • Giovanni Remo

      Sarebbe stupenda anche Neverwhere, in una versione meno trita di quella della BBC del 1996.

      • Hugo Drodemberg

        D’accordo, ma non era così trita, dài, è di 23 anni fa! Cioè, per l’epoca non era una produzione di bassa legatura, almeno nei miei ricordi…

        • Hugo Drodemberg

          Poi ovvio che vista oggi fa vecchio eh… come quasi tutto
          PS mitico Edika!!! Lui sì che non è invecchiato ancora di un giorno ;)

  • ll

    L’ho molto amata, anche se quando Crowley e Azraphael non sono sulla scena perde un pochino (ma questo perché loro sono GRANDIOSI).

    Spero che anche Terry abbia apprezzato.
    https://uploads.disquscdn.com/images/a6fa5eaee2b3d07cbbea3cf361b7dfc8770acf9c516817d96628b996da89f2b5.jpg

  • DScafo

    Comunque Gaiman ha dichiarato che è pronto a proseguire la serie di suo pugno se amazon lo richiedesse, dipende dal successo o meno della trasposizione; ha anche detto che ci sono diverse idee che aveva pronte per un ipotetico seguito romanzesco che ha già anticipato in questa trasposizione e che vorrebbe comunque sviluppare.

  • LSc

    Per la prima volta mi trovo in profondissimo disaccordo.
    A cominciare dal pilot, un disastro. Il primo inguardabile minuto di spiegone è imbarazzante, dà per scontati nuovi assurdi assunti e poi, frettolosamente, subito trama trama trama, tizio, caio, con personaggi stereotipatissimi. Una confusa narrazione di gerarchie e funzioni dei personaggi, passando per un makeup dei demoni da bmovie horror.
    Le performance delle due star svaniscono, non è divertente, non è visivamente appagante, la parodia intelligente soccombe in un prodotto che ha creduto di potersi reggere sui curricula delle star ingaggiate.

    • Hugo Drodemberg

      …ovviamente de gustibus, ma il primo minuto non è uno “spiegone”, non va a tappare alcun buco narrativo. E’ una dichiarazione d’intenti, setta il tono del racconto, e non è tanto più assurdo della genesi della Bibbia, di cui è chiara parodia. Tenendo conto della fedeltà della serie all’opera originale, direi che a non piacerti sia la scrittura di Pratchett, più che questo prodotto in particolare…

    • Manolito

      Anche a me non è piaciuta molto ed io ho letto tutto Pratchett. Ormai preferisco molto di più le serie “cattive” e questa è veramente troppo candida, fermo restando che è un ottimo prodotto, solamente che sono ormai troppo ben abituato. Per dire dieci volte meglio Doom Patrol.

  • selena

    if you want to see “Escape Room” look at this link: sunmov55.blogspot.com

  • Doctor Kaspa

    Mi permetto un appunto: è una co-produzione con la BBC: la cosa ha la sua importanza, alla luce anche degli innumerevoli riferimenti a Doctor Who di cui è disseminata la miniserie, sono troppi per essere solo omaggi.

    Per il resto sono d’accordo, è il giusto connubio tra il surreale portato all’estremo di Pratchett e il fantastico realistico di Gaiman. Come in fondo era il libro: so che voi non fate mai raffronti con le opere da cui sono tratte le serie, ma in questo caso è importante rimarcare che la maniacale fedeltà al testo sia dovuta a un omaggio a Pratchett.
    Quando parla Dio si ha quasi l’impressione di vedere le celebri note a piè pagina di Sir Terry animarsi.

    PS:
    E finalmente Ten è diventato ginger!

    • Manolito

      La ragazzina che dice “exterminate!!” all’anticristo è impagabile!

  • Holly

    Io lo sto adorando! Sto cercando di andare il piu’ piano possibile per non finirlo subito..lo trovo fenomenale! Michael Sheen e David Tennant sono bravissimi (a mio parere) e la mini serie e’ super divertente!

  • Mira Marvell

    “L’unico problema, con Good Omens, è che finisce.” Non potrei essere più d’accordo, l’ho adorata!

  • Giovanni Remo

    Veramente bella e allegra. La storia mette buonumore e ha due mattatori strepitosi, oltre a una bella serie di personaggi minori, un vero peccato che duri solo sei puntate.

  • Giulia Bera

    perfetta…

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