29 Giugno 2011 7 commenti

La versione di Tina – C’è singletudine e singletudine di Vale'n'Tina

Nuove serie, vecchie storie

Copertina, I perché del mondo, La versione di Tina, Pilot

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.Mi sono data come tempo massimo di figheggiamento nuiorchese due articoli. Questo è il secondo dopo il mio rientro, e quindi, cari, vi tocca.
Dunque: mentre me ne stavo aggiro per le strade di NYC, chettivedo?

Bam, degenero: parto con un servizio fotografico professional (ok…si vede giusto un pochino il riflesso del flash…)  ricamato con un pippone moral-social-psico-ermeneutico sul ruolo della donna in questa società post-moderna dominata dall’infantilismo virile.
Cosa vuol dire tutto questo, non so, ma fa molto intellettuale consumata, non trovate?
Comunque,  appena rimesso piede nell’angusto dorm che per tre settimane ha ospitato me e alcuni topi (questa poi ve la devo raccontare), mi sono immediatamente fiondata sull’internet a capire di che si tratta.
Ancora mi sento orfana dopo che Grey’s anatomy e Lost sono diventati una schifezza, e non posso andare avanti a Friends, Scrubs, 30 Rock e SATC. Ho bisogno di qualcosa di nuovo!
Qualcosa che mi emozioni, mi appassioni. Ma diamine, oh sceneggiatori americani strapagati, io dico: si suppone che intrattenermi sia il vostro lavoro. Fatelo! Mi appropinquo quindi a questa nuova serie USA che promette di colmare il mio pneumatico vuoto emotivo con tanti bei vestiti e tante belle storie d’ammore: Single Ladies. Storia di tre squinzie sui 30-something, molto fighe, molto ricche, appena scaricate dai loro tipelli e quindi pronte a darla via come se non ci fosse un domani. Perfetto! Ha pure il titolo di quella canzone della mia chiappona preferita!
Ecco, dopo tutte queste grandi aspettative, sinteticamente mi sento di riassumere il mio giudizio così: du palle.
Come sempre, viene sbandierata l’idea che essere single è mooooooooooolto ma moooooooooooooolto più fico che non essere la metà di una coppia.
“Cioè, Tiffany, cioè, capisci? Cioè, così posso ascoltarmi a palla la musica di Giggi D’Alessio e il mio boy non mi rompe mai mai perché non c’è! Cioè, trooooppo giusto!”
Per cortesia, ma a chi vogliamo darla a bere?
Noi, cari sceneggiatori americani strapagati (e a questo punto inizio a chiedermi il perché) siamo cresciuti con Dawson’s Creek e Beverly Hills. Ma, dico, secondo voi, quando mai potremmo credere che lo status più appetibile sia quello della sigletudine? Eh?!
Ma se ce l’avete menata ANNI con sorrisetto-sbilenco-Joey che non si sapeva mai se gliela dava o no a testa-da-sofficino-findus-Dawson, e che prima si amavano e poi no, e poi lei andava con uno a cui faceva il ritratto nudo però poi si capiva che era gay, allora Dawson in verità amo solo te ecc ecc.
A chi volete darla a bere?
Poi, diciamoci anche un’altra cosa. Essere single, straricchi e strafighi a Manhattan, ecco, magari QUEL tipo di singletudine è desiderabile. Peccato che, quante persone esisteranno così sulla faccia della terra? Tre?
E per finire, una bella bomba di verità che non ci fa mai male: cosa si cela dietro a questo meccanismo perverso e mistificatore della celebrazione della singletudine?
Accade –nella realtà e nel telefilm- che la donna di turno venga smollata. Le amiche si assembrano intorno alla suddetta e, tra riti vodoo perpetrati sull’ex e una serie di stronzo-cornuto-maledetto, viene pronunciata la mitica frase “Non ti merita! E comunque è che ha paura delle donne forti, lui”. Questa, o una delle altre psicocazzate varianti dell’originale tipo “le donne che prendono l’iniziativa spaventano, non vuole mettersi in gioco, è costipato emotivamente” ecc.
Certo, ha la stitichezza sentimentale, ecco cos’è.
Non è che magari si era rotto di te. Che non ti sopportava più. Che se ne è trovata una meno rompi anima. No: non voleva mettere in gioco le sue emozioni.
Ma perfavoreeeee!!!!!

Quando si sta bene con un’altra persona –appunto- ci si sta. Se si levano le tende è perché non gli piaci più ( e viceversa). Perché dobbiamo raccontarci la favoletta degli uomini che sono irrecuperabilmente immaturi e finire poi per ripiegare sulla considerazione che essere single è molto meglio? E viva il girl power, l’indipendentismo e le donne che fanno carriera.
No, dannazione! È molto meglio essere innamorati e ricambiati che non uscire tutte le sere e limonarsi l’universo-mondo (cosa che, tuttavia, in alcuni casi riscontra tutta la mia approvazione).
Quindi donne et anche uomini, prima di rincagnirsi nel dolore e nella calunnia dell’ex che come era stronzo/a quello/a nessuno mai, fatevi un sano, profondo e autentico esame di coscienza.
Prima di dire che essere single ladies è molto meglio perchè così posso studiarmi per ore i pori allo specchio senza sembrare strana (Charlotte ipse dixit), renditi conto che A) hai dei problemi a prescindere, anche senza un partner che te lo faccia notare, B) dipendere dall’altro, voler bene, aver bisogno, sono tutte cose molto sane e molto belle.
Forse -senti senti- le cose più belle e sane che ci possiamo augurare per la nostra vita.

PS o anche BREVE STORIA DEI TOPI:
Come in Italia siamo avvezzi agli scarafaggi, così a NYC si è avvezzi ai topi d’appartamento; piccoli, ma comunque sempre topi sono.
Mi trovavo in camera con due amiche, F. e C. (per motivi di sputtanamento mi limito alle iniziali). F. va in bagno. Poi, un urlo. Un topo sgattaiola dal WC alla stanza da letto. C. ha una crisi e mentre corriamo verso l’uscita mi grida “oddio ma si muovono in stormi secondo te??!!”.
Lì per lì non ho la prontezza di controbattere che “stormo” si usa in caso di animali volanti; riesco solo ad immaginare una famiglia di topi fluttuanti che m’insegue.
Panico.
F. ci grida dietro “infami m’avete mollato cor topo” (F. è di Roma) e allora decidiamo che bisogna risolvere la questione.
Scendiamo dal tizio della reception che, con fare tranquillo, al nostro terrore risponde con un placidissimo: “ok, girls, now tell me just this : it was a little mouse, or a big rat?”.
Cazzo. Ci sono anche i big rat??



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