23 Settembre 2010

House 7 – Season Premiere di Diego Castelli

Il simpatico zoppo guadagna un cuore e perde la voce

On Air

ATTENZIONE SPOILER! SI FA RIFERIMENTO AGLI AVVENIMENTI DEL PRIMO EPISODIO DELLA SETTIMA STAGIONE (SI’ INSOMMA, QUELLO DELL’ALTRO IERI)

Cosa vi avevo detto? No dai, sul serio, cosa vi avevo detto, esattamente –>qui<–?
Vi avevo detto che, malgrado il finale zuccheroso della scorsa stagione, House avrebbe cercato quanto prima di incasinare il neo-rapporto con la Cuddy.
Ebbene, la previsione (neanche troppo difficile, su) si è subito avverata.

La settima stagione riparte esattamente dov’era finita la precedente, nel bagno del nostro amato genio claudicante. Gli sceneggiatori devono essersi resi conto che ripartire con la normale attività ospedaliera sarebbe stato indelicato, nei nostri confronti. Quindi ecco una puntata in cui il caso medico c’è, ma è quasi ridicolo, e tutto appoggiato sulle spalle degli assistenti. House e la Cuddy, anzi, Greg e Lisa sono in “vacanza”, e benché senza di loro l’ospedale rischi di chiudere (letteralmente!), preferiscono rimanere nella loro tana, ben sapendo che qui serve uno sforzo bello grosso. Questa non è una commedia romantica, non basta una ciulatina e qualche parola dolce per avere il lieto fine. No no, qui bisogna sudarsi ogni minuto di gaiezza. Lo sa la Cuddy, che chiede a House di smettere di razionalizzare tutto, godendosi il momento. E lo sa House, che la implora di non rispondere al telefono, perché se le permette di tornare al lavoro, lei si dimenticherà di com’era dolce e cuccioloso con addosso la polvere e la quasi-depressione.

Una puntata poco medical e molto drama, insomma, che non farà che aumentare l’irritazione di chi rivorrebbe il vecchio House di 3-4 anni fa, tutto genio, cattiveria e blasfemia. Spiace ragazzi, quel che è fatto è fatto, guardiamo avanti.
Come dicevo, House ha provato subito a mandare tutto a puttane. Piazza lo sguardo acquoso nel vuoto, abbassa la voce di un’ottava e spara sentenze finali tipo “sono uno stronzo e sempre lo sarò, quindi che te ne fai di me?” Fortunatamente, della Cuddy si può dire tutto, tranne che non abbia gli attributi. Quindi ci pensa lei a mettere ordine, almeno per il momento. Basterà? E chi lo sa. Gli sguardi finali, appartenenti alla categoria “appena ti sei allontanata piena di speranza pianto il muso preoccupato”, non fanno presagire nulla di buono...

Certo che sette anni fa non avrei mai pensato di essere qui a parlare di House come se fosse Dawson’s Creek. Nemmeno mi spiace più di tanto, purché che non esagerino…

In attesa di capire se House troverà o no il bandolo della matassa, però, c’è da fare una nota seria. E’ di pochi giorni fa la notizia della morte di Sergio Di Stefano, doppiatore italiano del buon Greg. Son notizie strane, queste. Pensiamo che il mondo dei doppiatori, così strano e particolare, dove sono tutti imparentati, i settantenni doppiano i cinquantenni e non conosciamo la faccia di nessuno, sia immune dalle sorti della normale umanità. Tipo invisibili dèi dell’Olimpo. E invece no.
House era una delle poche serie che ancora seguivo volentieri in italiano, anche e soprattutto grazie a Di Stefano. Siccome Dio non esiste, non starò a raccontarvi palle tipo il doppiaggio degli angioletti, e lui che ci guarda da lassù, e menate simili. Rimane il dispiacere per la perdita di un bel professionista e di una grande voce. Di Stefano ha doppiato (bene) Hugh Laurie, Jeff Bridges, John Malkovich, Kevin Kostner, Christopher Lambert e un sacco di altra bella gente… Ci sono modi ben peggiori per farsi ricordare.



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