16 Agosto 2019 2 commenti

Deep Streaming: Made in Heaven su Prime Video di Gianluca Bortolotto

Made in heaven (4)

Cari amici di Deep Streaming, se vi siete già sposati allora vuol dire che avete già vissuto il delirio psicotico della preparazione del vostro evento matrimoniale, ma se ancora non lo avete fatto e siete lì lì per decidervi a fare il grande passo, allora vi consiglio di seguire questo piccolo gioiellino indiano intitolato Made in Heaven per poi infilare velocemente in uno zaino due magliette e un intimo di ricambio e filarvela a gambe levate.

Se sposarsi alle nostre latitudini è un affare da supereroi della Marvel, provate ora ad immaginarvi cosa significa per un indiano.
Made in Heaven racconta proprio la complicatissima organizzazione dei matrimoni nella raffinata Delhi del secondo millennio, eventi ricchissimi che possono durare settimane intere, dove centinaia di invitati di razze, caste e religioni diverse devono convivere pacificamente, tutti accomodati allo stesso banchetto e dove ovviamente qualcosa va sempre storto.
Ma chiariamo subito un punto: non vi aspettate una versione in salsa Chutney de “Il mio grosso grasso matrimonio….” perché Made in Heaven è più “drama” che “comedy”.
Nei nove episodi della prima stagione rilasciata da Amazon Prime Video, l’India delle caste e del  cieco patriarcato, l’India della sottomissione della donna al potere dell’uomo, l’India della corrotta classe dirigente politica ed economica si confonde ai drammi personali dei personaggi e alla loro coraggiosa rincorsa verso una società libera da prevaricazioni e pregiudizi stratificati da secoli, nel tentativo di liberarsi per sempre dalle leggi arcaiche dell’era coloniale.

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La sfida – coraggiosissima – di questa serie tv è proprio quella di raccontare un’India lontana dai cliché che il pubblico occidentale si aspetta, prendendo le distanze dalla solita narrazione fatta di poverelli cenciosi e zoppicanti, di slum dalle strade lastricate di spazzatura, di santoni allucinati, di vacche parcheggiate ai bordi delle tangenziali, ma anche di musical iper-colorati e monocorde.
L’India di Made in Heaven è un’India benestante, giovane ed emancipata che ascolta musica jazz nei club raffinati del centro, che vive liberamente la propria sessualità combattendo per l’abolizione della Sezione 377 (un articolo della costituzione indiana che vietava il sesso gay), dove le donne si inseriscono nel mondo delle professioni maschili diventando pilote di arerei da caccia o imprenditrici di successo dettando le regole in fatto di stile, eleganza e classe.

I protagonisti principali sono la bellissima Tara (Sobhita Dhulipala) e Karan (Arjun Mathur), due amici che gestiscono assieme l’attività di wedding planner organizzando sfarzosissimi matrimoni per la upper class di Delhi.
Tara è sposata con l’affascinante Adil, rampollo di una dinastia di facoltosi imprenditori e Karan, gay single, passa le sue giornate cercando inutilmente  di rimanere fuori dai guai affaticato da un presente “umido e appiccicoso” e da un passato al quale deve chiedere scusa.

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Nove episodi, nove matrimoni, nove casini da risolvere. Qualche esempio:
-Tara e Karan vincono l’appalto del più grande matrimonio di Delhi, la sposa è Aliya, una giovane stimata giornalista, e lo sposo è l’erede del’impero Roshan Cylcles… ma per i Roshan qualcosa non quadra: chi è veramente Alyia?
-Un principe rajput sta per sposare Devyani Singh, pilota e futura prima donna lavoratrice nella famiglia reale, ma durante la sfarzosa cerimonia una giovane cameriera di palazzo viene violentata proprio dal padre dello sposo. Tara e Karan dovranno battersi per ottenere giustizia.
-Un potente leader politico vuole far sposare la figlia a un uomo formato dal partito per diventare il futuro primo ministro. Due dinastie politiche che si devono unire per ottenere un sicuro risultato elettorale, ma durante i preparativi delle nozze Tara e Karan notano uno strano atteggiamento da parte della sposa… forse qualcosa non sta andando per il verso giusto.

L’aria di rinnovamento si respira anche dietro la macchina da presa: Zoya Akhtar, già assistente di Mira Nair e ora affermata regista; Reema Kagti, pluripremiata sceneggiatrice; e Alankrita Shrivastava, regista e sceneggiatrice del controverso noir “Lipstick Under My Burkha”, sono le vere anime della serie, pronte a graffiare, nella seconda stagione in preparazione, la superficie di un continente che ha ancora tanto bisogno di essere raccontato.

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