28 Settembre 2018 9 commenti

You: da Gossip Girl a Stalker, passando per Mr.Robot di Antonio Firmani

Penn Badgley nei panni di uno stalker che siamo costretti ad amare almeno un po’, con tutti i cortocircuiti del caso

Copertina, Pilot

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Il 9 settembre negli States è arrivata You, nuova serie thriller prodotta dall’americana Lifetime, interpretata da Penn Badgley (il Dan Humphrey di Gossip Girl) e basata sull’omonimo romanzo di Caroline Kepnes.
In Italia avrebbe dovuto approdare su Netflix il 10 settembre, il giorno dopo la messa in onda americana, ma ancora tutto tace. Si parla di un possibile arrivo a inizio gennaio, ma non c’è niente di ufficiale.
Bisogna essere onesti: tra le miriadi di proposte autunali, You era passata un po’ in sordina. D’altronde a settembre, tra première e pilot, c’è un gran trambusto.

E invece la serie scritta da Greg Berlanti (Dawson’s Creek, Everwood, Brothers & Sisters, Arrow, The Flash, Riverdale) e Sera Gamble (Supernaturale, Aquarius), sembra avere più di una freccia al suo arco. Per ora abbiamo visto le prime due puntate e tanto è bastato a colpirci in maniera più che positiva, specie considerando un po’ di pregiudizio nei confronti di Lifetime.

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La storia è più o meno questa: Joe (Penn Badgley) è il gestore di una libreria newyorkese. Carino, gentile e, proprio come Dan Humphrey, un grosso divoratore di letteratura. Il classico boy next door insomma, tanto è vero che ha pure un rapporto speciale, da mentore se vogliamo, con Paco, il ragazzino che vive sul suo stesso pianerottolo, al quale Penn sembrerebbe aver inoculato il “virus” della lettura.
Un bel giorno, nella libreria in cui lavora Joe entra Beck (Elizabrth Leil), bellissima, assistente universitaria, aspirante poetessa. I due si stanno simpatici: lui le consiglia un libro, lei accetta il consiglio. Stop. È un incontro veloce. Finirebbe lì se non fosse per il fatto che Joe tanto bravo ragazzo non è, e infatti, con le poche informazioni che ha, inizia a stalkerarla sui social, dove fra Instagram e Facebook ottiene un sacco di informazioni su di lei.

Inciso: è chiaro che gli sceneggiatori stiracchino un po’ la realtà, disegnando lui come stalker di serie A e lei come incauta, perché Joe, ad esempio, da Facebook riesce pure a risalire all’indirizzo di casa di lei. E lei, a sua volta, oltre a non avere la privacy sui social (che sono tutti pubblici), non ha privacy nemmeno in casa, addirittura non ha tende alle finestre, quindi a Joe basta presentarsi sotto casa di Beck per poter assistere (lui come mezza New York City) alla vita domestica di Beck, scene di sesso ed autoerotismo incluse. Ben poco realistico, ma è talmente funzionale al plot e a certi temi della serie, che chiudiamo un occhio.

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Nel giro di una settimana, Joe sa tutto di Beck, la stalkera sui social e la spia nella vita reale, capitandole spesso tra i piedi e fingendo che sia per caso. Nel frattempo mette fuori gioco il ragazzo di lei, colpendolo (quasi a morte) in testa con un martello e rinchiudendolo nello scantinato sotto la libreria, alla faccia del boy next door. Ma non pensate a lui come a una sorta di Dr. Jekyll e Mr. Hyde, non ha una doppia personalità, non ha scatti d’ira, non è violento (quasi mai), è solo un misantropo con la disgrazia di essere più intelligente degli altri.
A un certo punto ce lo dice proprio:”Tutti i libri si accumulano per una verità essenziale: se il tuo Q.I. è al di sopra di un certo numero, la vita è praticamente insopportabile. E quel numero non è nemmeno poi tanto alto”.
Il problema è che se sei più intelligente degli altri e allo stesso tempo (o forse di conseguenza) misantropo, ti puoi sentire parecchio solo. E allora quando incontri una persona che ti piace, e che è a prova di misantropia, può succedere che sei disposto a fare di tutto per averla e che il tuo cervello brillante, prima o poi, architetti qualcosa per levare di mezzo gli ostacoli che ti si presentano davanti.

Joe non stalkera Beck per abusarne: ne è attratto, la idealizza, e quindi decide che non è giusto che stia con un deficiente come Benji (per questo lo rapisce) e che starebbe molto meglio con uno come lui. Non pensate quindi a lui come a serial killer, pensate a lui più come a un Robin Hood degli stalker, cioè: lui non è uno che stalkera perché è un porco, è più uno che stalkera per una causa nobile, per dare a Beck l’opportuna di avere finalmente qualcuno che la apprezzi per quello che è. Non fa una piega, no?

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Ecco, chiariamo che questa è la ricostruzione del pensiero e della vita di Joe per come emerge dal suo punto di vista, che è ben diverso dal nostro! A Serial Minds non ci sono stalker, per essere chiari.
Ma il meccanismo subdolo della serie è proprio questo: è evidente che siamo davanti a uno mezzo matto, potenzialmente assai pericoloso, ma con una sua logica. Quando lo vedi che ragiona, che prende decisioni, a momenti sei pure d’accordo con lui, perché effettivamente Benji è stronzo forte, e in fondo in fondo, come fidanzato di Beck, è meglio Joe, che (martellate in testa a parte) è gentile, dolce e legge un milione di libri al giorno.
In qualche modo, la serie ci fa entrare nella testa dello stalker, mostrandoci la forza ipnotica di un punto di vista deviante, ma che se visto dall’interno può esercitare una seduzione insospettabile anche sulle menti più “normali”. Se poi questo approccio di scrittura sia un incitamento allo stalking, decidetelo voi, ma da un punto di vista seriale funziona, sorprende, e mette in campo una discreta abilità.

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Sembrerebbe non avere crepe la doppia vita di Joe, un po’ Dan Humphrey e un po’ Saw l’enigmista, l’unica a essere sospettosa nei suoi confronti è Peach (Shay Mitchell, la Emily di Pretty Little liars), la migliore amica di Beck. Evidentemente qualche problema per Joe dovrà arrivare, altrimento sarebbe troppo facile. Tra l’altro una mossa molto furba per il casting quella di prendere a piene mani da telefilm come Gossip Girl e Pretty Little Liars, perché assicura allo show un interesse almeno iniziale molto forte da parte di quel target a cui punta Lifetime.

In conclusione possiamo dire che You è una serie scritta, diretta e interpretata molto bene (Penn Badgley su tutti), e che sorprende in positivo. La cosa che fa ulteriormente riflettere è che Joe fa più o meno quello che fa il Rami Malek di Mr.Robot, ma senza bisogno di hackerare nessuno, è già tutto lì, perché i profili di Beck sono pubblici. È forse questa l’avvertenza più concreta e sociale dello show, una riflessione sulla vita reale e quella virtuale, sulla vita che conduciamo davvero e su quella che vogliamo appaia agli altri, via social. Perché dalla prima stagione di Mr.Robot in fondo sono passati pochissimi anni, eppure sembrano tantissimi. E quello che un hacker prima poteva sapere su una persona scavando a lungo nel suo computer, adesso è a portata di tutti, e glielo forniamo noi stessi, anche se, come nota quel mezzo matto di Joe, una cosa è quel che si posta, e una cosa è quel che si vive realmente. Il problema arriva quando, comportandoti sui social come se nulla fosse, poi nella vita reale arriva Dan Humprey a spiarti sotto la doccia. Non bellissimo.

Perché seguire You: Scritto bene, storia solida, Penn Badgley molto bravo, potrebbe essere una piacevolissima sorpresa.
Perché mollare You: Alla lunga un libraio che stalkera e forse ammazza persone e la fa sempre franca potrebbe risultare poco credibile e quindi perdere di interesse.

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