8 Febbraio 2023

Cunk on Earth – Netflix: il non-sense di cui non credevi di avere bisogno (e invece) di Marco Villa

Cunk on Earth è un mockumentary sulla storia dell’umanità, in cui una improbabile divulgatrice fa domande senza senso a serissimi esperti

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Cunk on Earth è un mockumentary a metà, è una parodia, è uno show di satira, ma soprattutto Cunk on Earth è uno dei prodotti più creativi e autorialmente impegnativi degli ultimi anni. Esagerato? In apparenza sì, in realtà nemmeno troppo, perché la quantità di idee presenti in questa serie è impressionante e pure la qualità non scherza.

Cunk on Earth è un finto documentario sulla storia dell’umanità: si parte dalle grotte e dalle pitture rupestri, si finisce con i social network. O meglio, per dirla con il tono della serie: si parte dalla rappresentazione delle grandi guerre tra l’uomo e le mucca (il suo più temibile nemico) e si conclude con l’invenzione che spiana la strada alla distruzione di tutto ciò che c’è stato prima. A condurre questa indagine, prodotta e trasmessa da BBC in autunno e ora disponibile su Netflix, è Philomena Cunk, una sorta di Alberto Angela in acido interpretato da Diane Morgan. 

Piccolo passo indietro, per spiegare da dove arriva Philomena Cunk. La prima volta che appare sullo schermo risale a dieci anni fa all’interno di Charlie Brooker’s Weekly Wipe, show di satira di quello che di lì a poco sarebbe diventato l’osannatissimo creatore di Black Mirror, ma che allora era soprattutto un autore e performer comico. Nello show, Diane Morgan porta per la prima volta in scena Cunk, una giornalista/divulgatrice chiaramente non all’altezza della situazione, a metà tra l’ignoranza e la disinformazione. Il segmento funziona e Cunk acquisisce via via sempre più spazio, passa a uno show dedicato (Cunk on Britain), per arrivare oggi alla (possibile) consacrazione globale con Cunk on Earth, sempre scritta da Charlie Brooker con altri otto autori e autrici, tra cui la stessa Morgan.

Lo sviluppo è semplice: nell’arco di cinque episodi, Cunk ripercorre la storia della civiltà e, a seconda del periodo che racconta, interpella storici ed esperti con domande totalmente non-sense, tipo: “È più importante il Rinascimento o “Single ladies” di Beyonce?”. E quel Renaissance (rinascimento in inglese, appunto) viene pronunciato in modo da farlo sembrare “renais-sauce”, potendo così fare un gioco di parole con sauce (salsa) e una ulteriore domanda sulla ricetta di quella salsa (o più avanti giocare su Soviet Union/Onion). Dall’altra parte, gli esperti in questione cercano di rispondere senza mai mandare a quel paese l’intervistatrice, diventando immediatamente il suo bersaglio: quando lo storico risponde dicendo che, per quanto Beyonce possa essere rilevante, il Rinascimento lo è senza dubbio di più, Cunk ribatte mettendolo in guardia sul fatto che ha appena dato la propria preferenza a una manciata di artisti uomini bianchi etero. 

Eccolo, lo schema: domanda stupida su argomento serio, risposta dell’esperto che cerca di barcamenarsi, ma che in realtà finisce per alzare la battuta per la chiusura finale di Cunk, in un meccanismo comico che non è poi diverso dalla costruzione della punchline di uno spettacolo di stand-up comedy, per quanto realizzata con un linguaggio del tutto differente.

Non-sense e giochi di parole possono piacere o meno, ma è innegabile l’enorme lavoro di scrittura della serie, perché i momenti comici si susseguono con un ritmo pazzesco: in ogni frase c’è un’idea o una deviazione folle. Se si parla di Cristoforo Colombo, viene subito definito esploratore e detective, ma in un inciso che quasi si rischia di perdere nel flusso della serie: Morgan infatti non esce mai dal personaggio, perché Cunk deve risultare sempre credibile. Se mostraste questa serie a qualcuno senza dare i riferimenti, potrebbe impiegare qualche minuto prima di capire di cosa si tratti, perché è formalmente perfetta, un documentario BBC con tutti i crismi. Una volta entrati nel gioco, però, tutto cambia e si resta incollati allo schermo per capire quanti secondi passeranno tra una battuta e l’altra, per indovinare quando apparirà l’unico, irresistibile tormentone della serie (che non vado a spoilerare) o per soffrire di quell’interminabile secondo in cui gli esperti e le esperte si chiedono se davvero hanno capito quello che Cunk ha appena detto loro.

Cunk on Earth è una serie peculiare, perché caratterizzata da una densità di creatività rara: si intuisce la sua origine di segmento in uno show più ampio, fatto che evidentemente obbligava gli autori a condensare battute e umorismo in uno spazio ridotto. Passando al formato lungo, la scelta è stata quella di mantenere quel ritmo martellante e il risultato è uno show alieno, che può ricordare tante parodie (a noi italiani Vulvia di Corrado Guzzanti o lo stesso Alberto Angela di Neri Marcorè, per quanto entrambi inseriti in un contesto comico), ma che è davvero unica per la quantità di idee che ammassa nell’arco di un episodio di trenta minuti circa. E in mezzo a tutto questo ben di dio, arriva ovviamente la satira: nei confronti del complottismo, delle ipocrisie sociali e politiche (soprattutto statunitensi) e del nostro presente in senso lato. 

È difficile rendere l’idea della serie in astratto e per giunta in italiano: il consiglio è di provare a vedere un episodio (rigorosamente in lingua originale, pena la perdita dei giochi di parole). Pochi minuti saranno sufficienti per capire se è roba che fa per voi o meno.

Perché guardare Cunk on Earth: perché è un manuale estremo di scrittura comica

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