2 Ottobre 2020

The Comey Rule – Poco più di una docufiction, ma con ottimi attori di Marco Villa

The Comey Rule racconta l’indagine dell’FBI su Hillary Clinton, alla vigilia delle elezioni che avrebbero premiato Donald Trump

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The Comey Rule non arriva adesso per caso. Quattro anni fa, di questi tempi, il mondo era convinto che gli Stati Uniti avrebbero avuto la prima presidente donna e che la candidatura di Donald Trump sarebbe stata ricordata come un fenomeno paranormale da studiare nei manuali di comunicazione politica. Sappiamo tutti come è andata a finire e tra i fattori che hanno portato alla vittoria di Trump su Hillary Clinton ha pesato anche un’indagine dell’FBI su una serie di email mandate da Clinton da indirizzi personali durante il suo periodo da segretario di stato. Un errore che avrebbe potuto portare alla diffusione di materiale secretato, trasformando una leggerezza in un reato. 

Così, l’FBI indagò a lungo sulle email, concludendo, diversi mesi prima del voto, che Clinton non era stata furbissima, ma non aveva infranto la legge. A un mese dalle elezioni, nel corso di un’altra indagine, saltano fuori altre 300mila email che non erano state controllate in precedenza: così, a pochissimi giorni dalle elezioni, il direttore dell’FBI James Comey annuncia che l’indagine è riaperta. Ed è il panico, perché ovviamente la campagna di Trump si lancia alla giugulare di Clinton e i democratici attaccano Comey accusandolo di interferire con le elezioni. Passa qualche giorno e l’FBI conclude l’esame delle nuove email, senza trovare nulla di compromettente: nuovo comunicato, ma ormai il danno è fatto. Trump vincerà gli stati chiave per un pugno di voti e James Comey diventa per metà America il responsabile dell’impensabile. Anche perché, nel frattempo, la sua squadra ha capito che la campagna di Trump ha più di un legame con i servizi russi, che hanno interferito pesantemente nelle elezioni.

The Comey Rule, scritta e diretta da Billy Ray, racconta tutta questa storia nel dettaglio, attraverso due puntate che si dividono tra il pre-elezioni e il post-elezioni, con il confronto tra Comey e il nuovo presidente. Spoiler: non finirà bene. Trasmessa da Showtime il 27 e 28 settembre scorsi (e in arrivo su Sky Atlantic e NOW TV il 12 e 13 ottobre), The Comey Rule è tratta dal libro autobiografico dell’ex direttore dell’FBI e ovviamente presenta la vicenda dal suo punto di vista, spiegando in che modo sono state prese tutte quelle decisioni, nella consapevolezza che qualsiasi strada avrebbe creato scontento (se non peggio).

La serie nasce quindi da una ricostruzione minuziosa, che fece parlare di sé al momento della pubblicazione e che necessita di essere presentata senza strappi e deroghe, pena il crollo della credibilità dell’intera operazione. Il risultato è che The Comey Rule è senz’altro accurata, ma ha un respiro molto corto: per dirla in modo schietto, è una docu-fiction con ottimi attori, perfetta per ricostruire un centinaio di giorni che hanno cambiato per sempre la storia degli Stati Uniti, ma troppo fredda e cronachistica per entusiasmare lo spettatore.

Dicevo, gli ottimi attori: su tutti c’è Jeff Daniels, che riprende la parte più rigorosa ed etica del suo Will McAvoy di The Newsroom, portando in scena un personaggio che fa dell’essere inscalfibile il proprio orgoglio. Accanto a lui interpreti più che validi come Holly Hunter (la moglie di Comey), Michael Kelly (il suo vice), Oona Chaplin (una ambiziosa consulente). L’altro nome veramente di peso è però quello di Brendan Gleeson (Mr. Mercedes), che interpreta Trump: lo interpreta bene, ma il personaggio è talmente sopra le righe da impedire che si trasformi in una macchietta. Ovviamente non recita le battute stile Saturday Night Live delle parodie, ma il modo di porsi e di comunicare del presidente è comunque sempre vicino all’autoparodia e quindi la differenza non si percepisce più di tanto.

E si torna al problema principale, ovvero la mancanza di profondità: i personaggi sono funzioni narrative, che non riescono mai a dare l’impressione di avere qualcosa in più di una somiglianza fisica con i reali protagonisti della faccenda. Anche un tema interessante come il – vero e proprio – lutto provato dagli elettori democratici all’indomani dell’elezione di Trump è mostrato senza sfumature e senza troppe attenzioni.

Ovvio, fuori dagli Stati Uniti The Comey Rule è una serie per impallinati di politica americana e quel pubblico può comunque trovare interessante il progetto e il risultato, soprattutto a un mese dalle nuove elezioni presidenziali. Per gli altri, invece, è una storia incredibile raccontata con freddezza e un po’ di faciloneria nella sceneggiatura e nella messa in scena.

Perché guardare The Comey Rule: perché arriva al momento giusto ed è una ricostruzione minuziosa (per quanto di parte)

Perché mollare The Comey Rule: perché le manca profondità

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