15 Luglio 2014 6 commenti

Louie – Una serie da recuperare per forza! di Diego Castelli

Non ne abbiamo mai parlato, e dobbiamo assolutamente rimediare

Copertina, On Air

Louie cop
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Nel corso degli anni non abbiamo mai parlato di Louie. E non l’avevamo mai visto.
E abbiamo fatto MALE.

In onda su FX da quattro stagioni, Louie è creata, scritta, diretta, editata e interpretata da Louis C.K., uno dei più famosi stand-up comedian americani, dove stand-up comedian vuol dire uno che sale sul palco da solo e dice una valanga di minchiate, tendenzialmente senza stare lì a fare troppi personaggi, usare strani costumi ecc. Il comico, il microfono, il pubblico.

Nell’ultimo paio di mesi mi sono deciso a recuperare Louie perché nel frattempo avevo visto su youtube alcuni spezzoni degli spettacoli di C.K., che mi avevano parecchio divertito.
Spezzoni tipo questo:

Ma non potevo immaginare che la serie sarebbe stata così bella e sfaccettata, un’opera completa e di grande freschezza, che va molto oltre le abilità strettamente comiche del suo creatore-protagonista.
Forse qualche dubbio doveva venirmi prima, visto che in questi anni Louie ha vinto diversi Emmy per la scrittura, la regia, e l’interpretazione dei suoi attori. E l’anno scorso ha pure vinto il premio come miglior comedy.

Per parlare di Louie si potrebbe partire da molti punti di vista diversi. La struttura della serie è abbastanza chiara, anche se piuttosto fluida. C.K. ci racconta di fatto la sua vita, o meglio una versione romanzata di essa, lasciando che la spina dorsale dello show sia fatta dai temi e dagli argomenti trattati, più che da linee narrative molto solide e precise. Pezzi di cabaret si alternano a fiction vera e propria, sommando aneddoti, riflessioni e sviluppi di vario tipo.
Soprattutto nelle prime stagioni è facile incappare in episodi o parti di episodi slegati tra loro, in cui Louie incontra personaggi e vive “avventure” che hanno poca influenza su ciò che accade nelle settimane successive. La quarta stagione appena trasmessa, in questo senso, è forse la più corposa dal punto di vista della trama, visto che ci sono un paio di storie che di fatto prendono l’intera stagione, con un’orizzontalità più marcata rispetto al passato.
Louie

Ma quello che davvero colpisce, di Louie, è la differenza rispetto agli spettacoli. Se cercate i video di C.K. su youtube troverete un comico estremamente divertente, molto acuto, ma anche caciarone e volutamente volgarotto. In passato C.K. ha basato la sua fortuna anche sul fatto di non avere peli sulla lingua, e di saper smuovere nel suo pubblico risate “di pancia”, spesso grevi e molto esplicite. Allo stesso tempo, era già chiara la capacità di elevare allo stato dell’arte un’abilità classica del comico, cioè quella di saper analizzare la vita normale delle persone normali, per trovarci contraddizioni, ipocrisie e debolezze che una volta portati sul palco diventano insieme irresistibile oggetto comico ma anche impietoso specchio dello spettatore e della società in cui vive.

Detto questo, però, il salto dai teatri alla serialità televisiva è stato sorprendente. C.K. aveva già dato prova di sè con Lucky Louie, una sitcom in onda su HBO e chiusa dopo la prima stagione. Ma è con Louie (che ha anche un formato diverso) che il comico ha fatto il salto definitivo.
Quello che davvero stupisce è la caratura di C.K. come autore vero, completo, capace di esercitare sulla sua opera un controllo totale e precisissimo.
Louie fa ridere, spesso molto, ma è anche una serie di una sensibilità e di una delicatezza davvero imprevedibili per chi era abituato a vedere solo gli spettacoli dal vivo.

Giocando sui temi che gli sono più cari – il suo divorzio, la crescita delle figlie, la vita solitaria in una città come New York, le difficoltà vissute come artista e come single grassoccio di mezza età – C.K. crea un mondo estremamente personale in cui però, allo stesso tempo, è molto facile riconoscersi, e soprattutto non ha paura di concedersi qualunque tipo di deviazione surreale o idea puramente creativa.
Louie è un crogiolo di idee, di guizzi, di esperimenti, alcuni riuscitissimi e altri meno, ma dotati di una vitalità, di una passione e di un’anima che raramente vediamo in altre comedy più corali e più generaliste.
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Il percorso di C.K., un percorso realmente autoriale, arriva in certi casi ad eliminare quasi completamente la parte comica, lasciando spazio ad emozioni più amare e malinconiche, a riflessioni più sentite e vere, che mantengono solo una eco lontana dell’ilarità più triviale vista in altri episodi.
Guardando le quattro stagioni di Louie si scopre un artista vero, estremamente completo dal punto di vista audiovisivo, capace di vincere premi e attirare gustosissime guest star (da Robin Williams al compare Ricky Gervais, passando per David Lynch e Jeremy Renner), ma anche di rimanere legato a uno stile personalissimo e molto più complesso e appagante rispetto ai già ottimi stand-up.

Avete presente quando vi abbiamo consigliato Community, e siete tornati a ringraziare? Avete presente quando avete seguito i nostri consigli su Sons of Anarchy per poi applaudire?
Ecco, dateci retta e recuperate Louie, ne vale davvero la pena.
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Argomenti Emmy, fx, louie, louis ck


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