10 Giugno 2021

Loki – Esordio bomba per la serie targata Disney-Marvel di Diego Castelli

La miniserie dedicata a Loki, il fratello di Thor, arriva su Disney+ e rilancia alla grande il Marvel Cinematic Universe

Pilot

Da un grande potere derivano grandi responsabilità, come diceva lo zio di un ben noto supereroe della Marvel.
Per esempio, se hai per le mani uno dei franchise di maggior successo della storia del cinema puoi permetterti di prendere uno dei personaggi più amati di quel franchise e dargli una serie tutta sua, con la relativa certezza che un sacco di gente si precipiterà a guardarla non appena sarà disponibile.
E questo è il potere.
Poi però hai anche la responsabilità di offrire un prodotto di valore, che si inserisca in modo coerente nell’architettura più complessiva che hai costruito, che insomma funzioni da solo, ma anche in virtù di un mondo più vasto, e che sappia reggere l’urto di aspettative che proprio tu hai saputo creare.
Tutto questo per dire che con Loki, la miniserie creata da Michael Waldron e dedicata al fratello di Thor, interpretato da Tom Hiddleston, Marvel e Disney si presentavano alla prova più dura, superiore anche a quella di WandaVision (che in quanto “prima arrivata” poteva godere di una certa indulgenza preventiva, per quanto poi non necessaria di fronte a un’ottima serie) e di The Falcon and The Winter Soldier (che aveva per protagonisti due personaggi importanti, ma non idolatrati quanto Loki).
Ma se quel franchise è diventato così famoso e amato, un motivo ci sarà, e il motivo è che Disney sbaglia molto raramente: se dobbiamo giudicare dal pilot, la missione è riuscita, e il primo episodio di Loki è una gustosissima figata, senza neanche un tesser… pardon, un tassello fuori posto.
E questo è tutto quello che mi sentivo di dire prima di fare spoiler.

DA QUI IN POI SPOILER SUL PRIMO EPISODIO DI LOKI

Detesto fare i riassunti delle puntate precedenti, e solitamente dico a me stesso che il motivo è legato al mio essere un artista della recensione che non vuole perdere tempo con cose meccaniche, andando subito al sodo. Naturalmente, la verità è solo che non ho voglia di andare a rileggere cose di cui mi sono palesemente dimenticato.
In questo caso, però, qualche riga di previously è necessaria, giusto per recuperare quei pochi concetti del Marvel Cinematic Universe che servono a inquadrare Loki.
Vi ricordate del Tesseract, quel cubotto blu pieno di energia che compariva già alla fine del primo film di Thor e che era bramato da qualunque cattivo degno di questo nome? Ecco, nel corso dei vari film Marvel abbiamo appreso che dentro il Tesseract c’era una delle gemme dell’infinito, le pietre dotate di grandi poteri che il titano Thanos avrebbe poi raccolto per infilarle nel suo guanto dorato e cancellare così metà della vita dell’universo.
Loki aveva usato il Tesseract nel 2012, durante il primo film degli Avengers, per aprire un portale con cui aveva fatto arrivare sulla Terra i temibili Chitauri. Successivamente, con la sconfitta di Loki e dei mostroni, il Tesseract era stato riportato ad Asgard.
Tempo dopo, nel film Thor: Ragnarok, Loki riesce a rubare nuovamente il Tesseract, che utilizzerà poi in Avengers: Infinity War per un atto di fraterna bontà: lo consegnerà a Thanos per salvare la vita di Thor. A questo punto, però Thanos uccide Loki, e qui la sua storia sembra belle che finita.

Poi però arriva Avengers: Endgame, in cui Iron Man, Captain America e gli altri decidono di tornare indietro nel tempo per recuperare vecchie versioni delle gemme dell’infinito (quelle del loro tempo sono state distrutte da Thanos) per riparare i torti causati dal loro arci-nemico viola. E qui che succede? Succede che per sbaglio, durante una visita al 2012, i nostri si perdono per strada il Tesseract, che viene raccolto da Loki (il Loki del 2012, sconfitto ma vivo e vegeto) che lo usa per fuggire. Poi Iron Man dovrà tornare agli anni Settanta per trovare un altro Tesseract ancora, ma questo non ci interessa.
Quello che ci interessa è il Loki del 2012 che prende il Tesseract e scappa, cosa che nella versione “originale” della storia non era riuscito a fare.
Ebbene, il protagonista di Loki, nel senso della miniserie di cui stiamo parlando, è quello lì.

Il pilot che Disney+ ha reso disponibile il 9 giugno fornisce un’enorme mole di informazioni, che hanno il preciso scopo di riannodare i fili del passato e presentarci un personaggio che credevamo morto e che ora invece ha pienamente diritto a essere protagonista di una nuova serie.
Quello che scopriamo nel corso dell’episodio, è che dietro l’universo e dietro il tempo stesso, ci sono tre misteriose entità note come i Custodi del Tempo (Time Keepers), che a seguito di una guerra inter-dimensionale e inter-temporale che molti anni fa rischiò di cancellare l’esistenza, decisero di unificare le varie timeline in un unico flusso temporale di cui loro sarebbero diventati i protettori.
Rubando il Tesseract a seguito di un errore compiuto da eroi che viaggiavano nel tempo, Loki è uscito dalla Sacra Linea Temporale, commettendo di fatto quello che, agli occhi dei Custodi e delle persone che lavorano per loro, è un reato. Un reato punibile con il reset, che in pratica altro non è che una morte definitiva che cancella la “Variante”, cioè la persona che ha osato uscire dal normale flusso temporale, mettendo in pericolo la vita di tutti.
A salvare Loki da questo infausto destino, però, arriva Mobius, interpretato da Owen Wilson, un funzionario che si oppone al reset di Loki per un motivo specifico: il Dio dell’inganno può aiutarli a sventare una minaccia che sta eliminando molti Minutemen, io soldati usati dai Custodi per proteggere la Linea e catturare le Varianti. E perché proprio Loki può essere d’aiuto? Semplicemente perché, come ci viene svelato nell’ultima scena, la Variante che sta combinando grossi casini è… proprio Loki (cioè, per deduzione, un’altra versione ancora del personaggio, non quello del 2012 che invece sta per diventare l’eroe della serie).

Questa la fredda e cruda trama dello show, che naturalmente non ci viene rivelata nei primi cinque minuti, ma nel corso dell’intero pilot.
A stupire piacevolmente, però, c’è non solo la furbizia dietro queste scelte puramente strutturali, che ci lasciano comunque assai soddisfatti del modo in cui si è riusciti a recuperare il personaggio di Loki, rimanendo perfettamente coerenti con i temi e i concetti già sfruttati nel resto del MCU. A farci applaudire sul serio, come spesso accaduto con i migliori film Marvel, c’è la capacità di inserire questa complessità in una cornice di intrattenimento in grado di toccare tutte ma proprio tutte le corde che hanno reso grande il MCU, e forse anche qualcuna in più.

Bisogna considerare per lo meno quattro aspetti.
Il primo è che questo episodio è molto divertente, anche nel senso comico del termine. Malgrado abbia contemplato anche momenti di grande drammaticità e commozione, la trasposizione audiovisiva dell’universo fumettistico Marvel è sempre stata caratterizzata da un approccio scanzonato, spesso dichiaratamente commedioso, e Loki non fa eccezione. Nel suo addentrarsi, completamente spaesato, negli uffici della TVA (la Time Variance Authority), Loki incontra buffi personaggi e si ritrova in situazioni di gustosa goffaggine, che hanno il compito di alleggerire il racconto ma anche di cominciare uno spostamento del personaggio verso lidi meno “cattivi” (per quanto, come vedremo dopo, Loki non sia mai stato un cattivo di quelli odiosi). Per esempio, vedere la foga con cui l’altezzoso protagonista estrae dalla tasca il numeretto della prenotazione, subito dopo aver visto che chi non ha il numeretto finisce vaporizzato, scatena risate tenerissime.

Dal punto di vista visivo, poi, l’esordio di Loki (interamente diretta da Kate Herron) si fa apprezzare per uno stile preciso e rigoroso, che inserisce gli uffici e i costumi della TVA in un’atmosfera vintage anni Cinquanta che fa quasi pensare a una Mad Men oltre il tempo e lo spazio. Che si parli della mobilia, degli strumenti tecnologici, o dello stile dei cartoon con cui la TVA spiega ai nuovi arrivati i concetti base relativi all’esistenza dei Custodi, tutto rimanda a un immaginario che riesce a suonarci familiare eppure lontano, per l’appunto “fuori dal tempo” ma comunque molto umano e riconoscibile, che è l’effetto più giusto per un’organizzazione di questo tipo.
Quando poi è il momento di tirare fuori la forza bruta degli effetti speciali, lo si fa in modo elegante e mai pacchiano, perfino quando viene mostrato un mondo futuristico in cui vorrei vedere ambientata un’altra serie tv fatta apposta.

C’è poi il tema della nostalgia, che qui potremmo intendere come necessità di collegarsi in modo forte al resto del MCU. Complice la possibilità, per Mobius, di mostrare a Loki pezzi della sua vita passata nel tentativo di costruire con lui un dialogo che scavi nelle sue motivazioni, l’episodio riesce a mostrarci molti momenti clou dei film del Marvel Cinematic Universe, toccando ricordi particolari ed emotivamente molto carichi, come la morte di Coulson nel lontano 2012. Di nuovo, quello che vediamo è la capacità di unire uno scopo commercialmente furbo (ricordarci quanto ci piaccia questo mondo e quanto il nuovo prodotto sia legato ad esso), a una giustificazione piena e lineare di quello stesso rivangare il passato, che date le premesse della serie non ci appare mai forzato o posticcio.
Ci sono pure citazioni alla storia americana che noi probabilmente cogliamo con meno immediatezza, come la vicenda di D.B. Cooper, personaggio ormai leggendario che nel 1971 dirotto un Boing 727 sparendo poi con il riscatto gettandosi dall’aereo e facendo perdere per sempre le proprie tracce (una vicenda già citata in lungo e in largo in molte altre serie del passato più o meno recente, e che qui ci mostra come quel misterioso dirottatore fosse proprio Loki, immerso in una scommessa fatta col fratello!).

In ultimo, c’è da fare un discorso più filosofico e narratologico, che mi è sembrato uno degli elementi più sorprendenti di questo episodio.
Nell’interrogare Loki a proposito della sua vita e delle sue motivazioni, con lo scopo sotterraneo di ottenere il suo aiuto, Mobius fa in realtà un’operazione che è sì diegetica (cioè inserita nella storia e motivata da essa) ma in qualche modo anche extradiegetica, perché diventa una riflessione metatestuale che va oltre il qui e ora della trama, per raccontare qualcosa di più grande sulla narrazione in quanto tale.
Per convincere Loki ad aiutarlo, Mobius scava fino al cuore della sua supposta malvagità, che lo stesso protagonista ammette essere niente più che un trucco con cui una creatura debole cerca di incutere timore. Ma c’è più di questo: giocando col concetto di destino, che in una serie in cui si parla di “custodi di una precisa linea temporale” diventa inevitabilmente un tema centralissimo, Mobius spiega a Loki che il suo ruolo non è mai stato quello di diventare un re, come lui voleva, bensì quello di portare morte e distruzione, in modo che altri (nel caso specifico gli Avengers) potessero diventare la versione migliore di loro stessi.
Questo è un discorso di straordinaria profondità, che affronta il “concetto-Loki” non in quanto singolo personaggio, ma in quanto figura narrativa.
Che si tratti di antichi miti nordici in cui certi personaggi avevano certe caratteristiche (e sempre quelle) così da offrire alle persone una metafora dei loro sentimenti e passioni, o che si tratti della versione più moderna di quei miti, cioè i racconti di supereroi, si arriva sempre allo stesso punto: nuclei narrativi sovrapposti a personaggi che rimangono sempre uguali a loro stessi, e che in questo senso hanno una specie di “destino” segnato da cui non potranno mai deviare veramente, pena la perdita della loro “anima”.
In questo discorso pienamente accademico, se così possiamo dire, in cui Loki viene letteralmente spogliato delle sue caratteristiche specifiche per essere ridotto a funzione narrativa, Mobius offre però al protagonista una possibilità di riscatto: trovandosi al di fuori della Sacra Linea Temporale, che a questo punto diventa anche una specie di gabbia in cui inserire certi personaggi descritti in certi modi, Mobius può dare a Loki la possibilità di diventare altro da se stesso. Una volta accortosi che il Loki “normale” non può essere altro che il Loki che tutti conosciamo, quello uscito dalla linea temporale riacquista una parvenza di vero libero arbitrio, e può decidere di diventare qualcosa di diverso dal villain che è sempre stato.
Considerando che in questi giorni mi sto ancora stupendo di come la stessa Disney abbia deciso di cambiare in maniera così profonda un personaggio come quello di Crudelia de Mon, solo per ottenere una Cruella che fosse, di fatto, abbastanza buona da diventare protagonista, il trucco messo in atto per la trasformazione di Loki ci appare come un vero e proprio miracolo narrativo. Di più non si poteva proprio fare.

A chiusura di analisi, e perdonatemi se mi sono dilungato un po’, bisogna sottolineare una fra le molte chicche sparse per l’episodio. Nella descrizione del mondo oltre il tempo rappresentato dalla TVA, Michael Waldron semina diversi indizi che ci facciano capire a colpo d’occhio quanto questo luogo sia non solo superiore, ma proprio “altra cosa” rispetto al semplice e banale mondo umano in cui per anni abbiamo visto dibattersi piccoli eroi dai buffi costumi. Fra questi, naturalmente, la perdita dei poteri di Loki e dello stesso Tesseract, oppure la capacità dei Minutemen di spostarsi in ogni luogo ed epoca con la facilità di superare una porta, ecc.
Ma ce n’è uno, di questi semi, che batte tutti gli altri senza se e senza ma. Dopo essersi momentaneamente liberato dalla sorveglianza di Morbius e delle altre guardie, Loki cerca proprio il Tesseract, sperando che lo aiuti ad andarsene. E dove lo trova? Lo trova nel cassetto di un impiegato, accanto a numerose altre gemme dell’infinito. Proprio loro, le gemme la cui ricerca ha dato vita a film mastodontici e battaglie campali, e che negli uffici della TVA sono così numerose da essere usate, come ci spiega l’impiegato, come fermacarte.
È questo il momento in cui, a bocca aperta, sia noi sia Loki ci rendiamo conto di essere entrati veramente in un altro universo, di essere in qualche modo saliti di livello, e la sensazione è deliziosamente vertiginosa.

Oddio, così vertiginosa che adesso mi viene quasi paura per i prossimi film Marvel, che potremmo finire col guardare con la sufficienza chi la sa lunga sulle cose del cosmo.
Ma di questo ci preoccuperemo a tempo debito. Intanto ci guardiamo Loki che, se tiene questo livello, diventa la miglior novità dell’anno.

Perché seguire Loki: non ha una virgola fuori posto
Perché mollare Loki: se speravate che fosse “indipendente” dal MCU come in parte era WandaVision.




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