13 Settembre 2012 9 commenti

Good Cop – La serie più nera degli ultimi anni di Marco Villa

Una serie bomba. Bomba e disperata.

Brit, Copertina, Pilot

Lo dico subito, così mi tolgo il pensiero: Good Cop è una bomba. Bellissimo. Certo, è lento, angosciante, per certi versi anche piuttosto peso, ma è una bomba. Per trovare la frasetta: uno dei telefilm più neri e senza speranze che abbia mai visto.

Good Cop è una serie inglese, in onda dal 30 agosto su BBC One. Racconta la storia di John Paul Rocksavage (eh? eh, lo so), poliziotto di Liverpool che vive la più classica delle discese agli inferi, che lo trasformano da bravo poliziotto a mezzo mostro. La causa scatenante è il pestaggio del suo compagno di pattuglia, ad opera di un gruppo di teppisti/criminali/mafiosetti. Da lì, Sav, questo il nomignolo usato per evitare il nome più pomposo della storia, si infila in un percorso di vendetta che gli farà perdere ogni riferimento e valore, trasformandolo in un killer con pochi scrupoli, ma enormi sensi di colpa.

Dicevo che è una serie senza speranza. Lo è innanzitutto per la figura di Sav (interpretato da Warren Brown, il collega giovane di Luther in, guarda un po’, Luther, cui Good Cop è in qualche modo debitrice fin dalla sigla): solo, isolato dal mondo, una figlia avuta in gioventù e praticamente mai conosciuta, la mancanza di rapporti con la madre della bimba, un padre malato terminale e una rabbia interiore assoluta. Ma senza speranza è anche tutto quello che Sav incontra. Qui evito di fare esempi per tenermi lontano dal rischio spoiler, basti solo sapere che nella prima puntata si parla di un neonato morto. Neonato morto. Questa la partenza, giusto per settare i toni.

Quella di Sav è una storia tragica, come tutte quelle di chi non ha nulla da perdere e continua a fare un passo avanti nella direzione sbagliata, semplicemente perché i passi compiuti in precedenza gli impediscono di cambiare direzione. E qui sta l’angoscia: guardare Good Cop è guardare qualcosa in costante peggioramento. C’è come una linea tracciata che – si sa – non farà altro che far sprofondare sempre più il protagonista. Il tutto raccontato con ritmi lenti, quasi solenni, a sottolineare la pesantezza che Sav si porta addosso.

Good Cop è tutto qui: non una serie rivoluzionaria, ma una serie potente, che sa creare tensione e sa trasmettere alla perfezione le sensazioni avvertite dal suo protagonista, anche grazie a una cura visiva di altissimo livello. Insomma, siamo di fronte alla prima grande serie inglese della stagione 2012/2013.

Perché seguirlo: per la potenza del racconto e delle sensazioni che trasmette

Perché mollarlo: perché l’angoscia è tanta e gli appigli di speranza pressoché nulli. Ok, per me questi sono altri due motivi per seguirlo.

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