5 Dicembre 2011 1 commenti

Tyler Perry’s For Better or Worse – La serie freak dell’anno di Marco Villa

Ma voi lo conoscete Tyler Perry? Io no.

Copertina, Orrori, Pilot

Transizione, cambiamento, rivoluzione, passaggio. Trovate la sfumatura che preferite, ma quello che sta accadendo nel mondo delle comedy è semplice: in questi anni stiamo passando da una forma vecchia di sit com a una forma nuova. C’è chi riesce a rilanciare fin da subito alla grande, trovando nuovi linguaggi e approcci. Chi cerca invece una transizione morbida, cambiando qualche elemento. E poi ci son i freak, ovvero quei telefilm senza identità, sospesi tra vecchio e nuovo. Oggi parliamo di un freak, oggi parliamo di Tyler Perry’s For Better or Worse.

Ora. Quando in una serie o in qualsiasi cosa il nome dello sceneggiatore viene prima del titolo, con tanto di genitivo sassone, la faccenda è grossa. Vuol dire che prima di vendere il prodotto, si vende il creatore. E qui faccio candidamente outing: non so voi, ma io non ho la minima idea di chi cazzo sia Tyler Perry. Fatto abbastanza grave, considerato che è suo il conto in banca lievitato di più a Hollywood l’anno scorso

Comunque, Tyler Perry è un autore, attore e regista, che scrive, interpreta e dirige film su, di, con e per afroamericani. For Better or Worse non fa eccezione, anche se lui non compare davanti alla macchina da presa. Ispirata a due suoi film di enorme successo (Why Did I Get Married? e Why Did I Get Married Too?, mai distribuiti in Italia), la serie mostra le vicende di tre coppie di colore dell’alta società di Los Angeles. Uomini sempre in giacca e cravatta, donne con tacchi vertiginosi. Equivoci, ammori, incomprensioni, lavoro, figli da crescere. Quella roba lì, ok?

Il tutto, con un tono e una visione da serie freak. Avete presente la faccenda degli anfibi, dell’evoluzione, prima nell’acqua, poi fuori? Ecco, Tyler Perry’s For Better or Worse è rimasta incastrata a metà dell’evoluzione. Sarebbe potuta essere una schifezza tipo State of Georgia, che in fondo nasce con un target simile, invece è una schifezza diversa. Di schifezza si tratta, sia chiaro, ma è davvero interessante vedere il primo episodio, per capire quanto questa fase di transizione sia complessa e imprevedibile.

Tyler Perry’s For Better or Worse non ha le risate registrate, ottimo punto, ma ha le pause di recitazione come se le risate ci fossero. Ovvero: la scrittura non ha saputo adattare il proprio ritmo alla nuova situazione, in cui non è necessario fermarsi ogni cinque secondi per lasciare esplodere il pubblico. Si arriva così a rimpiangere le risate, perché il risultato è una totale assenza di ritmo. È una cosa che emerge già nella prima scena, nella quale una bambina e un antropomorfo che interpreta un bambino litigano con ritmi teatrali e recitazione da saggio di fine anno della scuola elementare.

Altro aspetto: la regia. Nel tentativo di staccarsi dalla tipica sit com, con riprese effettuate da più camere contemporaneamente e posizionate sempre negli stessi punti, For Better Or Worse mette in gioco delle riprese che vagano all’interno degli spazi come se l’operatore stesse ballando davanti all’orchestrina del Titanic. Mentre il Titanic affonda. E dopo aver bevuto. Tanto. Semplicemente, non c’è una gestione degli spazi e delle inquadrature decenti, soprattutto quando si prova a mostrare non un dialogo, ma un minimo accenno di azione fisica.

Infine: la sceneggiatura. Non c’è mai una battuta che faccia veramente ridere e la cosa è sottolineata in modo impietoso dall’assenza delle risate. In più, nei pochi momenti in cui la serie si stacca dalla comedy, per mettere in scena qualcosa di più drammatico, la sceneggiatura si perde in lungaggini inutili e in luoghi comuni. Ah, in quei momenti la regia è quella di una soap. O di un film porno, che fondamentalmente è uguale.

Un freak, insomma, che cerca di comportarsi come se fosse una serie nuova e moderna, ma non ci riesce, perché tutto ciò che la sostiene e la fa camminare è parte di un’altra epoca. Tyler Perry’s For Better or Worse è una serie veramente brutta e non so quale interesse possa creare in uno spettatore italiano, ma il primo episodio merita la visione per quanto è sbagliato e fuori fase.

Perché seguirlo: perché adorate alla follia Tyler Nonsochicazzosia Perry.

Perché mollarlo: perché va bene guardare tutto, ma il masochismo no.



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