14 Settembre 2022

The Serpent Queen: su Starzplay una regina un po’ particolare di Diego Castelli

La vita di Caterina de’ Medici in una serie molto romanzata ma pure parecchio divertente

Pilot

Sono giorni strani per parlare di una serie incentrata su una regina (per chi leggesse questo articolo fra un anno: è appena morta la Regina Elisabetta).
Ed è strano seguire il racconto di una regina italiana e regnante in Francia, in una serie in cui il cast è quasi tutto anglosassone e parlano tutti in inglese a prescindere dalla provenienza.
Ma noi comunque non ci scomponiamo, l’appropriazione culturale è roba da minoranze bullizzate, noi a parte qualche battuta su Super Mario siamo bene o male amati da tutti per via della pizza, quindi a posto.
Insomma, parliamo di The Serpent Queen.

Creata da Justin Haythe come adattamento del libro Catherine de Medici: Renaissance Queen of France, di Leonie Frieda, la serie di Starz è già disponibile in Italia su Starzplay, con un episodio a settimana per otto in totale.
Racconta la vita di Caterina de’ Medici in diversi momenti storici, e a interpretare la sua versione adulta e già nota e temuta nell’ambiente politico c’è Samantha Morton, che già conosciamo come Alpha di The Walking Dead.

Non ho la voglia né la competenza di fare un riassuntone della storia di Caterina de’ Medici, anche perché Wikipedia ce l’abbiamo tutti. Proprio da wikipedia, forse, vale la pena trarre giusto pochi, semplici passaggi che meglio ci aiutano a inquadrare ciò che davvero ci interessa, cioè la serie.
Se pensate che io stia per copiare pezzi di Wikipedia, sì, lo sto facendo:

“Fu regina consorte di Francia, come moglie di Enrico II, dal 1547 al 1559, reggente dal 1560 al 1563. Nota come «la regina madre» per aver generato tre sovrani di Francia (Francesco II, Carlo IX ed Enrico III), ebbe una grande e duratura influenza nella vita politica dello Stato”.

“Un’aura malefica ne ha avvolto la figura nella storiografia francese fino a tutto l’Ottocento: Caterina sarebbe stata fredda, gelosa, vendicativa, avida di potere”.

“Nella moderna storiografia Caterina de’ Medici viene invece considerata come una delle maggiori sovrane di Francia, promotrice della tolleranza religiosa”

Ma soprattutto, una bella citazione dal memorialista francese Pierre de L’Estoile:
«Era lei che faceva tutto e il re non muoveva un dito senza che ella lo sapesse.»

Questi pochissimi tratti di Caterina sono già sufficienti non tanto per inquadrare storicamente tutti i personaggi di The Serpent Queen (che pure hanno effettivamente un loro valore storico), ma per approcciarsi alla serie senza fare l’errore di considerarla un documentario.

The Serpent Queen non vuole essere una cronaca fedelissima delle vicende di Caterina e, come vedremo tra poco, è lo stesso tono con cui le vicende sono narrate a suggerire molta cautela prima di infervorarsi per questa o quella discrepanza storica.
Questo a partire proprio dalla descrizione del carattere della protagonista, qui rappresentata in quella versione spietata e pericolosa che probabilmente non corrisponde troppo alla verità, ma ovviamente è tanto succosa in termini televisivi.

The Serpent Queen ci racconta di una Caterina già adulta e già molto temuta, ai limiti del religioso, e sono poi le sue stesse parole, indirizzate a una giovane serva, a condurci verso ampi flashback in cui vediamo il suo arrivo in Francia da ragazzina, quando lo zio, papa Clemente VII interpretato da Charles Dance (buon vecchio Tywin Lannister di Game of Thrones), la portò lì per sposare il secondo erede al trono di Francia, per costruire un’alleanza politica che portasse la pace fra i due Paesi (cioè, l’Italia all’epoca non era un paese, ma ci siamo capiti).

Tuttavia, se tutto questo è effettivamente storia, come accennato più sopra basta poco per accorgersi che non siamo nel mondo del documentario. Non solo perché Caterina parla direttamente con noi come un Frank Underwood qualsiasi (e questa Caterina, a giudicare dallo spietato acume politico, deve aver guardato più volte House of Cards) ma proprio per un approccio più complessivo che non disdegna la commedia, la macchietta, la satira caustica.

Non si arriva dalle parti di The Great, in cui la Storia con la S maiuscola pare più che altro un pretesto per raccontare simpatiche beghe di corte, e nemmeno di una Bridgerton, in cui il filo che collega la serie con i veri fatti storici è sottilissimo e puramente ornamentale.
No, in The Serpent Queen la Storia sembra essere davvero la struttura su cui costruire le vicende, ma quelle vicende sono intrise di una creatività giocosa tale per cui, anche sforzandosi, non è possibile pensare che le cose, nei loro dettagli, “siano andate davvero così”.

Questo sottile gioco di equilibrismo potrebbe anche essere disastroso, perché si rischia di far incazzare tutti.
A me però è piaciuto, pur avendo visto un solo episodio. Sarà che di serie in costume realistiche, meno realistiche o dichiaratamente fantasy ne abbiamo viste parecchie in questo periodo, ma non posso che salutare con un certo favore uno show che prova effettivamente a trovare una sua via personale in questo panorama ormai piuttosto affollato.

Ed è proprio quando ci si libera della pretesa di fare le pulci storiografiche a ogni dettaglio, che ci si può godere l’interpretazione un po’ sopra le righe ma molto intensa di Samantha Morton; la sottile abilità comica di Charles Dance, che sembra fare sempre Tywin Lannister, ma con risultati molto più divertenti; ma pure la bravura di Liv Hill, che interpreta la versione giovane di Caterina, una che si sente dare della racchia grassoccia per tutto il pilot, ma intanto mette in mostra un’astuzia che quelli intorno a lei si sognano.

Fra imbarazzanti “prime notti” in pubblico, costumi improbabili e personaggi deliziosamente rozzi, The Serpent Queen ottiene un risultato non da poco: diverte da subito e appassiona fino alla fine dell’episodio.
Se vogliamo, la sua vera sfida sarà riuscire a mantenere saldo questo equilibrio fra i suoi vari toni e approcci, consentendoci di appassionarci alle vicende di Caterina senza farle troppo svilire dalla comicità, ma allo stesso tempo mantenendo questo tono così originale e frizzante.
Al momento, comunque, approvata.

Perché seguire The Serpent Queen: per l’approccio consapevolmente e piacevolmente irrispettoso della Storia, a tutto vantaggio del divertimento.
Perché mollare The Serpent Queen: se siete talebani della verosimiglianza, oppure se le serie un po’ a metà strada fra i generi vi confondono.

PS Sopra ci ho scherzato, però è vero che, per noi italiani, vedere questi personaggi teoricamente nostrani parlare in inglese e non riuscire quasi mai a pronunciare correttamente anche solo il cognome “Medici”, spezza un po’ l’attenzione. Ma ci si fa l’abitudine.



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