18 Novembre 2011 4 commenti

Community è come Lost di Marco Villa

Di come la serie di Dan Harmon abbia alzato l’asticella del genere

Copertina, Olimpo, On Air

La passione di Serial Minds per Community è tutto fuorché un mistero, per chi ci segue. Fin dai primi post di questo sito, abbiamo detto chiaro e tondo che questa è una delle migliori serie attualmente in onda. Questo post non cambia certo le carte in tavola, anzi. L’obiettivo di questo pezzo è di sparare a un bersaglio ancora più grosso. Community è una delle migliori serie. Togliete la limitazione temporale, aggiungete “in assoluto”. Non ne siete convinti? Ci rivediamo tra qualche anno, quando sarà venerato come qualcosa di rivoluzionario.

Questo post arriva a ridosso di una serie di rumors, che volevano Community prima cancellato, poi rinviato all’estate, poi addirittura con buone possibilità di conferma per una quarta stagione. Cos’è successo? È successo che NBC ha annunciato i palinsesti di gennaio e la serie di Dan Harmon non figurava in alcun modo in quelle liste. Subito su Twitter è partito il grido d’allarme e nel giro di poche ore sono arrivate conferme e reazioni. La prima notizia è che NBC ha ufficialmente “messo in panchina” (cit) la serie per fare posto al ritorno di 30 Rock. Nessuna cancellazione, semplice rinvio del telefilm con meno ascolti tra quelli della serata comedy del giovedì sera (gli altri titoli sono The Office, Parks and Recreation e Whitney). Voce confermata anche da membri del cast come Alison Brie, che twittava uno splendido “Troy and Abed in the summer”. Poi, più tardi, la voce che Community sarebbe in realtà ben lontano dalla cancellazione, perché ormai in procinto di raggiungere un numero di episodi tale da diventare appetibile per la vendita dei diritti di trasmissione a qualche syndication, permettendo così a NBC e Sony – che la producono – di farci su qualche dollaro.

Fin qui la mera cronaca, che sarebbe stata meno avvincente se si fosse trattato di un’altra serie. Il rischio cancellazione ha infatti scatenato un vero casino, per il semplice fatto che Community è la serie con una community online (ah! ah! ah!) davvero agguerrita. E come dare torto ai simpatici fratelli nerdacchioni, alla luce di un terza stagione che è iniziata davvero splendidamente. Non mi riferisco solo al primo episodio, già elogiato dal Castelli a suo tempo, ma a tutte le puntate andate in onda finora. Per chi lo guarda da tre anni, Community è ormai diventato una certezza, qualcosa che sai essere buono, ma che comunque riesce sempre a sorprenderti. Gli esempi più eclatanti, in questa terza stagione, sono la puntata con gli universi paralleli e quella di Halloween. Diversissime tra loro, eppure comunque perfette: la prima è la tipica puntata di Community, meta fino all’esasperazione e con il meccanismo e la struttura a dominare la situazione. La seconda, invece, è forse la meno raffinata mai realizzata, in quanto attraversata da una comicità a tratti non intelligente (caso storico per la serie di Dan Harmon), eppure sempre geniale nella sua capacità di entrare nella testa dei propri personaggi. Di più: geniale e coraggiosa nel non aver timore di spingere i personaggi sempre più in là, giocando anche a disgregare il gruppo di studio e portandolo sempre più vicino al punto di rottura, per poi far esplodere scene corali di felicità e balli, che a guardarle fan venire i lucciconi da quanto si è contenti.

Per questi motivi, e non solo, la sensazione è che segnerà un’epoca. Nelle comedy, in chi le fa e in chi le guarda con cognizione di causa, esisterà un prima e un dopo. Per questo – arriva la bomba – Community è il Lost delle comedy. Come la serie di Abrams ha scompaginato l’esistente e ha alzato l’asticella delle produzioni, così quella di Harmon ha dato una scossa a tutto l’ambiente. Come Lost, l’ha fatto dal palinsesto di una rete generalista, non dallo sperduto avamposto di una cable che tutto può osare. Certo, ci sono state e ci sono serie altrettanto intelligenti e perfette a livello di scrittura (cito 30 Rock, che sto recuperando proprio in questi giorni con livelli di godimento inesplicabili), ma nessuna ha avuto la forza di impastare, distruggere, riplasmare e scomporre i propri tratti fondanti, senza mai perdere un’identità chiara. E poi, non dimentichiamolo, Community fa ridere. Tanto. E alla fine di tutto è questo che conta. E allora diciamolo forte e chiaro: six seasons and a movie!

 



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