28 Aprile 2025

Étoile – Il ritorno non eccezionale di Amy Sherman-Palladino di Diego Castelli

La creatrice di Una mamma per amica e The Marvelous Mrs Maisel propone un dramedy danzereccio che fatica a stupire e resta troppo di nicchia

Pilot

Era il lontano dicembre 2017 quando vi parlavamo in toni entusiasti della nuova creatura di Amy Sherman-Palladino, la creatrice di Una mamma per amica che, nel sodalizio incrollabile con il marito Daniel, debuttava su Prime Video con una serie fresca, originale, divertente, adorabile fin dal minuto uno.
Era The Marvelous Mrs Maisel, un successo che aiutò i Palladino a risollevarsi dopo il mezzo flop di Bunheads, uno show molto carino e puccioso che però non aveva trovato lo stesso successo delle ragazze Gilmore.

Facciamo avanti veloce e arriviamo al 2025: la signora Maisel è andata in pensione e la sua interprete Rachel Brosnahan prepara il grande salto alla notorietà cinematografica nei panni di Lois Lane nel prossimo film di Superman.
Dal canto loro, i Palladino sono rimasti su Prime Video e presentano Étoile, una nuova serie che, guarda caso, insiste sugli stessi temi di Bunheads, quella danza classica che evidentemente è un pallino della coppia.

Il risultato però, forse per una strana legge di alternanza, non funziona del tutto.

Per certi versi, Étoile è una specie di Bunheads cresciuta: se all’epoca si seguiva un’insegnante di danza per ragazzine in uno scenario da provincia americana, ora siamo nella grande metropoli, a parlare di danza classica di alto livello.

I protagonisti sono due, anzi tre.
Ci sono Jack e Geneviève, interpretati da Luke Kirby (già Lenny Bruce in Mrs Maisel) e Charlotte Gainsbourg, che dirigono due teatri/scuole di danza a New York e Parigi, intenzionati a mettere in piedi una partnership che gli permetterà di scambiarsi talenti nell’ottica di ravvivare la propria offerta e far parlare di sé in un momento di crisi finanziaria.
E poi c’è Cheyenne (Lou de Laâge), ballerina francese di enorme fama, che diventa la stella europea trasferita a New York, con una valigia piena di talento ma anche di carattere difficile, scontroso, arrogante, ingestibile.

Costretti a gestire un cambiamento difficile ma necessario e a ingoiare l’antipatia del finanziatore Crispin Shamblee (Simon Callow), il caratterino di Cheyenne, e una lunga serie di altri casini (compresa una certa chimica romantica fra di loro), Jack e Geneviève provano a tenere insieme i pezzi del loro lavoro e della loro vita, in nome di un’arte immortale eppure sempre più difficile da comunicare alle nuove generazioni.

La premessa doverosa è che io non ci capisco niente di balletto, e nemmeno mi interessa capirci granché. Non è solo questione di danza classica: è proprio che non mi interessa la gente che si muove a tempo di musica.
È giusto dirlo perché, come vedremo meglio fra poco, Étoile si concentra molto sull’aspetto professionale della faccenda, ed è probabile che chi coltiva una passione specifica per questo mondo possa vedere nella serie, e nella cura che mette nella ricostruzione di quegli ambienti e quelle performance, una qualità che a me sfugge e/o non interessa particolarmente.

Chi ama la danza classica, quindi, dovrebbe prendere tutte le cose che dico in questa recensione, compreso un ipotetico “voto” alla serie, e alzare tutto di una tacca o due, un po’ come capita a me quando vedo un medical o una serie/film in cui la gente si mena con un certo gusto.
Anche facendo questo, però, c’è comunque qualcosa che non torna del tutto.

Di solito, una serie dei Palladino si nota subito dai dialoghi, e da questo punto di vista Étoile non fa eccezione. I dialoghi palladiniani sono rapidi, frizzanti, ironici, e si portano dietro un’impostazione molto teatrale, volutamente poco realistica, fatta di scambi velocissimi a due o più interpreti, intervallati da brevi monologhi solitamente usati per raccontare storie pazzerelle o veicolare insulti molto creativi.

Anche Étoile funziona così, e l’impianto molto corale della serie (che salta da una classe di danza a una riunione di consiglio di amministrazione, passando per scambi più ristretti ma pieni di pathos fra avversari, amici, amanti) favorisce la proliferazione di dialoghi la cui firma è innegabile.

Verrebbe da dire che anche qui c’è già qualcosa di non perfettamente riuscito, non sempre memorabile, come se lo stile dei Palladino fosse evidente, ma anche velato da una qualche patina di stanchezza.
Ma i problemi di Étoile stanno altrove.

Quello che davvero sembra mancare, in questa serie, è un equilibrio più preciso fra le varie componenti, la cui causa, forse, va ricercata proprio nella passione dei creatori per la danza.
Il pilot di The Marvelous Mrs Maisel era folgorante per molti motivi diversi. Non solo per il suo nucleo narrativo (una donna che decide di abbandonare la vita da casalinga per diventare una stand-up comedian), ma anche per la sua ambientazione vintage, per la capacità di costruire immediatamente una storia-nella-storia nello scontro fra le famiglie della protagonista e del marito, per la bellezza della strana sorellanza fra Midge e la sua agente Susie.
E poi ovvio, Mrs Maisel coglieva un preciso spirito del tempo, proponendo un femminismo arrembante eppure divertente e colorato, proprio negli stessi mesi in cui nasceva quello più agguerrito e incazzato del MeToo.

Con Étoile la situazione è molto diversa. I Palladino scelgono un argomento di nicchia (nel 2025 il balletto classico non è la stand-up comedy), e ci si concentrano con grande foga, lasciando poco spazio, specie nei primi episodi, per qualunque storia, sapore, sfumatura, che non sia strettamente legata alla gestione dei teatri e delle scuole di danza.

Poi certo, nel corso della prima stagione c’è modo di aprirsi ad altre suggestioni, e anche di tentare di partire da un’istituzione così antica, per inserirla nel mondo reale e parlare di quest’ultimo da una prospettiva per certi versi reazionaria, ma anche capace di farcelo vedere in una luce diversa dal solito.

Si tratta però si sforzi non del tutto riusciti, perché il focus sull’aspetto professionale, perfino finanziario, del mondo del balletto è così totalizzante nelle prime battute, da farti chiedere se davvero bastano dei dialoghi un po’ frizzanti per appassionarsi a una cosa di cui alla maggior parte delle persone non interessa granché.

Lo si vede anche dalle sottotrame romantiche e familiari, che sono estremamente prevedibili e telefonate: non appena due o più interpreti entrano nella scena, sai già dire chi finirà a letto con chi, e con quali problematiche annesse.
Se uniamo questo al fatto che i personaggi, in ogni caso, sembrano ossessionati esclusivamente dalla loro vita professionale, ecco che anche le pur significative deviazioni che vediamo sullo schermo suonano come delle tappe obbligate, dei cartellini da timbrare che i Palladino hanno accettato di inserire perché qualcuno gli ha fatto notare che non si poteva parlare solo-solo di danza.

Perché l’impressione è un po’ quella: che la passione dei Palladino per questo mondo così poco televisivo abbia fagocitato tutto il resto, come se la carta bianca concessa da Prime Video alla coppia abbia generato un mostro ossessivo che si è dimenticato alcune basilari regole di equilibrio fra pesi narrativi.

Questo non significa che Étoile sia una serie “brutta” o priva di spunti di interesse. I dialoghi divertenti ci sono, la messa in scena è di primordine, certe battute sulla contemporaneità o il politically correct colpiscono nel segno, e ci sono alcuni personaggi secondari che, nello stile dei Palladino, accettano il rischio di diventare macchiette pur di offrire allo spettatore un divertimento efficace e tenerissimo (ho in mente soprattutto Nicholas, ex ballerino e ora insegnante che è invecchiato malissimo e unisce un entusiasmo fanciullesco per la danza a un fisico in totale e comicissimo disfacimento).

Però basterebbe paragonare i due pilot: dopo il primo episodio di The Marvelous Mrs Maisel avevamo avuto l’immediata, esaltante sensazione di essere di fronte a qualcosa di grosso, una serie che, da qualunque punto la si guardasse, poteva offrire qualcosa di rilevante e memorabile.
Con Étoile, invece, si passa la prima puntata a prendere familiarità con un’ambientazione che però non offre alcun particolare guizzo, nessuna accelerata che ti faccia dire “aspetta che lo consiglio a tutti i miei amici”.

Arrivati alla fine della prima stagione ci si è pure divertiti, qui e là, e diversi personaggi si sono meritati il nostro affetto. Ma al fondo di tutto c’è una specie di freddezza, di macchinosità, di insincerità, che fa da cornice a quello che sembra l’unico interesse dei Palladino, ovvero la danza classica. Un intento nobile, forse, ma poco compatibile con la necessità di piacere a un pubblico vasto come quello di Prime Video.

Perché seguire Étoile: se vi piace la danza classica, potrete unirci la verve di Amy Sherman-Palladino, che non è poco.
Perché mollare Étoile: a meno di avere interesse preventivo per il mondo raccontato, Étoile non riesce a raggiungere il livello di freschezza e divertimento di The Marvelous Mrs Maisel.




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