20 Luglio 2011 6 commenti

La versione di Tina – Felicemente ammogliate ad una uoma di Vale'n'Tina

Will & Grace avevano capito tutto

“Manca tanto così perché le donne abbiano questa specie di gigantesca epifania e capiscano che condividere la vita con noi uomini fa schifo; vedrai! Già non serviamo più per fare i bambini…tra poco se ne accorgeranno, ci faranno fuori e si metteranno a vivere tra di loro”.
Recentemente ho visto un film dove un tizio diceva così ad Owen Wilson; ok, non proprio così –chi sono, John Nash che mi ricordo tutto a memoria?- però insomma, il concetto è questo.
Da quando la donna moderna ha fatto ciao ciao al masculo virile (che gli devi lavare le mutande, cucinare, stirare, poi puzza e usa il pan grattato al posto del borotalco), si è generata tutta una nuova cultura di uomini che si fanno la ceretta, che si pinzettano le sopracciglia e mettono il brillantino sul dente.
Sono le uome.
Per esempio:

Alle uome non devi correre dietro raccogliendo calzini e rammendando pantaloni (o portando il tutto da qualcuno che sappia ancora effettivamente rammendare). Le uome sono non solo autosufficienti, ma spesso vivono in case più belle, più funzionali, più pulite e più tecnologiche di quelle delle donne.
Della mia, sicuramente.
Parallelamente a questa nuova genia si è sviluppata tutta una corrente di pensiero che addita la uoma come compagno ideale per la vita. Insomma parliamoci chiaro: non è meglio avere a che fare con un partner che invece di schernirti mentre mangi una foglia d’insalata pre prova costume –mentre lui, il bastardo, si scofana allegro mezzo chilo di carbonara-, assume invece una faccia addolorata e con la voce vibrante d’emozione ti dice “mi metto a dieta con te”? Non sarebbe meglio avere qualcuno che VERAMENTE ti ascolta quando parli di un vestito bellissimo che hai visto in vetrina da H&M che praticamente è uguale a uno di Zara, ma a Zara costa troppo (pensare invece com’era partita che solo sei anni fa ci compravi tutto, che poi insomma chi si credono di essere che mica c’hanno tutta sta roba di qualità) e invece H&M ancora tiene botta? Insomma, uno che comprenda la tua afflizione quando parli di ceretta e palestra, che capisca il dramma di non aver soldi per poter saccheggiare i negozi quando ci sono i saldi.

Già due telefilm ci hanno teorizzato sopra: Will&Grace e adesso Happily Divorced; del primo non vi dico nulla perché se non l’avete visto quella è la porta ragazzi, ciao, a mai più rivederci, non meritate di stare al mondo. Il secondo invece è appena appena partito in USA e ha la cara ex tata francesca come protagonista.
In breve: marito e moglie, lui ad un certo punto scopre di essere dell’altra sponda. Panico. Passata la paura rimangono a vivere insieme. Perché, appunto, condividere la casa con un gay – in questo caso – o con una uoma, è meglio.
Come sempre tutto quello che c’era da dire sulla vita, è già stato detto in Sex and The City; infatti c’è una puntata in cui Carrie, tra una notte  con Big e un’uscita a far shopping con l’amico gaio Stanford, si chiede se questo stile di vita non sia in definitiva il modo per avere tutto.
Ora, lo so che il preambolo è lungo, ma qui la questione è tosta: sono fermamente convinta che la mia sia la prima vera generazione di donne liberate. Tutta quella menata della parità dei sessi e bla bla è quasi del tutto sgominata; piano piano vedo anche tramontare quegli obblighi sociali ritenuti da sempre il massimo dell’aspirazione per una ragazza, ovvero trovare un marito abbiente e figliare. Finalmente, se a quarant’anni sei single cominci a non essere più guardata con compatimento. Finalmente, sposarsi e giurarsi amore eterno può essere una vera scelta. Finalmente, cioè, possiamo vivere o non vivere con chi vogliamo.
Ora, proprio qui si pone il dilemma: personalmente non mi ritengo un’asociale, anzi, semmai ho il problema opposto; ciò detto, questo è il primo anno in cui vivo da sola. Ho sempre condiviso l’appartamento con vari amici, ma quest’anno ho fatto il passo della convivenza con me stessa.

Con tutta franchezza, ho scoperto quanto segue: gli altri sono una gran rottura di balle.
Non in assoluto e non sempre, ma all’interno delle mura domestiche sì. Biscotti che spariscono misteriosamente senza che nessuno li abbia mangiati (si certo, come no), cose che appoggi lì, e ritrovi -dopo sei mesi- là, mutande fagocitate dall’appartamento che scoprirai incastrate dietro il divano all’ora del trasloco. E poi il turno pulizie, il turno cucina, e fai la spesa, e dividi le bollette e “di chi è sta cosa nel frigo che pare na testa di mummia rinsecchita?”.
E la questione non è vivere con uomini o con donne, perché in entrambe le specie ci sono caratteristiche molto odiose.
Allora vai a vivere in solitudo e speri di aver risolto tutto; in parte è vero… in parte no. Nella convivenza con me stessa mi sono più volte trovata in situazioni difficili e ho tanto desiderato la presenza di un altro essere umano: la grande invasione di formiche di marzo, il rovesciamento e spargimento OVUNQUE del cous cous (stronzo, ma quanto cazzo sei piccolo!!) di aprile, l’allagamento con schiuma mastodontica ad opera della lavastoviglie in giugno, l’ingorgamento dei lavandini una settimana sì e l’altra anche… oppure quando la mattina fai la caffettiera e poi con una gomitata la rovesci in ogni dove, roba da voler morire all’istante.
Quindi, a fronte della –secondo me- imprescindibile necessità umana di condividere la vita con qualcuno, mi sto iniziando a chiedere: sarebbe forse meglio trovarsi una uoma?

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