Flowers – Un mini-recuperone per un gioiellino di dark comedy di Alessio Campo
Flowers è una di quelle serie piccole e bellissime che ci fanno impazzire
Moltissime serie tv non sono altro che una finestra aperta, che permette allo spettatore di curiosare nell’intimità della vita quotidiana di una famiglia, niente di eccezionale, niente di nuovo. Le solite dinamiche, del tipo: succede qualcosa che rompe l’equilibrio del gruppo, arrivano problemi, discussioni, liti, ma alla fine della narrazione l’armonia si ricompone, quasi sempre. Allora qual è il punto di guardarsi l’ennesima serie che racconta le vicende di una coppia di adulti di mezza età con due figli a carico che hanno 25 anni? Beh, i Flowers non sono una famiglia normale, sono strani forte, sono bizzarri, sono senza senso. Sono fantastici. Bisogna divorare avidamente i sei episodi di Flowers, andata in onda circa un anno fa su Channel 4, per comprenderlo del tutto.
Maurice – il capo famiglia – è uno scrittore di una serie di racconti dark per bambini ed è depresso. A serie appena iniziata tenta di impiccasi, senza successo. Nonostante sia una persona fragile, è la roccia della famiglia, il punto di riferimento della moglie e dei figli. Loro sono completamente allo sbando, lui è il solo ad avere qualche barlume di lucidità. Ha degli atteggiamenti bizzarri, ma sa essere razionale quando necessario. Il problema è che Mr Flowers è paralizzato dalla sua condizione psicologica. Non ha stimoli, è apatico.
Deborah – la moglie – è insicura, stralunata. Avete presente la gran parte dei personaggi che interpreta Laura Morante? Ecco, solo che in questo caso l’attrice è Olivia Colman, fantastica anche in questo ruolo. Deborah è consapevole della depressione del marito, ma sembra che non ne abbia intuito la gravità. Vorrebbe aiutarlo, vorrebbe ravvivare il matrimonio. Ci prova, a modo suo. Ingenuamente gli regala un libro, uno di quei testi con un demente in copertina che ti fa ok col pollicione, o un gesto del genere. Regalare una lettura così a uno che ha appena tentato il suicidio è come mettere un cerotto su una ferita da granata.
Poi ci sono i due gemelli Flowers, loro sono incasinati forte. Hanno 25 anni e vivono ancora a casa coi genitori. Donald è un inventore di cose senza senso, cianfrusaglie inutili. È come se fosse un bambino cattivo con l’aspetto di un adulto, è dispettoso ed egoista. Un manipolatore di scarsa lungimiranza e grande inettitudine. Amy – la sorella – è un po’ introversa e cupa, ma ha un animo gentile. È un’artista. Entrambi, evidentemente, hanno preso la vocazione creativa dal padre e la sfogano a modo loro, in maniera bizzarra.
Infine, c’è Shun. Vale la pena vedere la serie solo per seguire questo personaggio meraviglioso. Alla fine dei sei episodi desidererete averlo come fratello, o come migliore amico. Lui non è un membro della famiglia, è di origine giapponese, ma vive con i Flowers. È l’illustratore dei libri di Maurice. Parla un inglese confuso ed è pazzo come un Power Ranger sotto metanfetamine. Qualsiasi cosa dica è un fulmine a ciel sereno, spesso senza senso.
Tutti loro abitano in una casa isolata, nella grigiastra campagna inglese. Un posto che pare la versione tetra della contea di Bilbo Baggins. La loro convivenza è freak show, la villetta sembra un manicomio senza personale, né dottori. Tutti insieme hanno la stessa lucidità dei Looney Tunes.
I temi che vengono affrontati sono quelli che possono toccare prima o poi qualsiasi famiglia, ovvero la depressione, la crisi matrimoniale, la difficoltà di comunicazione, la sessualità. Il tutto accompagnato da un’estetica a tinte scure e da una colonna sonora che non fa presagire nulla di buono. Ma non è un dramma strappalacrime, è una dark comedy, un insieme di situazioni tragicomiche. L’ironia è un arma potente per raccontare argomenti delicati senza essere pesanti e Will Sharpe – che ha scritto e diretto la serie – ha usato quest’arma nella maniera migliore possibile.
Flowers non racconta una storia particolarmente interessante, né molto originale. Sono i personaggi che trasformano la solita pappa surgelata in un cazzutissimo minestrone con un vasto assortimento di verdure biologiche, cresciute con amore, in un terreno fertile e ricco di sostanze nutritive. Le puntate sono solo sei, ne guarderete una, ne vorrete vedere subito un’altra, ne farete indigestione. Will Sharpe è stato bravissimo a scrivere e dirigere questo piccolo gioiello, ma ha fatto anche di più, interpretando proprio il personaggio di Shun. Chapeau.
Perché guardare Flowers: perché i Flowers sono una famiglia di meravigliosi svitati (e perché Shun è un grande)
Perché non guardare Flowers: perché la serie non racconta una storia particolarmente interessante, né molto originale