15 Gennaio 2015 4 commenti

Togetherness – Una nuova comedy in puro stile HBO di Marco Villa

Una coppia in crisi e due amici ancora più in crisi. Togetherness è la nuova serie leggera di HBO

Copertina, Pilot

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Una settimana fa ho scritto di Mozart In The Jungle, la (bella) nuova serie prodotta da Amazon. Una serie tv che è senza dubbio una comedy e come tale l’ho presentata. Tra i commenti, però, qualcuno ha obiettato: “ma come fa a essere una comedy, se non fa ridere?”. Ecco, Togetherness è la serie perfetta per affrontare il tema della nuova generazione di comedy, quelle che si sono lasciate alle spalle la vecchia idea di sitcom e stanno cercando (spesso con difficoltà) di ridefinire in toto un genere.

La prendo un po’ alla larga, ma poi arrivo a Togetherness, promesso. Se pensate al cinema, quando definite un film una commedia, non state necessariamente parlando di qualcosa che vi fa morire dal ridere. Fino a qualche tempo fa, per la tv non era così: la comedy era la sitcom, quella cosa registrata con il pubblico e che prevedeva una battuta ogni 20 secondi. Poi le risate in sottofondo sono diventate più rare, le battute si sono diradate e le comedy televisive si sono avvicinate alle loro omologhe cinematografiche, ovvero titoli leggeri, ma che non sono schiavi della battuta. L’esempio principale in questo senso è Girls, che resta anche irraggiungibile per tutte le nuove serie comedy attualmente in onda. Compresa Togetherness, che va in onda sullo stesso network (HBO) e che punta tutto su una parola: normalità.

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Togetherness è la storia di una coppia di trentaqualcosa con figli: non fanno più sesso da un bel po’ e, pur non essendo in crisi dichiarata, non se la passano benissimo. Nella loro casetta tanto bellina di Los Angeles, finiscono per ospitare la sorella di lei “sto diventando vecchia, nessun uomo mi vorrà più, diventerò una gattara” (interpretata da Amanda Peet, da tempo per me nell’olimpo delle attrici incapaci, ma che qui a sorpresa non demerita) e il miglior amico di lui “volevo fare l’attore, non ce l’ho fatta, sono grasso e pelato”. Nel primo episodio vediamo le crisi degli ultimi due incrociarsi con la routine famigliare dei primi, due mondi che sembrano lontanissimi, che sembrano scontrarsi, ma che in realtà finiscono per farsi del bene a vicenda.

Togetherness è stata creata da Jay Duplass (il figlio di Jeffrey Tambor di Transparent), da suo fratello Mark Duplass (il padre di famiglia di questa serie) e da Steve Zissis (l’attore fallito di questa serie). Se Zissis è soprattutto un attore, i due Duplass hanno alle spalle un buon numero di film prodotti e diretti in ambito indipendente, fatto che stimola ancora di più la sensazione che HBO abbia provato a spingere nuovamente su quel filone GirlsLooking, che sta rappresentando la parte più forte della sua sezione più leggera.

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A differenza di questi titoli, però, Togetherness sembra essere giocata eccessivamente per sottrazione: i personaggi mancano di carisma, la prima puntata non offre spunti originali e tutto sembra andare verso la creazione di un’atmosfera, più che di una storia. La sensazione è che la serie non prenderà di petto lo spettatore, ma piuttosto cercherà di coinvolgerlo con calma, con l’obiettivo di farlo entrare in quella togetherness che dà il titolo al tutto.

Una serie piccola e con un orizzonte non troppo ampio. Non si tratta di giudizi negativi: basta sapere cosa si sta guardando e non aspettarsi qualcosa di diverso nel tono e nella narrazione.

Perché seguirla: perché è una serie che vuole farti conoscere dei nuovi amici e vuole coinvolgerti in qualcosa

Perché mollarla: perché a naso sarà sempre molto debole dal punto di vista strettamente narrativo

Argomenti comedy, HBO, togetherness


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