21 Settembre 2011 5 commenti

La Versione di Tina – Free Agents mi ha rotto le palle di Vale'n'Tina

Il tragico ritorno dello scaldamutandismo

Copertina, La versione di Tina, Pilot

Cari tutti, oggi parliamo di Free Agents, una serie che mi ha rotto le balle.
PREMESSA: ”free agents” è il termine che indica (negli USA) un giocatore non più sotto contratto di quegli sport tipo ‘gruppi di watussi che insegue una palla rimbalzante’ e che può quindi firmare un po’ con chi cazzo gli pare. Detto questo, spinto da un impulso ai miei occhi incomprensibile, un tizio di nome Chris Niel – inglese fa una serie tv per Channel 4, che un altro tizio (questa volta ammericano), spinto da un altro non meglio identificato impulso, l’anno scorso decide di ricicciare su NBC. Detta serie ruota intorno a due PR alla Jerry Maguire, lui divorziato, lei battitore libero e femminista convinta; ogni tanto i due si slinguazzano un po’ a caso tra gli schedari dell’ufficio. Cosa c’entra il significato di “free agent” con la trama del telefilm? Boh.
Boh è la parola chiave che guida questa serie.
Di cosa parla esattamente? Boh.
È interessante? Boh.
Ma almeno me lo dici su che canale va? Boh.

MOTIVI PER CUI NON GUARDARE FREE AGENTS:
1.Voi lo sapete, io lo so: le serie si scaricano. E ora provate a trovare una puntata di Free Agents, dai, provate! Si entra in un meccanismo che sembra studiato apposta per farti uscire di senno. Vieni rimandato a partite dell’NBA, partite di calcio, di monopoli, di tiro alla salsiccia volante… niente, non si capisce NIENTE!
2.Provi allora a cercare delle notizie su Google. Nu cazz! Continui a dire “disambigua” a Wikipedia e quella non capisce. Probabilmente ho fatto a mia insaputa domanda per entrare in qualche campionato di pallacanestro britannico con tutte le pagine che ho visitato.
3.Alla fine arriva Marco Villa salvatore dei popoli e ti passa la prima puntata. E tu ti dici daje tutta, sarà una ficata, evviva evviva, più le cose costano fatica, più ne valgono la pena. E invece no! Due palle così, noioso, la storia che non si capisce e sti due stoccafissi di protagonisti che tentano di far vedere quanto sono i più supercool del mondo bevendo tanto caffè a portar via di Starbucks e camminando velocissimi. Così sembrano moooolto impegnati, capito il trucchetto? In realtà sono dei meri deficienti. Quindi ciao Free Agents, non guardatelo, non cercatelo, non parlatene. Come il Fight Club. Quantomeno questa cagata pazzesca mi offre il destro per discutere di un argomento che mi sta molto a cuore: il sesso (sperato e/o ottenuto) fra colleghi.

L’unica cosa che questa serie orenda forte mette chiaro è quanto segue: NO! A LETTO COI COLLEGHI, S’ERA DETTO DI NO!
Ora: come sempre, ci scommetto che se i due attori della relazione fossero donne, ci sarebbero molti meno problemi; se, invece, si parla di sessi opposti, scatta ovviamente il dramma. Per colpa di chi? C’è bisogno che risponda? (Se state pensando “ammazza ma quanto se la prende sul personale la Vitali”, beh, avete ragione. True story, vivo un periodo complesso col genere maschile). In ogni caso, ecco una veloce carrellata delle possibili differenti situazioni in cui ci si potrebbe ritrovare.

1 Lo SCALDAMUTANDE
Di questa temibile categoria umana ne abbiamo già parlato; tuttavia è bene ricordare quanti danni un Friggitore di Patate possa causare: psicologici, economici, sociologici, morfologici. Ogni mattina scherza con te, fa l’allusione, manda il messaggino e poi non è che si tira indietro… semplicemente non dà il seguito logico che i suoi atti lascerebbero presupporre. Ovvero: baciarti il collo nel corridoio sì, invitarti a cena no. Perchééééé?
2 Il MORDI E FUGGI
Questo tipo di collega è il classico che – lo sanno tutti – ti porta a letto e poi ti molla. Ti usa e poi irrimediabilmente ti getta. Non sempre suscita nella collega femmina la reazione naturale: alle volte costei, invece di tagliare la corda alla velocità del tuono, preferisce prodursi nel più classico dei “sono la tua crocerossina e ti salverò”. Ovviamente, non funziona MAI.
3 Il DAJE DE TACCO DAJE DE PUNTA
Tu gli piaci. Lui a te no. Ti fa schifo. Ti repelle. Ti ripugna. Lo usi come contraccettivo mentale: come fa passare questo la voglia di fare all’ammore guarda, nessuno mai. Però lui insiste. Tu ti neghi. Ma lui non smette, ti scrive su FB e su tutti i mezzi di comunicazione possibili, ti lascia i bigliettini sulla macchina del caffè, ti manda gli sms… insomma, cerca di prenderti per sfinimento. “Ad un certo punto me la darà anche solo per farmi stare zitto” – si dice lui.

Situazioni positive? Non pervenute. Il consiglio unilaterale, se vi trovate nel gorgo della passione tra colleghi è: lasciate perdere. Senza dimenticare, naturalmente, che chi predica bene razzola male.
E chi vuol intendere intenda.
(E tutti gli altri in roulotte)



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