Bad Thoughts su Netflix – La volgarità che fa il giro di Diego Castelli
Tom Segura crea, digire e interpreta una collezione di scenette dark comedy che puntano a spingere un po’ più in là il confine
Definire cosa sia la volgarità, al cinema e in televisione, potrebbe essere molto complesso. Quello che è volgare per me può non esserlo per te, in una serie pressoché infinita di sfumature.
Tuttavia, è possibile dividere la storia dell’audiovisivo in almeno tre grandi periodi dai confini temporali incerti.
Il primo era un tempo in cui al cinema la volgarità non si poteva vedere. Quale che fosse la sua definizione, chi produceva cinema cercava di evitarla, salvo eccezioni apertamente sperimentali o provocatorie, per non turbare un pubblico che magari a casa sua faceva porcate di ogni sorta, ma voleva essere trattato coi guanti bianchi.
Poi è arrivato un momento in cui una volgarità crassa, bassa, smaccata e goliardica, è diventata una chiave per far ridere senza pensieri, liberamente, in barba a certe ingessature del passato: in Italia sono gli anni della commedia sexy, di Pierino, e poi anche dei Vanzina, quando si poteva far ridere semplicemente dicendo “bucio di culo”, come da dinamica poi ripresa e tematizzata da Boris.
Ora siamo in un momento ancora diverso. La volgarità non è proibita, e qui e là continua a funzionare, ma in sé e per sé ha stancato, suona vecchia, passata di moda. Soprattutto, suona pigra, come se tu autore non avessi avuto abbastanza voglia e creatività per inventarti qualcos’altro.
C’è però ancora un modo per salvare la volgarità dall’oblio, un modo apparentemente paradossale: alzare il volume, esagerare, caricare quella volgarità (possibilmente condita con un po’ di altra ciccia) al punto da farli diventare parossistica, auto-evidente, compiaciuta eppure anche originale, così che riesca effettivamente a colpire e sorprendere, senza impantanarsi in dinamiche vecchie di quarant’anni.
È il tentativo compiuto su Neflix dallo stand-up comedian Tom Segura, che ha ideato, prodotto, diretto e interpretatO la sua prima serie: Bad Thoughts.

Da anni, Tom Segura è uno degli stand-up comedian più famosi d’america, uno che riempie gli stadi, che produce speciali per le piattaforme, che sparge la sua voce attraverso podcast. Non è uno dei comici che seguo di più, ma molti suoi spezzoni sui social mi hanno sempre fatto ridere proprio per la sua capacità di presentarsi come un pacioso padre di famiglia (quale è), che però è capace di alzare (o abbassare) improvvisamente la sua comicità dentro abissi di trivialità più o meno mascherata, portati all’ascoltatore con l’espressione tranquilla dell’americano medio che parla del più e del meno.
Al momento di lanciarsi nella serialità, Segura sceglie una modalità relativamente “facile”, cioè quella della struttura per sketch che non hanno bisogno di lunga presentazione o eccessiva coerenza interna, ma si pongono come una sequela di scenette a sé stanti, scritte nella forma della parodia, della satira, qualche volta del nonsense.
Anche se, questo va detto, spesso le ultime gag di un episodio tracimano nell’episodio successivo, per creare un filo rosso che vada uno o due passi oltre la purissima antologia.

Ebbene, se dovessimo identificare una singola caratteristica per descrivere Bad Thoughts, in linea con il titolo di “cattiv peensieri”, sarebbe la succitata volgarità. Che significa in questo caso? Che si sprecano temi che in altri contesti assimileremmo facilmente alla volgarità più bassa: sesso, parolacce, perfino la cacca.
Abbiamo detto, però, che la volgarità ha un valore diverso a seconda di come la si usa. In questo senso, Segura mostra una lucidissima consapevolezza degli strumenti che utilizza, che non sono le scorciatoie di uno scrittore pigro, bensì i grimaldelli accuratamente appuntiti con cui l’autore cerca di scardinare certi meccanismi della satira, della risata, dei tabù della nostra società e del nostro modo di intendere cosa si può mostrare e cosa no.
A rivelarcelo è soprattutto la tecnica dell’insistenza: quando Segura scrive e mette in scena una battuta volgare, non lo fa per due secondi, come se si vergognasse di mostrarla, nel classico “tiro il sasso e nascondo la mano”.
Al contrario, la maggior parte delle battute più volgari sono molto insistite, se non addirittura fondative dell’intero sketch, al punto che ti chiedi come diavolo abbiano fatto gli attori a recitarle (a partire dallo stesso Segura) senza provare un immenso imbarazzo.
Ed è proprio qui che si vede il tentativo consapevole, il piano ben congegnato.

Giusto per fare qualche esempio (piccoli spoiler). Nel primo episodio abbiamo non solo un sicario che pontifica sulle sue regole di ingaggio, tradendole clamorosamente (e qui saremmo alla comicità “normale”): è pure un sicario che a un certo punto, nel momento di maggior tensione, si fa la cacca addosso, in un modo che ci fa venire voglia di mettere un cuscino sulla faccia come se stessimo guardando un horror.
E sempre nel primo episodio, un tecnico informatico usa la realtà virtuale in maniera evidentemente discutibile durante una riunione, senza che nessuno dei presenti (tranne uno) si accorga dei gesti equivoci del protagonista: in questo caso è proprio la forma dell’insistenza a rendere la gag esilarante, perché è nell’iperbole che quell’idea apparentemente banale trova una forza primitiva nel farci allungare un sorriso quasi frustrato.
Quando poi Tom Segura, nei panni di se stesso, raccorda i vari episodi esplicitando i temi di ogni puntata, si presenta come un presentatore apparentemente pacato, razionale, composto, ma le parole che escono dalla sua bocca, e le scenette che si sviluppano alle sue spalle sullo sfondo, servono sempre e comunque a darci l’impressione di una distonia, di un’esagerazione, di uno storpiamento consapevole di una certa dinamica da TED talk, come se la persona che abbiamo davanti stesse cercando di raccontarci lucide verità sulla vita, ma da una prospettiva completamente deviata e schizofrenica.
Tutto è parodia ed esagerazione, anche ciò che sembra fare di tutto per non esserlo.

Bad Thoughts può assolutamente non piacere. E non solo perché la volgarità esagerata e orgogliosa resta comunque volgarità, quindi non per forza adatta a tutti i palati, ma anche perché, nel corso dei sei episodi, non tutte le idee funzionano allo stesso modo, non tutte vengono messe in scena con la stessa precisione, con un ritmo ugualmente efficace, con un equilibrio uniforme nella mescolanza delle varie componenti.
Se però frequentate queste pagine da un po’, già sapete che Serial Minds ha sempre premiato le serie e gli autori/autrici che provano a fare qualcosa di diverso, a non accontentarsi del compitino sicuro.
In questo caso, forse perché già forte di una carriera parallela abbastanza solida, Tom Segura non si trattiene, molla il freno e sperimenta fino in fondo con la sua comicità dissacrata e poco politically correct, quasi che la cosa più importante sia che la serie piaccia a lui, prima che al pubblico.
Un’impostazione non per forza vincente, ma che trasmette un vigoroso senso di libertà creativa.
Mettiamola così: che vi piaccia o meno, invidierete Tom Segura per aver potuto realizzare una serie che, evidentemente, ha adorato produrre.
Perché seguire Bad Thoughts: La sua studiata volgarità riesce a essere divertente e originale quanto più è esagerata e scorretta.
Perché mollare Bad Thoughts: non tutto gira sempre alla perfezione, e la volgarità resta volgarità: può sempre non piacere.
