16 Dicembre 2010

Shattered – Un brutto telefilm poliziesco di Marco Villa

La serie crime più brutta dell’anno

Copertina, Pilot

Mi dice il socio: “Guarda che inizia Shattered su Steel, l’abbiamo bucato, è il caso di recuperarlo”.
Con il senno di poi, la frase puzza di trappolone.
Perché Shattered è brutto. Veramente brutto. Per questo, vi spoilero senza pietà il primo episodio.
Fidatevi: vi faccio un favore.

Stiamo parlando di una serie canadese prodotta da Showcase, la stessa emittente che sta trasmettendo con ottimi risultati Lost Girl, di cui abbiamo parlato tempo fa.
Shattered è un crime puro. Poliziotti, sezione omicidi, recluta, criminali, indagini, conflitti interiori, problemi sentimentali.
Gli attori protagonisti sono pressoché sconosciuti, a meno che non facciate parte dei fan club di Molly Parker, la tossica figa di legno di Deadwood o di Callum Keith Rennie, il serial killer John Wakefield nell’imprescindibile Harper’s Island (a.k.a. la pietra di paragone delle orride serie estive).

Direte: “Beh, ma è un crime classico. Come fa a essere brutto? Al limite sarà banale”.
Magari.
Il problema di Shattered è che è scritto malissimo. Pur vivendo all’interno di un genere ampiamente codificato, non è in grado né di adattarsi, né di adattarlo.
Nel primo episodio, il caso di giornata è un serial killer che ammazza regazzetti e li marchia a fuoco. No, aspetta, non è un serial killer isolato, è una famiglia. No, no, non è una famiglia, è un’organizzazione paramilitare con AK-47 come se piovesse e la divisa da metronotte. E il capetto è uno che spara addosso ai poliziotti con il suddetto AK-47, li manca, li guarda sorridendo, dice: “guardate, butto via il caricatore, sono disarmato” e si mette a scappare. Dove scappa? Ovvio, in un parcheggio multipiano, per finire la sua corsa sul tetto, con conseguente minaccia di buttarsi di sotto.
Confusione? Solo un filo.

Il tutto è reso ancora più tragico dai protagonisti.
Lei (Camille Sullivan) è una new entry nella sezione omicidi, proveniente dal reparto crimini sessuali (lo dico perché lei ci tiene, visto che lo ribadisce almeno due volte nei primi 3 minuti). Lui è uno scafato detective che è stato “congedato dall’esercito per problemi mentali”. Le virgolette sono lì perché è così che viene introdotto. Come? Costruzione dei personaggi? Suvvia, non siate pignoli.
Lei è tosta e preparata, lui è il genio della situazione, che però soffre di disturbo della personalità, ovvero ha “tutta quella gente che parla nella testa”.
Così, a caso, sbatte fortissimo gli occhi e perde il controllo di se stesso: in quei momenti può risolvere il caso in modo imprevedibile, oppure uccidere innocenti come se fosse carnevale. Poi risbatte gli occhi e non si ricorda più niente. Idea carina, ennesimo eroe con stigma in stile House, però realizzazione imbarazzante.

Ricapitolando: trama tragicomica, personaggi improbabili. All’appello mancano solo i dialoghi.
Shattered vuole essere una serie veloce, con tanta azione e poche menate. Per raggiungere questo obiettivo, il primo passo è eliminare gli spiegoni. Shattered però è scritta talmente da cani che non se lo può permettere. Ecco allora che lo spiegone introduttivo non viene eliminato, ma semplicemente ritardato. Il risultato è che ogni tanto piovono dal cielo frasi come quelle virgolettate in precedenza, spesso condite da battute profonde e intense. Ad esempio, di fronte a un cadavere: “Ma è un ragazzo! È solo un ragazzo!”

Previsioni sul futuro: di puttanata in puttanata, vedremo casi, indagini, probbblemi, amori, bla bla bla.

Perché seguirlo: perché avete fatto Mediaset Premium e dovete ammortizzare

Perché mollarlo: dai, devo davvero scrivere qualcosa? Ci sono anche i pedinamenti stile Carabinieri, con la macchina a un metro e nessuno che si accorge.



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