3 Gennaio 2013 2 commenti

Io vivo alla Casa Bianca – Le conseguenze dei Recuperoni di Diego Castelli

E’ un mondo pericoloso, e dovete essere preparati


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Mi sono reso conto di una cosa, in queste sonnacchiose vacanze natalizie.
Che ormai da molto tempo abbiamo esaltato il concetto del Recuperone Seriale, promuovendone le molte doti, ma senza mai parlare delle conseguenze.

Ora, dopo una presa di coscienza presto tramutata in un principio di senso di colpa, torno sull’argomento per apporre una specie di avvertenza, per mettere in guardia i più ingenui ed entusiasti.

Già sappiamo perché il Recuperone Seriale è una potente fonte di godimento. Il Recuperone ci dà un senso di pienezza quando periodi di magra telefilmica sembrano condurci verso una rapida depressione. Il Recuperone apre mondi che prima non si conoscevano, dando al contempo la confortevole certezza di non dover aspettare molti giorni per un nuovo episodio. Il Recuperone colma buchi sociali molto gravi, permettendo a soggetti estromessi dalle cerchie di amici perché “non sai cos’è la botola? Ma vedi di andartene a casa, va…”, di riscoprire l’accettazione della società e il caldo abbraccio dei propri simili. Il Recuperone consente visioni alternative e devianti, permette di scoprire il passato di attori conosciuti in altri contesti, facilita collegamenti impensabili a chi ha visto la serie spalmata in anni di programmazione, e in generale fornisce sviluppo mentale e informazioni complementari ad altri soggetti della propria cerchia sociale, così da aumentare il sapere collettivo e il conseguente progresso dell’umanità tutta.

Ma ci sono dei rischi.
Anzi, c’è “un” rischio, che poi finisce col declinarsi in un elenco di ramificazioni diverse ma ugualmente pericolose. Il rischio è quello dell’”annullamento”.
E’ un problema che ho potuto constatare sulla mia pelle giusto due giorni fa, quando io e la mia fidanzata, ancora in fase digestiva dopo il cenone di capodanno, abbiamo deciso di dare una bella botta al nostro Recuperone di The West Wing, vedendo nove episodi in un giorno.

Ora, la questione non è il numero di puntate – non saltate subito su a dire “pfiu, io sono capace di vederne 14 di fila”. Il concetto è ciò che succede a una mente già provata dalla baldoria e dal cibo, in caso di sovraesposizione seriale.

Fortunatamente, la necessità di andare in ufficio il 2 gennaio (che giubilo, peraltro…) è servita da schiaffo, da trauma necessario al risveglio, perché altrimenti io vivrei ancora alla Casa Bianca. Dopo una giornata di tale intensità, immerso nell’idealismo e nell’amore per il dettaglio propri di Aaron Sorkin, non solo i personaggi sono diventati vivi ai miei occhi, ma sono diventato io stesso uno di loro. Improvvisamente, l’idea di tornare a una vita reale e a un lavoro vero (che pure mi piace) sembrava folle in confronto all’importanza di sostenere il Presidente nella sua sfida quotidiana verso un mondo migliore. Di colpo, qualunque persona reale sembrava troppo poco in rapporto all’altezza morale e intellettuale di Josh, Toby, Leo e gli altri, così che si finisce col guardare tutti con una certa espressione schifata, perché non più conformi a uno standard che razionalmente sappiamo non esistere, ma che abbiamo fatto nostro.

E a me va ancora bene, perché lavoro all’interno di un gruppo di persone con cui prendere decisioni basate sul ragionamento e l’istinto. Come dire: posso fingere di essere Rob Lowe e in qualche modo funziona ancora.
Ma io mi chiedo: può la cassiera permettersi di questionare lo stile di vita del tizio a cui sta facendo lo scontrino, basandosi sui suoi acquisti e sulle più recenti statistiche e sui sondaggi che ha visto qualche ora prima a casa sua? Può l’idraulico smettere di stringere e cambiare tubi, per ammorbare il suo cliente sulle strade da intraprendere per migliorare la situazione degli insegnanti del North Dakota? E può un giornalista di cronaca (giusto per citare un altro lavoro di concetto e non sembrare classista) abbandonare l’aderenza al fatto che sta seguendo per mettersi a riflettere sui mille rivoli della conoscenza enciclopedica di Jed Bartlet?
No, non possono farlo. Eppure il rischio c’è.

Guardate che il problema non è solo West Wing, non sono solo le serie di Sorkin, e non sono solo le serie in qualche modo “intellettuali”.
No no, il rischo viene da qualunque Recuperone.
Dodici ore di Shameless possono drasticamente abbassare il nostro livello di igiene e responsabilità genitoriale, portandoci a mangiare solo schifezze dormendo sul pavimento, e fregandocene se nostro figlio scopre l’irresistibile divertimento delle forchette nelle prese elettriche.
Quindici ore di The Big Bang Theory hanno l’infallibile risultato di farci considerare realmente degna di essere vissuta la vita di Leonard e Sheldon, quando nella realtà le conseguenze sono particolarmente fastidiose, andando da un minimo di non scopare MAI a un massimo di essere picchiati a ogni angolo di strada.
Un’esposizione troppo prolungata a Homeland può portare a paranoia e continua sensazione di essere spiati, con frequenti tentativi di capire se nonna Gina è davvero una simpatica anzianotta, o piuttosto una spia del Mossad mandata in missione a Cavenago Brianza (e via con le tecniche imparate nei vecchi recuperoni di Lie to Me, altra trappola mortale).
Funziona anche con True Blood (tutti a correre nudi per i prati gridando “sono un mutaforma”), con i teen drama (che plasmano ormai da anni le nostre forme di interazione amorosa), coi medical (pensi di avere un tumore rarissimo ogni volta che ti duole l’alluce).
E pregate che l’insegnante di scienze di vostro figlio o vostro fratello non decida di spararsi un recuperone di Breaking Bad.

Insomma, ognuna di queste serie ha un effetto potenzialmente devastante sul nostro cervello, ma finché si tratta di un episodio a settimana viene compensato dagli effetti uguali e opposti delle altre serie.
Il Recuperone, invece, taglia i ponti, crea universi totalizzanti e prima sconosciuti, modifica la nostra percezione del reale in modi imprevedibili.
Perciò attenti là fuori, ché il mondo seriale è una giungla, ed è un attimo essere licenziati perché passate la giornata a inseguire i colleghi che si grattano per dirgli “guarda che può essere lupus”.



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