8 Marzo 2023

Rain Dogs – HBO: una Shameless disperatissima di Marco Villa

Una mamma e una figlia, un rampollo autodistruttivo, una Londra iper-proletaria senza speranze all’orizzonte: ecco Rain Dogs

Shameless è il primo riferimento che viene in mente guardando Rain Dogs. Non si tratta di chissà quale intuizione, anzi: il filo è evidente. Una situazione famigliare oltre il limite della sopportazione, capace di trasformarsi da tragedia a grottesco nel volgere di pochi minuti. Allo stesso tempo, però, Rain Dogs sembra la cosa più lontana possibile da Shameless: là si godeva di quel grottesco, che in un certo senso cancellava la parte più drammatica. Qui, invece, anche i risvolti più farseschi servono a potenziare la componente più tragica, che diventa cosi la dimensione portante di tutta la serie.

Rain Dogs è una co-produzione BBC/HBO ed è tratta da Skint Estate, romanzo autobiografico di Cash Carraway, pubblicato nel 2016. La storia è quella di una madre single che cerca di tirare a campare giorno dopo giorno, senza uno straccio di lavoro fisso, ma con l’obiettivo di diventare scrittrice.

Costello Jones (Melissa Day Cooper), questo il nome del personaggio principale della serie, vive in una Londra ai margini, nella versione contemporanea di quel sottoproletariato urbano raccontato in tanti film di Ken Loach. Storie di periferia e case popolari, di sfratti e di piccoli escamotage per mettere insieme il pranzo con la cena. Con lei c’è la figlia Iris (Fleur Tashjian), classico esemplare di bambina costretta a crescere prima del tempo e per questo già più assennata della madre.

Intorno a loro gravitano altri due personaggi: la prostituta Gloria (Ronkẹ Adékoluẹjo) e soprattutto Selby (Jack Farthing) più che benestante rampollo, che vive in una continua spirale autodistruttiva. Selby è molto legato ad Iris, mentre con Costello ha un rapporto di continua ricerca e allontanamento, come se i due fossero consapevoli che stare insieme li porterebbe alla definitiva rovina.

Il primo episodio di Rain Dogs ci catapulta dentro un mondo disperato, che si apre con lo sfratto di Costello e Iris, prosegue con le marchette (non necessarie, ma volute) di Selby e si conclude con la ricerca di un tetto dove dormire. Costello non ha una sterlina, Iris ha una banconota che le ha rifilato Selby di nascosto e mamma e figlia si fiondano in un negozietto per investire il loro piccolo capitale in gratta e vinci nella speranza di raggiungere quota 40 sterline per permettersi una stanza in un b&b (spoiler: perdono tutto, la negoziante regala loro del cibo e si ritrovano a dormire a casa di un tizio che in cambio cerca di abusare della stessa Costello).

Ecco, questo è il tenore della storia. Pesante, tragica, disperata, perché la puntata si chiude con il ritorno nella casa da cui sono state sfrattate e da cui vengono cacciate la mattina dopo, segnando una circolarità narrativa che sa anche di condanna senza appello. Rain Dogs è da un certo punto di vista una serie estrema: ironica e caustica, ma molto meno rassicurante (passatemi il termine) di una Shameless.

Può essere un punto debole, può essere un punto di forza: dipenderà tutto dallo sviluppo dei prossimi episodi. Perché è un attimo che la spinta sul versante disagio si risvolti nel compiacimento della disfatta, in una sorta di piacere un po’ perverso nel raccontare una situazione senza speranza. Perché ok, sono personaggi strambi, sono un po’ buffi, ma sono disperati nel vero senso della parola, senza nemmeno quella rete di salvezza famigliare che teneva in piedi i personaggi di Shameless. Nel bene e nel male, ma li teneva in piedi.

Perché guardare Rain Dogs: perché ha un approccio radicale

Perché mollare Rain Dogs: perché la disperazione senza via d’uscita è dietro l’angolo

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