18 Luglio 2014 10 commenti

Utopia – Alla seconda stagione bastano 20 secondi per mandare tutti a casa di Marco Villa

Qualcuno magari si era persino dimenticato quanto fosse bella Utopia

Brit, Copertina, Olimpo, On Air

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[SPOILER ALERT: SI PARLA DELLA PUNTATA 2×01]

Qualcuno magari nel frattempo si era persino dimenticato quanto fosse bella Utopia. Del resto 17 mesi dall’ultima puntata della prima stagione non sono pochi. Qualcuno magari era rimasto attaccato a quegli episodi finali un po’ più deboli dei primi, con un tocco di confusione e un calo di potenza narrativa. Ecco, quel qualcuno ha fatto in fretta a riprendersi. Ci ha messo esattamente 20 secondi, quelli che costituiscono l’introduzione della seconda stagione, quelli in cui una voce in italiano urlatissima e ultraenfatica annuncia la morte di Aldo Moro. 20 secondi, roba da fuoriclasse.

Certo, per noi italiani l’impatto è gigantesco e l’effetto sorpresa oltre ogni limite, ma la partenza a bomba è garantita anche per chi non è delle nostre parti, non capisce l’italiano e soprattutto non sa nemmeno chi è Aldo Moro. Altra chicca per gli italiani è quanto accade poco dopo, con la messa in scena dell’omicidio di Mino Pecorelli. E qui mi fermo un attimo: Dennis Kelly, creatore della serie e autore di tutte le puntate, avrebbe potuto inventarsi un personaggio a caso, da uccidere nell’arco di trenta secondi. Invece ha preferito mettere sul sedile davanti della macchina un nome realmente esistito, inserendolo per giunta in una macchinazione in grado di spiegare il suo assassinio, con una scelta narrativa non lontana dallo stile di James Ellroy o – visto che siamo in Italia e fatte le debite proporzioni – di Simone Sarasso e Giuseppe Genna. Un dettaglio apparentemente da poco, che però indica come nulla sia lasciato al caso, come Kelly voglia fare una serie superiore in ogni aspetto.

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Tornando a parlare dell’episodio in quanto tale, va detto che non c’è nulla fuori posto. La scelta di raccontare in flashback tutto quello che è successo prima dell’inizio di Utopia funziona alla grande: aiuta lo spettatore a tornare in quel mondo e fornisce un contesto fondamentale per rimettere a posto tutti i tasselli accennati nella prima stagione.

La puntata è caratterizzata come sempre da una potenza visiva impressionante: il solito tono giallo a trasmettere un’ansia rara, ma anche la capacità di virare tutto verso lo psichedelico, per dare un tocco vintage senza ricorrere ai soliti effettacci imbarazzanti. E anche le ambientazioni non scherzano: la centrale nucleare e la città invasa dai rifiuti sono immagini da fumetto che si piantano in testa all’istante.

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Sebbene i protagonisti assoluti di puntata siano Carvel e Milner, a restare nella testa dello spettatore è come sempre il povero Pietre: l’inquadratura rossastra del bimbo che protende le braccia mentre il padre scappa è qualcosa di davvero straziante e fa il paio con l’orrore provato di fronte al coniglio ammazzato a morsi dallo stesso bambino poche scene prima (giusto per ribadire quanto la violenza sia fondamentale in questa serie).

Se qualcuno si fosse per caso dimenticato il motivo per cui tutti sono innamorati di questa serie, ha avuto 52 minuti che sono la dimostrazione palese di come Utopia sia qualcosa di diverso. Non la serie più bella, non il capolavoro. Ma qualcosa di diverso dal resto, qualcosa che fa gara a sé, lontana da tutte le altre serie. Ci era mancata, adesso godiamoci questi sei episodi, che finiranno troppo in fretta.



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