28 Aprile 2016 3 commenti

Shameless season 6: vecchi amori e nuovi protagonisti di Diego Castelli

Una stagione di conferme, ma anche di novità

Copertina, Olimpo, On Air

Shameless (4)

OVVIAMENTE SPOILER SULL’INTERA SESTA STAGIONE DI SHAMELESS

Eccomi eccomi, scusate il ritardo. È che uno vuol fare le cose per bene, poi ci sono gli imprevisti, le premiere irrinunciabili, gli episodi obbligatori, e ci si perde via.
Ma di Shameless bisognava riparlare. Per quanto il glamour della serialità sia ormai altrove, per quanto le bombe, vere o presunte, siano altre, i Gallagher meritano sempre uno spazio speciale nel nostro cuoricino di serialminder.

Dopo sei stagioni, con la settima già confermata da mesi (sia lodato San Patrizio), abbiamo la chiara impressione non solo che la serie non sia calata, ma che anzi possa raccontarci ancora tantissimo.
Intendiamoci, Shameless non può più stupirci per davvero, per lo meno in termini di macrostrutture. Sappiamo chi sono i personaggi, conosciamo il loro carattere e i loro desideri, e conosciamo un mood generale dello show che negli anni non è mai cambiato in modo rilevante. Ci è dunque precluso lo stupore dell’ultimo arrivato, del fortunello che può vedere Shameless per la prima volta e dire “ma chi sono sti pazzi meravigliosi?” (a proposito, per i colpevolissimi ritardatari le prime cinque stagioni si trovano anche su Infinity).
Allo stesso tempo, però, alla familiarità non si è mai accompagnata la noia. C’è sempre stato qualcosa da raccontare, una truffa da imbastire, una battuta o una follia che ci obbligasse ad alzarci in piedi per applaudire.

Shameless (2)

Soprattutto, mai come in questa stagione gli autori hanno avuto l’intelligenza e il coraggio di esplorare punti di vista e situazioni che finora erano rimasti solo in potenza all’interno della serie.
Se è vero che i “soliti” protagonisti hanno continuato a prosperare – dalle vicissitudini romantico-matrimoniali di Fiona ai casini alcolici di Lip, dalle buffe ammucchiate di Kevin e Veronica ai progressi umani e lavorativi di Ian – è anche vero che questa stagione ha fatto ampio spazio a due figure che finora, anche per una questione anagrafica, erano rimaste leggermente in secondo piano.
Parliamo di Carl e Debbie, ovviamente, che mai come quest’anno hanno goduto di ampie porzioni di palcoscenico, entrambi titolari di storie a loro modo edificanti, legate a problemi che una famiglia come quella dei Gallagher non poteva schivare come se niente fosse, uscendone però in qualche modo vincitori.
Da una parte c’è la criminalità, con Carl uscito di prigione e diventato piccolo boss di quartiere. Il ragazzo è sempre stato il più sociopatico e inquietante della famiglia, ed era ovvio che avrebbe coltivato qualche vicinanza con la malavita, ben oltre le classiche truffette e ruberie di papà Frank. Siccome però la serie si chiama “senza vergogna”, che è un concetto ben diverso dalla malvagità, Carl doveva anche trovare il modo di redimersi, rimanendo però coerente a se stesso: il suo percorso comprende dunque la presa di coscienza che la criminalità va oltre un’acconciatura da gangster e qualche soldo in più in tasca, diventando malattia e maledizione, come accaduto al suo povero amico Nick. Come nelle migliori fiabe, Carl trova conforto nell’amore, invaghendosi di una ragazza, figlia di un poliziotto, che in qualche modo lo riporta sulla retta via. Fondamentale però è il “come”, con gli splendidi scambi fra Carl e il suocero, fino ad arrivare all’incredibile twist: il desiderio di diventare poliziotto, perché anche gli uomini in divisa possono in qualche modo divertirsi nel modo in cui intende Carl. Tutto fluido, calibratissimo, per nulla forzato, partendo da premesse diversissime dalla conclusione, a cui però si arriva senza patire alcuno scoglio, alcuna ipocrisia.

Shameless (3)

Discorso simile per Debbie, che affronta un altro problema classico della vita e delle serie tv: la teen pregnancy. Gran parte della stagione è girata intorno a questa gravidanza, che ha sconvolto gli equilibri prima inossidabili fra Debbie e Fiona, che ha aperto larghi spazi di comicità surreale grazie alla fuga nella comunità nei boschi, e che ha infine fornito il gancio per la classica riunificazione finale. Insomma, da personaggio necessariamente ai margini, per quanto sempre presente in quanto anima candida e ottimista del gruppo, Debbie quest’anno ha sfondato gli argini, assurgendo a personaggio quanto mai centrale sia in termini prettamente narrativi che tematici. Sempre legata a lei infatti è l’introduzione del tema dell’aborto, che gli sceneggiatori riescono a gestire in maniera sorprendentemente lieve, perché mai piegata all’esigenza di un unico punto di vista: in questa stagione c’è l’aborto di Fiona e c’è il rifiuto all’aborto da parte di Debbie, e nessuna delle due scelte viene presentata come giusta o sbagliata a priori. Alla fine della stagione, le donne della famiglia Gallagher sono entrambe felici della loro scelta, e rispecchiano una micro-società in cui, salvo inevitabili tensioni e scontri, emerge con forza un’idea di rispetto e autodeterminismo, lontana da qualunque dogma precostituito.

Shameless (1)

Se Carl e Debbie sono i due vincitori morali della stagione, quelli che può di tutti sono emersi da uno sfondo a volte un po’ sfumato, il finale è comunque ancora marcato Frank e Fiona. Sembrava che per la nostra sorella-madre fosse finalmente giunto il momento di un minimo di stabilità, e invece ci si scontra con il tradimento di Sean, ricaduto nella dipendenza e, soprattutto, incapace di confessare e chiedere aiuto alla donna a cui non dovrebbe nascondere niente.
A sparigliare improvvisamente le carte, come accade un po’ in tutte le stagioni di Shameless, è stato Frank, che ancora una volta diventa ago della bilancia e riesce a esplicitare sentimenti comuni ai personaggi e allo spettatore: lui è stronzo, non lo nega e in questa stagione l’ha dimostrato più volte, ma almeno è sincero, ci mette la faccia, e non lascia brutte sorprese. Al contrario, Sean è traditore e mentitore, e la pugnalata alle spalle è sempre molto peggio di quella calata faccia a faccia.

La delusione di Fiona, le sue lacrime sparse sul vestito bianco da sposa, rimangono una delle immagini più forti dell’intera annata, non perché crediamo che la ragazza non possa rialzarsi da questo ennesimo colpo, né perché credevamo davvero fino in fondo al suo sogno romantico (in Shameless? Maddai). Più semplicemente perché questi personaggi ormai ci sono entrati dentro e perché, sebbene la loro vita sia molto diversa dalla nostra, ritroviamo in loro una schietta umanità che spesso non riusciamo a trovare nemmeno nelle persone reali che ci stanno intorno, finendo col condividere le loro gioie e i loro dolori in maniera genuina e sincera, in quel modo per cui chi ci guarda da fuori pronuncia il classico “ma cazzo ti agiti così, è solo un telefilm”. Sapessi, caro mio, sapessi…

Perciò arrivederci, cari Gallagher, non vediamo già l’ora di ritrovarvi il prossimo anno, per vedere come affronterete i vostri nuovi problemi nella certezza che qualunque cosa accadrà rimarrete una famiglia, da ora fino a un lieto fine che assolutamente pretendiamo, ma che speriamo arrivi molto molto tardi.

Shameless (8)



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