28 Aprile 2015 20 commenti

Grey’s Anatomy e il fattaccio: il commento (im)prescindibile di Diego Castelli

È l’argomento della settimana

Copertina, I perché del mondo, On Air

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OVVIAMENTE SPOILER A MANETTA!

 

Non possiamo esimerci dal commentare il fattaccio della settimana, quello di cui tutti hanno parlato, quello che è diventato subito trend topic su twitter, quello che molta gente ha spoilerato alle 10 del mattino del venerdì.
LE DIECI DEL MATTINO DEL VENERDI.
Se l’avete fatto e vi siete presi insulti c’è poco da fare, ve li meritavate: non si capisce perché gli spoiler di Grey’s Anatomy dovrebbero essere meno perniciosi di quelli di Game of Thrones, qui non ci sono manco i libri da leggere in anticipo.

Vabbe’, dopo sta premessa faccio un’altra premessa. Il mio fastidio abbastanza viscerale nei confronti di Meredith Grey ha portato molti di voi, nel corso degli anni, a pensare che Grey’s Anatomy mi faccia schifo. Niente di più falso. A me piace un botto Grey’s Anatomy, la seguo da undici anni e non sono per niente stanco. Trovo sia ancora una delle serie col miglior ritmo del panorama televisivo, e vado in brodo di giuggiole quando entrano in ospedale pazienti con malattie e/o infortuni buffissimi tipo manubri nelle orecchie e cose simili. Semplicemente, trovo che la protagonista dello show sia il personaggio più debole e peggio interpretato, e mi piace farmene beffe. Ma questo non basta di certo a farmi scappare.

Detto tutto ciò, settimana scorsa è morto Derek Shepherd. Non sottovalutiamo la portata mediale e culturale dell’evento. Sì, è morto un personaggio che era in giro da più di una decade, e certamente la cosa conta. Così come conta il fatto che quella tra lui e Meredith sia una delle storie d’amore più longeve della tv recente (specie se parliamo di drama, dove gli stravolgimenti romantici sono normale amministrazione).
Ma in Derek c’era qualcosa in più, che andava un po’ oltre. C’è la forza del sex symbol, che si impone nell’immaginario collettivo come uno degli ultimi principi azzurri quasi senza macchia (bello, buono, carismatico, al massimo troppo indulgente). E c’è soprattutto il richiamo sotterraneo a un mondo pre-rivoluzione digitale. Grey’s è nata nel settembre 2005. Certo, la gente già scaricava i telefilm direttamente in inglese, ma la pratica non era diffusa come oggi. Youtube esisteva da neanche un anno, l’iphone non sapevamo nemmeno cosa fosse, e quando ci facevamo le foto si parlava ancora di autoscatto.
Molte persone, me compreso, hanno iniziato a guardare Grey’s in italiano, e la serie di Shonda Rhimes è una di quelle che hanno subito il “salto” verso la lingua originale, per cui ora so benissimo che voce ha Ellen Pompeo, ma ricordo perfettamente anche il doppiaggio di Giuppy Izzo (che, piaccia o meno, ha una voce inconfondibile). Così come ricordo che Derek era il dottor Stranamore.

Grey's Anatomy (2)

 

Insomma, uccidere Derek Shepherd non è solo cancellare un personaggio: significa mettere una croce su un vero pezzo di storia della tv, che ha attraverso momenti diversissimi della vita dei propri spettatori.
Se quindi la decisione è tanto importante, non stupisce che le reazioni siano state tante e anche molto discordanti.
Curiosamente, la maggior parte delle rimostranze che hanno saturato il povero internet non riguardano la morte in sé del neurochirurgo, bensì le modalità. Derek muore all’improvviso, vittima di un incidente stradale del tutto imprevisto e imprevedibile. L’accusa, insomma, è quella di aver concesso a Derek molto meno onore di quello riservato ad altri storici addii della serie: bene o male, ogni volta che un personaggio è stato ucciso o allontanato, la cosa è arrivata al termine di un certo tipo di percorso narrativo e psicologico che in qualche modo preparava l’addio e lo rendeva insieme inevitabile e significativo.
È andata così con Izzie e con Cristina, ma vale la stessa cosa per George (morto al termine di un episodio straziante in cui lui comunque se ne stava andando) e in parte anche per Sloane e Lexi, protagonisti di una morte abbastanza epica.
Derek no: lui muore in un “banale” incidente stradale, senza che nessuno potesse prevedere la sua dipartita, con una moglie certamente triste e incazzata ma che ci mette relativamente poco a lasciarlo andare.
Certo, la puntata ce la mette tutta per sottolineare la portata del mito-Shepherd – che salva diverse vite prima di perdere la propria, e che nelle ultime ore di vita è tutto competenza medica e sorrisi che scaldano il cuore – ma a detta di molti fan questo non basta.
E giù di cinguettii al vetriolo dei fan e minacce adolescenziali tipo “se non fate marcia indietro non guarderò mai più la serie”, e tutte quelle cose per le quali notoriamente i mega-autori non dormono la notte (sì certo, come no).

 

Grey's Anatomy (4)

 

Per quanto mi riguarda, capisco questo genere di lamentele e in un primo momento mi sono sentito pure di condividerle. Allo stesso tempo, però, più ci penso e più le basi di queste critiche mi paiono fragili. I motivi sono sostanzialmente due.
Anzi no, prima c’è un dettaglio extraseriale: i contorni della faccenda sono ancora fumosi e l’uscita dalla serie pare aver sorpreso lo stesso Dempsey, che nel 2014 aveva firmato per altri due anni. Ma i maligni dicono che l’addio di Derek sia stato decretato, o quantomeno anticipato, da screzi ormai ingestibili tra l’attore e Shonda Rhimes (che al momento non commenta più di tanto). Non sarebbe dunque un caso la scarsa presenza del dottor McDreamy in questa stagione, e si spiegherebbe anche una certa, innegabile fretta nella sua scomparsa.
Però, e qui torniamo ai due motivi, non è nemmeno vero che gli ultimi mesi di vita dello Shepherd non siano stati compresi all’interno di uno sviluppo coerente. Meredith e Derek erano ormai una coppia indissolubile, così legati alla loro mitica storia fatta di post-it e candele sull’erba, da renderli immuni a qualunque influenza esterna. Ecco dunque arrivare dei problemi dall’interno, con Derek attirato dalla possibilità di carriera a Washington. Un arco narrativo non certo tra i più forti, ma che ha messo delle crepe là dove si pensava non potessero sorgere. Un percorso abbastanza lungo, che si chiude con l’immancabile ricomposizione: Derek di fatto rinuncia alla possibilità di carriera (non sia mai che debba essere la Stronza a rinunciare a qualcosa), e il quadretto torna quasi completamente felice. Insomma, la più grossa crisi che la coppia ricordi viene sanata. Quindi non è del tutto vero che non c’è “niente” prima della morte.
E qui si arriva al secondo punto, strettamente connesso al primo: ormai la storia Meredith-Derek, di per sé, non aveva più niente da dare. Farli lasciare non aveva più senso, immaginarsi scappatelle era ancor più ridicolo. A questo punto, chiamandosi la serie “Grey’s Anatomy”, la protagonista sembrava priva di spunti, costretta in un matrimonio “troppo” felice e in una carriera “troppo” stabile.

Purtroppo però i drama non vivono di stabilità, hanno invece bisogno di problemi potenzialmente sempre più grossi. Da questo punto di vista, uccidere Derek ha perfettamente senso: la sua scomparsa potrà riverberarsi in modi imprevedibili su tutta la cumpa, dalla moglie-protagonista che avrà nuovi validi motivi per fare la menosa, alla sorella-erede che ne verrà devastata ma anche ulteriormente responsabilizzata, passando per tutti i vari personaggi che con Derek hanno avuto più o meno a che fare nel corso degli anni.
La sua scomparsa improvvisa, dunque, potrebbe avere conseguenze ancora più forti rispetto a quelle di altri personaggi già usciti dalla serie, la cui dipartita in molti casi ha lasciato vuoti solo apparenti (lo stesso addio a Cristina, se ci pensate, non ha quasi lasciato strascichi in termini narrativi, a parte il fastidio dei fan di Sandra Oh).

 

Grey's Anatomy (3)

 

Grey’s Anatomy è una serie giunta all’undicesima stagione. Al netto di discorsi tipo “queste serie andrebbero chiuse prima” – che possono sempre avere il loro bel senso, per carità – non c’è nessuna legge che vieti a Shonda Rhimes di intascarsi i soldi per girare nuove stagioni finché ABC gliele ordina (chiamala scema, voglio dire). Né è costretta a chiudere tutto se un singolo attore se ne vuole andare, ecc ecc. E se così è, se quindi non possiamo fare alla Rhimes una colpa specifica per il fatto che Grey’s è ancora lì, dobbiamo concederle la possibilità di fare tutto ciò che può per dare sempre nuova linfa allo show. La morte di Derek, in questo contesto, è manna dal cielo, roba con cui riempire altri tot episodi, roba che fa rialzare l’interesse verso una serie che ormai navigava placidamente senza troppi picchi, roba che fa scrivere articoli al Corriere della Sera o ai blog che non si occupavano di Grey’s da molto tempo (eccoci!).
Insomma, gli ascolti ci diranno se la mossa è stata strategicamente azzeccata, ma Shonda è una che sa quello che fa, e stare a questionare sulle singole modalità dell’uscita di Derek, a fronte del clamore che la decisione in sé sta creando, mi pare un approccio un po’ miope.

Certo, poi ci sarebbe da parlare di Meredith: in una serie che uccide più gente di Game of Thrones – e non lo dico per ridere, considerando che è un medical e non un fantasy guerresco muore molta più gente importante in Grey’s di quanta non ne ammazzi George Martin – l’unica a rimanere immune da qualunque schianto/pallottola/incidente è sempre lei, Meredith, la donna a cui la serie è intitolata, ma anche il personaggio più irritante e fastidioso da molti anni a questa parte. Una che non ride mai, che ha da ridire su qualunque cosa, che risulta antipatica pure quando perde il marito e dovrebbe suscitare quantomeno un po’ di pietà.
Per quanto mi riguarda, l’unico appunto che ho sempre fatto a Grey’s Anatomy è quello di avere una pessima protagonista. Detto questo, e detto che le mie lamentele a questo riguardo possono felicemente continuare, la morte di Derek alla fine mi sembra né più né meno che un modo comprensibile e scusabile di allungare una storia che ormai avrebbe pure diritto a fare un po’ fatica.

 

Grey's Anatomy



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