20 Gennaio 2017 2 commenti

Colony – Anche nella seconda stagione, è la migliore tra le serie oneste di Marco Villa

La seconda stagione di Colony si apre con il super-flashback che tutti stavamo aspettando

Copertina, On Air

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ATTENZIONE: SPOILER SU PRIMA STAGIONE E INIZIO DELLA SECONDA DI COLONY

È stata una delle sorprese della scorsa stagione: trasmessa su USA Network, Colony è riuscita a dare continuità alla buona programmazione del canale, che nello stesso anno aveva lanciato anche Mr. Robot. L’abbiamo detto in più di un’occasione: è una serie lontanissima dalle eccellenze seriali di questi anni, ma mantiene quello che promette. Ovvero: azione&tensione, senza troppe menate.

La seconda stagione è iniziata il 12 gennaio ed è partita in un modo che piacerà tanto a tutti i fan di Lost: con un flashback grosso così. Il riferimento a Lost è dovuto al fatto che Carlton Cuse ha scritto entrambe, ma ci fermiamo qui. Sta di fatto che la partenza di stagione con un ritorno al giorno in cui tutto è iniziato è mossa di sicuro impatto. Finora, infatti, non avevamo visto nulla degli inizi dell’occupazione: Colony partiva con gli alieni già in pieno possesso del mondo o -almeno- degli Stati Uniti, anche se per gli americani è più o meno la stessa cosa.

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La season premiere di Colony ci mostra cosa accadde dal punto di vista di tutti i protagonisti: in prima fila la coppia Will+Katie, ma anche Snyder, che sarebbe diventato di lì a poco il capetto di Los Angeles. Se Katie e figli ci mostrano l’impatto avuto dall’invasione sulla gente normale, che semplicemente non riesce a capire cosa stia succedendo, il punto di vista di Will e Snyder lascia intuire che probabilmente siamo di fronte a un complottone. L’arrivo degli invasori, infatti, coincide con una serie di operazioni poco chiare compiute da agenzie ed enti governativi vari: c’è chi viene prelevato per diventare capoccia collaborazionista (Snyder) e chi invece viene convocato per essere semplicemente sterminato (tutte i membri delle forze speciali). La spiegazione che viene da dare è che probabilmente gli invasori si erano infiltrati da tempo nei posti del potere e che quindi l’invasione stessa sia solo l’ultimo atto di un processo iniziato parecchio tempo fa.

Quella dell’annientamento del gruppo di soldati d’elite è l’unica scena di violenza mostrata nella puntata: contrariamente a quanto pensavamo, non c’è stata battaglia o scontro, perché non c’è stato tempo. L’invasione è successa. Puff. Fine.

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Una scelta potente, che diventa ancora più forte nel racconto di come il bimbo Charlie è stato perduto da Will e Katie: nessun momento strappalacrime, nessuna corsa interrotta sul più bello. I due non si avvicinano nemmeno un po’ alla possibilità di salvarlo, sono bloccati lontanissimi da lui per colpa di qualcosa di talmente grande da non poter essere affrontato in alcun modo. Quindi, ricapitolando: dopo averci fatto immaginare per una stagione cosa fosse accaduto il giorno dell’arrivo,  ci risponde dicendo che in sostanza è successo tutto e non è successo niente, perché nessuno ha potuto opporsi in alcun modo. Una sorta di switch: spento/acceso.

È questo il punto di maggiore interesse di questa ripartenza, perché il ritorno al tempo presente è poco più che accennato, con la conferma di un Will Bowman alla ricerca del figlio a Santa Monica. Ah, no: c’è un altro punto di grande interesse ed è il fatto che Josh Holloway con un completo non ha nessuna credibilità. Ma dentro di noi questo un po’ l’abbiamo sempre saputo.



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