26 Settembre 2019 11 commenti

Emergence: quei mystery onesti con cui mangiare il gelato di Diego Castelli

Bambine misteriose, cospirazioni, e un po’ di tenerezza

Copertina, Pilot

In questi giorni di pilot, quando le reti americane si danno battaglia per infilare nelle abitudini degli spettatori le loro più ghiotte novità, è facile farsi sopraffare dall’ansia: c’è troppa roba da vedere, probabilmente molte delusioni all’orizzonte, e quella vaga consapevolezza del fatto che ormai, per essere un appassionato seriale, devi abbandonare qualunque altra occupazione nella vita.
Allo stesso tempo, ti butti comunque nella mischia generalista sapendo che, se anche ne boccerai 8 su 10, quelle due che rimangono potrebbero bastare a farti felice e a darti la sensazione di aver fatto il tuo dovere (che poi perché dovere? Chi l’ha deciso? boh…).
Emergence punta a quella roba lì, a essere una delle due su dieci, e non è neanche detto che non ce la faccia, a patto di non esagerare con le aspettative.

La nuova serie di ABC creata da Michele Fazekas e Tara Butters è un mystery complottaro, ma si rivela in realtà abbastanza semplice nella struttura. C’è un aereo caduto in circostanze misteriose, una ragazzina senza memoria che forse è l’unica superstite, una poliziotta coscienziosa che la prende sotto la sua ala e la protegge quando si rende conto che ci sono loschi figuri che la cercano. Cospirazioni governative, giornalisti impavidi dal sorriso beffardo, segreti e bugie a vari livelli, un’eroina materna e con gli attributi, una bambina tanto caruccia ma pure un po’ inquietante: gli ingredienti sono quelli e tutto sommato li conosciamo bene.

In fondo è anche il bello di queste settimane, no? In generale, parlando da appassionati di serie su un blog che finge di fare critica minimamente di livello, è più facile appassionarsi alle grandi saghe superstratificate proposte dalle cable, oppure scannarsi sull’ultima infornata di prodotti da bingewatching. Eppure c’è anche qualcosa di rassicurante nello spulciare le nuove offerte della tv generalista, quelle da un episodio a settimana, quelle in cui il nucleo fondante della trama si capisce in 13 minuti netti, per venire incontro alle esigenze di un pubblico distratto da mille canali.
Ecco, Emergence ha tutti i pregi e i difetti del classico mystery generalista. Una trama sì misteriosa, ma anche chiara nelle sue direttrici principali: aiutamo la bambina, cerchiamo di capire cosa le è successo, ma occhio a non fidarsi troppo. Una regia e fotografia che non puntano mai a strafare, cercando chissà quali voli pindarici: è tutto chiaro, pulito, a tratti smarmellato. Personaggi molto chiari nei tratti fondamentali del loro carattere, così che il cast abbastanza corale non spaventi nessuno e permetta comunque di identificare facilmente i protagonisti.

Gli intenti, insomma, sono palesi, e ognuno di noi può decidere se seguire o meno prodotti che hanno questo sapore un po’ classico.
Emergence è evidentemente una serie onesta, con tutte le sue cosine a posto, e non si può parlarne “male” a meno di dar fondo al proprio cinismo o snobberia. Certo, non è nemmeno una serie capace di offrire chissà quale attrattiva al pubblico più smaliziato. La curiosità per sapere cos’è successo alla bambina e quale sia la sua vera identità c’è, ma diciamocela tutta, cosa potrà mai essere? Sarà un esperimento, un clone di qualche tipo, o un’arma studiata a tavolino e sfuggita al controllo. E se così non fosse, se ci fosse in serbo un twist clamoroso e mai sperimentato prima che aspetta solo l’episodio 15 per apparire, non se ne sente il profumo nel pilot, e quindi di fatto è come se non esistesse.

Una parola specificamente buona, però, mi sento di spenderla: ottima la scelta di Allison Tolman come protagonista. La Tolman, che ricordiamo soprattutto per la prima stagione di Fargo, interpreta Jo, la poliziotta che si prende in casa la piccola e misteriosa Piper. È un’attrice non solo molto brava, sempre calibrata ed espressiva, ma offre proprio l’immagine giusta per la parte: è una donna normale, con la sua faccia paciosa e rassicurante, che offre a Piper una sponda molto materna a cui appoggiarsi ma che nasconde anche una grande forza d’animo e una feroce determinazione a proteggere la povera innocente.
Avrebbero anche potuto scegliere la stragnocca di turno, certo, ma la Tolman si rivela molto più adatta a trasmettere un’empatia familiare che risulta perfetta per costruire in tempo zero un microcosmo di compassione e tenerezza da opporre strenuamente ai cattivi che si nascondono nell’ombra.
Metà della mia voglia di vedere il secondo episodio viene da lei, dal suo carisma semplice e della sua precisione sulla scena. E la ciliegina sulla torta è il fatto che il suo ex marito è Donald Faison, cioè Turk di Scrubs!
Un secondo episodio glielo concedo sicuramente, vediamo dove si va, e se vale la pena di andarci.

Perché seguire Emergence: l’accesibilità del classico mystery da tv generalista, con un’ottima protagonista.
Perché mollare Emergence: chi cerca maggiore sperimentazione visiva e/o narrativa la giudicherà come “la solita roba”.

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