The Pale Horse – Un adattamento di Agatha Christie che non convince di Marco Villa
The Pale Horse è un adattamento di Agatha Christie che si prende grandi libertà e si stacca dal meccanismo del giallo classico: e quindi che senso ha?
Certezze della vita: tutto diventa buono se viene fritto, il carrello del supermercato avrà sempre una ruota difettosa e tutto quello che gravita intorno ad Agatha Christie non potrà mai deludere. E sulle prime due qualche minimo dubbio possiamo anche averlo. Così, il fatto di avere ogni tot una miniserie tratta da Agatha Christie sta diventando ormai un bel rifugio sicuro. Dal 2015, infatti, Sarah Phelps (che ha scritto anche la recente Dublin Murders) si dedica ad adattare un’opera della scrittrice in una miniserie per BBC.
E si sa come sono gli inglesi: se dici miniserie, deve essere davvero mini, tipo massimo tre puntate. Dopo And Then There Were None (Dieci Piccoli Indiani), Ordeal By Innocence e The A.B.C. Murders, quest’anno è toccato a The Pale Horse (Un cavallo per la strega, in italiano), opera non certo di primo piano. Niente Poirot o Miss Marple, ma nemmeno niente classicone stile Dieci Piccoli Indiani. Un cambio netto, che si sente, perché ha fatto vacillare anche la terza certezza in apertura.
The Pale Horse ruota intorno a un foglietto di carta, trovato addosso a una donna morta apparentemente per cause naturali. Su quel foglietto, una lista di nomi, tra cui quello di Mark Easterbrooke (Rufus Sewell), antiquario che decide di voler approfondire la faccenda e inizia a fare qualche indagine: scopre ben presto che quasi tutti gli altri soggetti della lista sono morti, sempre in circostanze non sospette. Indaga che ti indaga, trova un collegamento con The Pale Horse, vecchio pub della provincia inglese, diventato base di tre fatucchiere che leggono il futuro e che sembrano essere responsabili di tutte le morti.
Come sempre, non stiamo a scendere troppo nella trama: se conoscete il mondo di Agatha Christie, sapete benissimo che alla fine la spiegazione sarà del tutto terrena e senza alcun sconfinamento nel paranormale, ma ovviamente il bello della storia è mantenere l’ambiguità fino in fondo. Il bello di queste opere, che siano letterarie o audiovisive poco cambia, sta nella capacità di rispettare le regole ferree del meccanismo giallo. Il problema di The Pale Horse è che sembra voglia scappare da quelle regole, scelta che non ha senso, perché a quel punto non ti metti a lavorare su un libro di Agatha Christie.
A essere debole, in The Pale Horse, è proprio l’indagine, che non ha quella progressione implacabile verso la soluzione che ci si aspetta da una miniserie di questo tipo. Il punto di partenza della lista è perfetto e gli fa da contraltare il classico spiegone che mette le cose in fila: in mezzo, però, c’è tanta confusione e anche tante deviazioni che sembrano buttate lì un po’ a caso. Capite che si perde tutto il bello del giochino e con esso anche le certezze di cui si parlava in apertura. Detto questo, state pur tranquilli che l’anno prossimo saremo ancora qui ad aspettare un nuovo adattamento da Agatha Christie.
Perché guardare The Pale Horse: perché Agatha Christie va sempre bene
Perché mollare The Pale Horse: perché il meccanismo non gira come dovrebbe