The Runarounds – Il teen drama musicale che scalda il cuoricino di Diego Castelli
The Runarounds aveva tutto quello che serve per farsi odiare da un vecchio cinico e pelato come me. E invece no.
Uno dei temi che attraversano sottilmente Serial Minds da qualche anno (nelle sue varie incarnazioni, sito, podcast, TikTok) è il mio progressivo allontanamento dal teen drama.
Pur in una vita per me quasi sempre uguale, in cui non mi sembra di percepire lo scorrere del tempo, il fatto che io venga sempre meno attirato dai drammoni per adolescenti, che mi sembrano sempre più lontani da me e spesso molto “già visti”, mi dà il segno del tempo inesorabile che passa, e del fatto che posso anche aver smesso di perdere i capelli (perché non ce ne sono più) ma ci sono comunque altre cose che si perdono con l’andare del tempo.
Non so come sentirmi rispetto a questo inevitabile processo, ma posso dirvi che, quando arriva qualcosa che me lo fa dimenticare per un po’, non mi dispiace.
E stavolta quel qualcosa è stato The Runarounds, nuova serie di Prime Video che avrebbe tutto quello che serve per essere schifata dal Diego Castelli anziano (è un teen drama, c’è molta musica, il creatore Jonas Pate è un Kevin Williamson che non ce l’ha fatta, un figlio del North Carolina incapace di creare Scream e Dawson’s Creek), e che invece surprise, ho trovato deliziosa, e pucciosa, e adorabile.

La trama di The Runarounds è presto fatta: un gruppo di liceali appena diplomati, impegnati a viversi l’ultima estate prima di separarsi per andare al college, fonda una band guidata dal frontman Charlie (William Lipton), carismatico e sognatore, e prova a sfondare nel poco tempo a disposizione, prima che i genitori, la vita, i doveri del futuro si mettano in mezzo.
Un teen drama con una decisa componente musicale, dunque, ma che poi si porta dietro molte delle consuete caratteristiche del genere, quindi amori difficili e incasinati (soprattutto quello di Charlie per la bella Sophia, interpretata da Lilah Pate, che è pure la figlia del creatore della serie), rapporti difficili con genitori che sembrano fatti apposta per tarpare le ali, e poi situazioni anche più spinose, come tossicodipendenze, grosse bugie genetico-anagrafiche e quant’altro.

A descriverla così, non c’è niente di nuovo, a parte forse la componente musicale che comunque nuovissima non sarebbe nemmeno lei, e che non dovrebbe c’entrare granché con me, che notoriamente non sono né un esperto né un appassionato di musica.
Ma a cambiare veramente le carte in tavola è l’approccio alla narrazione. In un mondo di teen drama spesso molto pesantoni, dolorosi, perfino luttuosi, oppure così stereotipicamente femminili da sembrare degli harmony debordanti lacrime e peperoncino, The Runarounds è una serie straordinariamente ottimista e speranzosa.
Non è che non succedano cose pesanti, in The Runarounds, ma sono sempre più che compensate dalla voglia dei ragazzi di farcela, di emergere, ma anche e soprattutto di vivere un’estate e un’amicizia che sia vera, ricca, coinvolgente.
Oltre che un teen drama, questa è un’avventura, e di quel genere ha perfino certe scene pensate proprio per un intrattenimento più plastico e muscolare, fatto di fughe e auto ribaltate, e soprattutto di energiche performance sul palco, fra cover di vecchie canzoni e un pugno piccolo ma significativo di pezzi originali.

Uscita sul finire di agosto, anche se forse io l’avrei prevista per maggio, The Runarounds è una tardiva ma emozionante botta di estate, di sogni e speranze, di progetti e fantasie.
Il suo ottimismo lo si vede anche, per esempio, nel fatto che non ci sono cattivi. Ci sono sì personaggi più problematici di altri, o che mettono i bastoni fra le ruote ai vari protagonisti – ognuno scritto per avere la sua storia, le sue ferite, ma anche la voglia di superarle di slancio – però non c’è il classico personaggio odioso che si prende tanta scena solo per aumentare il nostro rancore verso di lui.
No, The Runarounds costruisce la sua tensione con problemi che non sono tanto una battaglia fra buoni e cattivi, quanto una sfida di questi ragazzi alle insidie della vita, che pone ostacoli e soprattutto impone scelte: cosa fare di sé, quali treni prendere e quali lasciare passare, a cosa dare priorità fra sentimenti diversi, come costruirsi un’identità che sia solida e soddisfacente in un mondo in cui anche i genitori fanno fatica a offrire modelli che siano assorbibili senza traumi.

In tutto questo, il lavoro fatto sulla messa in scena è estremamente coerente e molto furbo. La serie è ambientata nel 2025, ma molti elementi, dai costumi allo stile musicale, passando per specifici oggetti di scena e luoghi d’azione (come un proiettore vintage per vedereil filmino delle vacanze, o una camera oscura in cui sviluppare foto vecchio stile), rimandano esplicitamente a un qualche dorato tempo che fu, a un rcok ‘n’ roll più sognante e vagamente hippie.
Il North Carolina in cui è ambientata la storia (siamo proprio a Wilmington, dove veniva girato Dawsons’s Creek) acquista i tratti della cittadina di provincia in cui coltivare talenti genuini, ed è costantemente inondato di luce, di tinte pastello, di capelli lunghi che si agitano sul palco, di citazioni beatlesiane, di chitarre di legno che suonano meglio di quelle moderne, di pulmini scalcagnati e boschi sempreverdi.
E rispetto al passato, però, c’è una scrittura diversa dei giovani, che fra loro parlano, si confidano e si confessano molto più dei protagonisti di teen drama del passato, i cui lunghi silenzi e segreti erano spesso la base narrativa della storie. Non che qui di segreti non ce ne siano, ma lo vedi che siamo in un’altra epoca, un’epoca in cui i sentimenti si possono esprimere più facilmente, e l’interiorità non è un tabù, anche se questa liberazione non mette al riparto da delusioni e traumi.

Poi certo, non è una serie esente da difetti, alcuni derivanti proprio dalla sua impostazione. Ci sono conflitti che a volte sembrano risolti troppo in fretta, e certi slanci comunicativi e amorosi sembrano troppo esagerati per essere realistici (non che il realismo sia un valore di per sé, ma devi anche “credere” a quello che vedi).
Qualche personaggio è più rifinito e altri meno, qualche sorpresa colpisce, e altre invece non molto.
Però The Runarounds ha un’energia tutta sua, uno spirito combattivo molto evidente, e un’attenzione per la sua componente musicale, sia in termini di colonna sonora vera e propria, sia in termini di canzoni suonate dalla band, che sembra ricercata anche a me che ne capisco poco (o forse proprio perché ne capisco poco?).
In un presente storico pieno di cose brutte, e in cui molti teen drama tendono al marcio e al velenoso, pure quando sono ambientati al mare, The Runarounds offre un intrattenimento fresco, divertente, pieno di musica, amore e amicizia.
Forse mi rimangio quello che ho detto prima. Forse ci serviva davvero a settembre.
Perché seguire The Runarounds: è un teen drama più ottimista e scanzonato del solito, con bei personaggi e buona musica.
Perché mollare The Runarounds: visto l’approccio, la dose di zucchero è inevitabilmente alta, e potrebbe essere troppo per qualcuno.

