18 Luglio 2019 8 commenti

Wild Bill – Come ammazzare una serie in mezz’ora di Marco Villa

Noi amiamo tanto Rob Lowe, ma non ce la facciamo a parlare bene della sua nuova serie Wild Bill, in cui interpreta un poliziotto americano spedito in UK

Brit, Copertina, Pilot

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Partiamo con le certezze: noi a Rob Lowe vogliamo un gran bene. In primis per The West Wing, perché chiunque abbia partecipato alle camminate infinite nei corridoi della Casa Bianca nella serie di Aaron Sorkin sarà per sempre nel nostro cuore. E poi per Parks and Recreation, in cui interpreta il sempre-su-di-giri Chris Traeger. Ovvio quindi che il nostro pregiudizio nei confronti di Wild Bill non possa che essere positivo, visto che Lowe è protagonista indiscusso nei panni di un poliziotto americano trasferito nella provincia più provincia del Regno Unito. E lo sappiamo che dovremmo essere il più possibile equilibrati… no, non è vero: non abbiamo mai avuto la minima intenzione di esserlo, quindi W Rob Lowe. Poi però abbiamo visto il pilot di Wild Bill. E porca miseria, no.

Per fare i precisini, diciamo che Wild Bill è un crime inglese in onda dal 12 giugno su ITV. Come detto, Lowe interpreta Bill Hixon, super-poliziotto statunitense caduto in disgrazia, che viene chiamato a Boston nel Lincolnshire per far aumentare il numero di casi risolti e far diminuire drasticamente il numero di poliziotti. Brutta grana, cui si aggiunge anche una figlia adolescente che non è esattamente entusiasta di lasciare Miami per una città con il fascino di Belluno in un giorno di novembre. Di pioggia.

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Wild Bill inizia bene, pur facendo ricorso all’ormai insostenibile giochino della sequenza iniziale interrotta dal cartello “Una settimana prima”. Il ritmo c’è, sostenuto da un tono ironico che è interessante in una serie crime, con Lowe che come sempre riesce a piazzarsi tra il serioso e la parodia del serioso con grande bravura. Anche l’inizio della trama crime non è male, visto che tutto muove da una ragazza scomparsa, la cui testa viene trovata dopo anni nel frigo di un tizio con disturbi mentali. E qui siamo già a un terzo del pilot, belli carichi e pronti a vedere una crescita della parte crime con un’investigazione come dio comanda, punteggiata però con precisione dalla parte più leggera.

E invece niente: arrivata all’incirca e metà del pilot, Wild Bill naufraga miseramente. L’indagine procede senza alcuna costruzione drammatica e tensiva, semplicemente come una concatenazione di fatti in apparenza scollegati tra loro e messi in fila con casualità, mentre la leggerezza tanto apprezzata nell’incipit viene annientata e girata verso il micro-drama famigliare.

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Risultato: Wild Bill non convince come crime vero, né come crime leggero, bruciando in poco tempo quanto di buono mostrato in avvio. Arrivati alla fine del pilot si è perso tutto l’interesse per il personaggio di Rob Lowe, nonostante un paio di comprimari che sembravano in grado di reggergli bene il gioco. E niente, serie archiviata e si passa alla prossima. So long, Wild Bill.

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