11 Aprile 2018 4 commenti

Skam Italia – Finalmente una bella serie adolescenziale italiana di Marco Villa

Skam Italia è l’adattamento dell’omonima serie norvegese, un progetto complesso e strutturato che funziona sotto ogni punto di vista

Copertina, Pilot

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Se c’è un argomento che è sempre difficile da raccontare, in qualsiasi forma e su qualsiasi mezzo, quello è l’adolescenza. Sempre difficile trovare l’approccio, il tono, la misura. Negli anni sono partite tantissime serie ambientate dalle parti di un liceo, negli Stati Uniti o in Inghilterra, ma davvero poche sono riuscite a lasciare il segno, dando la sensazione di essere in grado di raccontare un intero mondo nello stesso istante in cui vive. Perché il problema è tutto lì: in che modo posso creare personaggi e storie che vivono nel mio stesso presente, ma che in realtà sono su un altro pianeta? Da questo punto di vista, uno dei migliori progetti a tema teen degli ultimi anni è stata la norvegese Skam, capace di innovare sia dal punto di vista del contenuto, sia da quello del contenitore. Sensato, quindi, partire da lì per provare a raccontare in un modo diverso un gruppo di ragazzi italiani intorno ai 18 anni. Ecco quindi Skam Italia.

Skam Italia è la prima produzione originale di Tim Vision, realizzata con Cross Productions e disponibile gratuitamente su una pagina dedicata di Tim Vision. Come la serie originale norvegese, non è il classico prodotto da una puntata a settimana, ma quello che nelle presentazioni da agenzia viene di solito chiamato un progetto multipiattaforma. Il motivo è presto spiegato: esiste un sito principale di riferimento, ma è più che altro una sorta di raccoglitore. Skam si sviluppa infatti in molti altri luoghi: ci sono gli account Instagram dei personaggi, c’è un gruppo Whatsapp in cui iscriversi per ricevere le notifiche sulla pubblicazione di una nuova clip. Ho detto clip e non puntata, perché Skam Italia vive di pillole quotidiane che vanno normalmente dal minuto e mezzo ai tre minuti: un messaggio di Whatsapp ti avvisa della pubblicazione e a quel punto hai tempo fino alla mezzanotte per vederla. Se te la perdi, puoi recuperarla sul sito ufficiale all’interno di quella che è la versione di Skam del classico episodio settimanale, ovvero l’unione di tutte le clip pubblicate giorno per giorno. In più, sempre sul sito, si possono recuperare i contenuti pubblicati dai personaggi sui social e alcune schermate di messaggi che si sono mandati.

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Prima di raccontare la trama, aveva senso spiegare l’intera operazione, perché dà l’idea di come Skam cerchi in ogni modo di lavorare per eliminare la distanza tra finzione e realtà. Il tentativo della serie è quello di restare il più possibile vicina ai personaggi, evitando che questi vivano soltanto quando sono sullo schermo.

I personaggi, appunto. La prima stagione ruota tutta intorno a Eva, interpretata da Ludovica Martino. Eva è una liceale romana, che non è particolarmente brillante a scuola e che, soprattutto, si sente molto sola: ha litigato con quella che era la sua migliore amica, non riesce a legarsi ad altre ragazze e finisce così per mettere al centro della propria vita Gio (Ludovico Tersigni). Peccato che Giorgio non consideri Eva così centrale nella propria vita, inserendola via via in punti diversi della graduatoria tra calcetto, amici e partite infinite a Risiko.

Tutto nella norma, insomma, niente di nuovo rispetto a tanti racconti adolescenziali. A cambiare è però l’approccio: la vicinanza cui si accennava prima è presente anche nella messa in scena, con inquadrature molto strette. Il regista Ludovico Bessegato (sì anche lui Ludovico, probabilmente è una lobby di cui ignoravamo l’esistenza) cerca di far sentire lo spettatore negli stessi luoghi in cui si muovono i personaggi, per annullare ulteriormente ogni distacco: un’operazione resa possibile anche dal fatto che le storie raccontate sono tutt’altro che fuori dal mondo. Per dire, nella seconda puntata, i due protagonisti vanno in una casetta in campagna: fossimo in una serie americana, succederebbe di tutto, magari ci scapperebbe anche il morto. In Skam Italia, invece, succede quello che è successo a tutti in queste situazioni: si prova a tirare sera cercando di annoiarsi il meno possibile.

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Quello della verosimiglianza, del resto, è l’altro obiettivo di Skam Italia: è difficile dire se gli adolescenti di oggi si comportino davvero così, perché ogni sguardo dall’esterno su quel mondo è sempre uno sguardo in qualche modo “anziano”, ma la sensazione che si ha guardando la serie è che probabilmente non siamo molto lontani. I personaggi vivono attaccati al telefono, ma il loro rapporto con la tecnologia è segnato da un’assoluta normalità. Così come appare del tutto normale il loro non-rapporto con i genitori, distratti da mille cose e incapaci di interessarsi davvero ai figli al di là della domanda di rito pulisci-coscienza: “Ti bastano i soldi?”.

Come detto, stiamo parlando della versione italiana dell’originale norvegese: non si tratta di un remake, ma di un vero e proprio adattamento. Situazioni e persino inquadrature sono spesso identiche, ma con dialoghi e riferimenti ovviamente diversi, in grado di calare la serie nel contesto italiano e di farlo con grande naturalezza. La stessa che possiedono gli attori, punto debole di tante produzioni italiane. Anche da questo punto di vista, Skam si fa apprezzare: i due protagonisti sono perfetti nei loro ruoli e anche i comprimari reggono bene, in quello che può diventare un bacino di talenti per cinema e tv.

Perché guardare Skam Italia: perché è un progetto complesso e strutturato che funziona sotto ogni punto di vista

Perché mollare Skam Italia: perché non è la vita senza le parti noiose, anzi



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