5 Settembre 2011 3 commenti

Death Valley – Vampiri, zombie, licantropi e idioti di Marco Villa

Scuola di Polizia in versione horror

Copertina, Pilot

Avanti un altro. Vampiri e licantropi insieme li abbiamo visti un bel po’ di volte, gli zombie – poretti – finora erano isolati in The Walking Dead. Tutti lì soli soletti, senza nemmeno un po’ di concorrenza, con le loro testoline ciondolanti a fare da piattello per i fucili spianati dei buoni. Ora, anche loro hanno cittadinanza in una serie con altri esseri diversamente umani. È arrivato Death Valley.

Death Valley è la nuova serie prodotta e trasmessa da MTV America. La trama è semplice semplice: da un anno la California (il mondo?) è invasa da vampiri, lupi mannari e zombie. Una squadra speciale della polizia si occupa di tenerli d’occhio e  sovente abbatterli. Serie horror? Più o meno.

La parte splatter c’è, ma è alternata non a scene di tensione tipo Walking Dead, appunto, ma a siparietti comici pensati per ragazzini con il QI di un koala ritardato.
Lo schema, più o meno, è il seguente: scena horror – cazzate – scena horror – bridge – cazzate.
Un’alternanza degna della più tipica canzone sanremese. E nelle strofe le cose funzionano, i ritornelli, invece, stonano parecchio. Perché quando compaiono le bestie feroci la faccenda si fa interessante: non c’è ritrosia nel mostrare crani maciullati, impalettamenti e spari a sangue freddo. E tutto funziona: ritmo, minitensione, riprese nevrotiche con camera a spalla. Purtroppo il castello crolla quando l’azione rallenta. Perché il livello dei siparietti comici è del tipo:
– Dov’è Billy?
– È al cesso perché ha mangiato troppo gelato

Cose che al Bagaglino sembrerebbero moderne, ma che qui ricordano solo i brutti momenti di The Hard Times of RJ Berger, compresi i bip a censurare i fuck. Della parte comica, di fatto, si salva solo la caratterizzazione dell’autorità: chiunque abbia delle responsabilità è un idiota e come tale viene trattato. Il capo della task force, per dire, è scritto come una sorta di David Brent di The Office (o il più recente Todd Margaret), ovvero uno di quei personaggi che ti fa stare male per quanto si mette in imbarazzo.

A livello visivo, come detto, la serie tiene, nonostante sia stata inserita una componente mockumentary che non viene mai rispettata. I poliziotti, infatti, sono seguiti da una troupe televisiva e la regia stacca continuamente tra la soggettiva dell’operatore e un punto di vista – scusate la volgarità – extradiegetico. Ovvero: un momento l’immagine che vediamo  “arriva” dalla troupe televisiva all’interno del telefilm, un istante dopo si stacca come niente fosse su un’inquadratura della troupe stessa, togliendo di fatto ogni senso all’idea stessa del mockumentary. Al di là di queste pippe – che poi pippe non sono perché la qualità di un progetto si vede anche da come si affrontano cose come queste – la serie scorre veloce e grazie alle scene di azione si fa perdonare il basso livello della componente comica.
La velocità è data anche dalla totale assenza di trama: una volta chiarito il contesto, è tutto un susseguirsi di scenette senza grandi legami tra di loro.

Anche per questo, non va assolutamente paragonata a un capolavoro come l’inglese Dead Set (non l’avete vista? Recuperare immediatamente), che, partendo da un presupposto simile (epidemia di zombie seguita dal punto di vista dei reclusi del Grande Fratello), ha costruito un universo di tensione di livello altissimo. Ma non è certo questo l’obiettivo di MTV, che con Death Valley ha puntato piuttosto a un aggiornamento horror di Scuola di Polizia.

Previsioni per il futuro: la forma canzone sopra descritta continuerà a ripetersi imperterrita. Senza trama alcuna, solo un po’ di scene per passare il tempo.

Perché seguirlo: perché i passaggi horror danno soddisfazione, così come la vena di violenza ostentata e senza remore

Perché mollarlo: perché se cercate una serie horror pura vi deluderà, idem se volete una serie comica davvero divertente.



CORRELATI