3 Giugno 2016 5 commenti

My Name is Earl – Vedi alla voce grandi classici di Azzurra Morelli

Un po’ di motivi per recuperare una serie super-cult

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My name is Earl è una serie statunitense trasmessa in Italia tra il 2006 e il 2011 creata da Greg Garcia e prodotta dalla 20th Century Fox. Ricordo che la vedevo dopo pranzo, quando mio padre vinceva la lotta per il telecomando contro mia madre. A farmi adorare questa serie non è solo il dolce ricordo che suscita ma anche la consapevolezza che io non sia l’unica in famiglia ad amare le cose un po’ fuori dai canoni.

Nel ridente campo caravan di Camdem, dove per vivere impari a rubare tutto ciò che non è inchiodato all’asfalto e a non avere scrupoli nel truffare la pensione a un vecchio invalido, vive un omone alto e robusto, con due folti baffi neri che mostra con orgoglio. His name is Earl, per l’appunto. Earl, dopo aver grattato un biglietto fortunato della lotteria e dopo essere stato investito da un’auto che credo di aver visto in GTA San Andreas, viene colto da un’epifania. Si rende conto che per ogni evento positivo nella sua vita, una catastrofe si abbatterà su di lui. It’s karma, bitch. Così passa da essere un ladruncolo senza arte, né parte, un accanito consumatore di birra – solo se gratis – e un disturbatore compulsivo a essere un cittadino modello. Alla base di questo cambiamento il karma, quel folletto dispettoso in cui nel profondo del cuore credo anch’io. Ormai divenuto esempio di moralità, Earl redige una lista in cui annota tutte le cose terribili che ha fatto nel corso della sua vita. Secondo la sua teoria, ad ogni voce cancellata dalla lista, il karma farà corrispondere una sorta di ricompensa.

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Inizia così l’avventura di Earl J. Hickey, che si troverà a dover riparare a torti assurdi, a ripagare personaggi impensabili, arrabbiati, rassegnati o ridotti in povertà dalle azioni del protagonista che ora cerca in tutti i modi di cancellare, in fondo in fondo con un profondo senso di sano egoismo. Ma in questa avventura Earl non è solo. Inseparabile come il migliore dei segugi, Randy Hickey, il fratellino grasso e dalla scarsa igiene personale, lo accompagna in ogni impresa. Randy è un po’ tonto, ha la ‘lingua curiosa’ nel senso che lecca qualunque cosa e prende nota dei sapori, recita divinamente ruoli diversi in uno spettacolo, ma scappa in preda al panico davanti a un qualunque volatile. Più volte mette in mostra un certo acume, dimostrando un’intelligenza su cui non avresti mai scommesso, ma poi torna l’ingenuo fratellino di Earl dal cuore puro.

Puntuale e terrificante come la sessione estiva, c’è Joy Turner, l’ex moglie di Earl. Una sera Joy gravida e gonfia come una bionda e stridula mongolfiera decide che deve dare un padre a Dodge, il bambino che sballottola dentro il suo pancione. Così fa ubriacare Earl al punto di indurlo a sposarla la notte stessa. Poco dopo Earl prova l’ebbrezza di aspettare un figlio proprio, ma il giorno del parto Joy mette al mondo un bellissimo bambino di colore. Nasce così Earl Junior che come potete intuire dal padre non aveva preso poi molto.

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Ma oltre questo particolare nucleo familiare, My name is Earl ci porterà a conoscere una serie di personaggi singolari. Donne con una gamba sola, freak, pazzi, selvaggi, prostitute, preti, ladri, omosessuali. Tutto condito da un livello di povertà di molto al di sotto della media. Se questo non vi è bastato vi do un altro motivo per recuperare le quattro stagioni di questa serie: beccare gli attori che sarebbero diventati volti familiari negli anni successivi. È così che ho visto un Leonard (The Big Bang Theory) uomo d’affari e giocatore di golf in polo, una Victoria (Mike e Molly) dal culo deforme, un Andy (La vita secondo Jim) come una goffa guardia carceraria, un Dave (The War at Home) ancor più sopra le righe di quanto lo conosciamo, una Phoebe (Streghe) figa ma tirchia che pare abbia letto il manuale della cattiva fidanzata. Ma anche un Brandon (Beverly Hills 90210) che dà vita al primo caso in cui un bad boy è annientato da un boy scout, Dharma (Dharma e Greg) sfigurata e altri ancora che vi divertirete a scovare.

Una pecca però c’è: la serie si chiude alla quarta stagione per scelta improvvisa di NBC. Talmente improvvisa che Garcia ha dato alcune risposte sul destino dei personaggi di My name is Earl nella sua serie successiva, ovvero Raising HopeNiente di tragico, però. Anche perché il finale è preceduto da quattro stagioni semplicemente bellissime.



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