4 Ottobre 2019 6 commenti

Stumptown: quando a menare le mani è Robin di How I Met Your Mother di Diego Castelli

Cobie Smulders nei panni di una veterana di guerra diventata investigatrice privata

Copertina, Pilot

In questi giorni non si fa altro che recensire pilot, e siccome sono soprattutto pilot della tv generalista americana, è facile imbattersi in varianti più o meno riuscite degli stessi generi, piuttosto che in esperimenti arditi più tipici delle reti a pagamento.
E se da una parte questo facilita almeno in parte l’analisi, dall’altra rende il giudizio più complicato, perché magari una roba ti annoia solo perché ne hai visto altre tre versioni identiche due giorni prima (a prescindere dal suo valore in assoluto), oppure ti entusiasma perché sembra appena-appena diversa dalla poltiglia informe vista fino a quel momento, anche se poi non reggerà non dico il peso di una stagione, ma nemmeno di tre episodi.

Questa è la vaga confusione con cui mi avvicino a Stumptown, nuovo crime-drama di ABC la cui primissima attrattiva è il cast: protagonista è Cobie Smulders, indimenticata Robin di How I Met Your Mother, ma più di recente entrata nel successo mondiale dei film Marvel nei panni di Maria Hill, spalla del Nick Fury di Samuel L. Jackson. Accanto a lei, fra gli altri, Jake Johnson, altro amatissimo attore seriale che per anni ha dato volto e voce al simpatico e strampalato Nick Miller di New Girl.
La serie è tratta da un fumetto creato da Greg Rucka, Matthew Southworth, e Justin Greenwood (adattato per la tv da Jason Richman), e racconta di una donna che, dopo essere tornata dalla guerra con stress post-traumatici e sensi di colpa vari, tira a campare reinventandosi investigatrice privata, aiutata dal migliore amico Grey, dal poliziotto e amante Miles Hoffman (Michael Ealy) e dal fratellino Ansel, affetto da sindrome di Down.
Tutto questo a Portland, il cui soprannome è “Stumptown” per motivi che non ho voglia di cercare.

Per molti aspetti, Stumptown segue il manuale senza neanche provare ad allontanarcisi. Una protagonista “ferita”; un twist uomo/donna (statisticamente questi personaggi sono soprattutto maschi) che incide più nella forma che nella sostanza (la protagonista Dex è molto “maschile” nel suo modo di porsi e comportarsi); una spalla comica che chissà-forse-magari potrebbe diventare un interesse romantico; casi di puntata più o meno curiosi che servono alla protagonista non solo per tirar su i soldi per la spesa, ma anche per crescere un po’ come persona.

Insomma, la solita minestra, e questo è palesemente il difetto più grosso della serie, specie per quegli spettatori che, dovendo affrontare ormai centinaia di serie all’anno, hanno legittimamente bisogno di qualche novità.
Francamente, nei primi due episodi non sono granché nemmeno i casi di puntata: nessuna particolare creatività o stile, nessun guizzo che andasse oltre il semplice “mettiamo in mostra le abilità della protagonista”. Protagonista che però, non essendo un genio alla dottor House, non mette nemmeno in campo uno stile di indagine che sia di per sé motivo di interesse.

A salvare in parte più o meno grossa le prime due puntate è il carisma degli attori e le potenzialità di crescita dei personaggi. La Smulders ci sguazza nella possibilità di storpiare la sua bellezza potenzialmente molto dolce e tradizionale in un carattere duro, cinico e “danneggiato”, e il risultato non è male, buca abbastanza lo schermo. Idem per Jake Johnson, un po’ più classico nel suo ruolo di spalla comica, ma comunque più sfaccettato e potenzialmente realistico rispetto alla macchietta (pure divertentissima) di New Girl.
Nello sviluppo di questi personaggi, nel loro riempire lo spazio scenico con quella faccetta e quella battuta, sta la solidità di una serie che altrimenti sarebbe molto più insipida. Senza contare la possibilità, sicuramente contemplata dagli autori, che fra Dex e Grey cresca un sentimento che li porti, puntata dopo puntata, al superamento della semplice amicizia. A volte basta quello…

A guardare cinicamente gli ascolti, in realtà, la strada di Stumptown è partita in salita, e non mi stupirei se venisse cancellata a fine stagione. Possibile, anzi probabile, che il fatto di avere una componente crime non così precisa e definita, ma quasi accessoria rispetto al vissuto della protagonista, la renda una serie poco “dritta” e perciò meno adatta a una grande generalista come ABC.
Oppure è solo una serie troppo normale, io sono confuso, e semplicemente voglio troppo bene a quei due simpaticoni di Cobie e Jake per rendermene pienamente conto.

Perché seguire Stumptown: un bel cast, un ritmo dignitoso, e personaggi con qualche potenzialità.
Perché mollare Stumptown: non apporta alcuna novità specifica al genere, e anzi ogni tanto sembra un po’ confusa sulla strada da percorrere.



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