21 Settembre 2018 9 commenti

Forever – Si possono ancora fare serie sorprendenti sull’amore di Diego Castelli

Per Forever serve una recensione piccina senza spoiler, e poi una lunga con gli spoiler

Copertina, Pilot

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Considerando che non abbiamo mai il tempo di scrivere 3-4 articoli per ogni stagione seriale, anche con Forever mi si è posta la questione: la recensisco con o senza spoiler? No perché molti amici e concorrenti, per motivi che vedremo a breve, si sentono obbligati a scriverne evitando anticipazioni troppo spoilerose, cosa che però, a conti fatti, mi lascerebbe assai insoddisfatto.

Quindi facciamo così.
I dati classici: Forever è una nuova serie comedy di Amazon Prime Video, creata da Alan Yang e Matt Hubbard (il primo è co-creatore di Master of None, giusto per dire), e interpretata (parecchio bene) da Maya Rudolph e Fred Armisen.
La trama senza spoiler: Oscar e June sono sposati, mediamente felici, ma incastrati in una routine che comincia a stare stretta soprattutto a June. Decidono così di non andare nella loro solita casa delle vacanze, preferendo andare a sciare. Da lì, il degenero.
Il commento senza spoiler: è una serie a cui dovete proprio dare una chance, potrebbe sorprendervi, e pure spesso.

Bene, chi vuole può fermarsi qui, seguire il consiglio, guardare la serie e poi tornare. Oppure non seguire il consiglio, fregarsene della serie e mettersi a spiare le foto degli amici su instagram. Legittime entrambe.
Per tutti gli altri, ecco che arrivano gli

 

SPOILER!!!!!

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Su Forever bisogna fare due ragionamenti, uno tematico e stilistico, più ampio, uno di struttura.
Partiamo dal secondo: entrambi i protagonisti di Forever muoiono. E poi vanno nell’aldilà. Quindi Forever è una serie su una coppia che finisce nel mondo che c’è dopo la morte.
Niente di particolarmente strano, direte voi, se non fosse che questo dettaglio appena appena importante esce fuori solo al terzo episodio. Nel primo muore Oscar, schiantatosi contro un albero proprio mentre sciava. Nel secondo muore June, strozzatasi mentre mangiava. Entrambe le morti arrivano a fine episodio e non sono “certe” fino all’episodio successivo. Solo nel terzo, poi, vediamo a sapere che stiamo per guardare una serie effettivamente soprannaturale.

Questa roba ha del rivoluzionario. Perché se è vero che in questi anni abbiamo visto molte sperimentazioni sulle piattaforme web, e se è altrettanto vero che c’è sempre tanta differenza fra il coraggio (e le possibilità espressive) della generalista e quello della cable, c’è sempre stato un tratto comune a tutte le serie tv che abbiamo visto in vita nostra: il pilot serve a farti capire di cosa si sta parlando.
Questa è una regola che è sempre valsa per tutti, anche per gli episodi pensati per il binge watching. Con Forever, invece, quella regola viene almeno in parte ribaltata: proprio perché Amazon, Netflix e compagnia offrono episodi che escono tutti in una volta, gli autori hanno deciso di fregarsene di quella regola e proporre uno show che fino al secondo episodio compreso lascia fuori una componente decisiva della sua narrazione. Decisiva nel senso che, in sé e per sé, può fare da spartiacque immediato fra chi la seguirà e chi la mollerà.

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Poi adesso qualcuno di voi mi tirerà sicuramente fuori un esempio simile, tratto da un’altra serie, che mi sono dimenticato. Ma rimane il fatto che guardare i primi tre episodi di Forever è spiazzante a più riprese, ti lascia la chiara impressione di stare guardando qualcosa che non vedi tutti i giorni.
Curiosamente, però, a questo salto logico che è vera espressione del modo “internettiamo” di proporre e fruire le serie tv, non corrisponde un identico salto carpiato in termini di genere, tematiche e ambientazioni, che invece rimangono sapientemente identici.
Forever è sì spiazzante, ma anche profondamente coerente, perché negli episodi successivi, quelli cioè in cui viene sdoganato l’aldilà, i problemi di Oscar e June sono ancora gli stessi: la moglie, rimasta sola e un po’ derelitta per un anno, ritrova il marito defunto e con lui ricomincia una vita coniugale che, di nuovo e nonostante un cambio di setting piuttosto dirompente, presenta gli stessi problemi di quella che conducevano prima della morte.

Ecco allora che emerge lentamente la vera natura di Forever, una serie che ha per tema centrale l’amore e il matrimonio, e usa lo strumento fantastico per raccontare cose assolutamente vere. L’amore fra Oscar e June è fra i più realistici che ci sia capitato di vedere in tv: un amore semplice, tenero, abituale, in cui gli alti e bassi non si risolvono necessariamente in faide familiari lunghe stagioni o gesti eclatanti pieni di fuochi d’artificio, ma in un assestamento progressivo e costante.
Il che non significa che fra i due non succedano cose importanti, o che non ci sia una storia precisa che si sviluppa anche per scossoni, ma più semplicemente abbiamo la costante impressione di avere di fronte persone realmente normali, in cui identificarsi diventa semplicissimo e pure un tantino doloroso (la stessa scelta dei due attori, molto espressivi e riconoscibili, ma non “belli” nel senso hollywoodiano del termini, va in questa direzione).

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Ora va bene gli spoiler, ma non voglio nemmeno esagerare. È importante però dirsi che per June in primo luogo, e poi anche per Oscar, l’aldilà diventa un terreno di crescita personale molto più efficace rispetto alla vita precedente (e a differenza di tanti aldilà religiosi e narrativi che sono un punto di arrivo). Le carte del sentimento e dei desideri vengono mescolate più volte, creando un andamento ondivago e mai univoco, che sembra volerci suggerire, tramite la metafora fantastica, la necessità di aprirci al cambiamento fin dalla nostra vita mortale, non tanto in nome di una generica passione per la novità, quanto piuttosto nella consapevolezza che l’apertura verso altri punti di vista può portare a consapevolezze che magari ci porteranno addirittura al punto di partenza, ma con una coscienza di sé più forte, più completa, e in definitiva più felice. Un percorso non lineare, che a un certo punto si permette anche un episodio in cui i protagonisti praticamente non compaiono, sostituiti da un’altra coppia la cui storia, oltre che essere uno spunto di riflessione per June, diventa un’altra faccia del tema del cambiamento, quasi completamente slegata dal resto della serie a livello narrativo, ma pienamente coerente in termini tematici. Le serie streaming son così, si prendono libertà un po’ bislacche, ma che se ben gestite lasciano il segno.

Il finale, che non svelo nei dettagli, lascia spazio per nuovi, ulteriori cambiamenti, che titilleranno la fantasia di chi si appassiona alle regole e ai dettagli dei mondi fantastici (su cui Forever è insieme sobria ma anche molto curiosa e creativa), e che offriranno ai protagonisti una nuova occasione di crescita, proprio in un mondo in cui in teoria la crescita dovrebbe essere conclusa (per la serie “c’è sempre tempo”).
Ultima nota: parlando di tv attuale, a sentir parlare di personaggi che vivono e crescono nell’aldilà, potrebbe venire in mente The Good Place. Ecco, la serie con Kristen Bell a mio giudizio è superiore a Forever nella creatività pura, è un prodotto più pazzerello dove succedono cose sempre più assurde e dove gli autori stupiscono per la capacità di portare tutto al limite trovando sempre nuove soluzioni. Forever, dal canto suo, è una serie più intima e intimista, con una vena malinconica, che rifiuta l’amore romantico da rom-com per offrircene una versione insieme più surreale ma anche più vera e, per questo, più accessibile.
In entrambi i casi, comunque, quante soddisfazioni dalla morte!

Perché seguire Forever: perché è una serie capace di sorprendere, intrattenere, ma anche far pensare, senza mai appesantire.
Perché mollare Forever: ha i ritmi blandi e ragionati delle serie indie, e potrebbe suonare lenta a chi predilige le rapidità più spicce della serialità mainstream.

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